L’odissea dell’ex governatore nella sinistra povera di idee

di Paolo Macry
Mercoledì 17 Gennaio 2018, 22:55
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Bassolino chi? L’ex sindaco? Rasentano il sarcasmo le parole con le quali Pietro Grasso ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano notizie su un’eventuale candidatura di Antonio Bassolino alle Politiche. E naturalmente non mancheranno le reazioni scandalizzate di quanti -amici e compagni d’antan- vorranno mettere a confronto la stazza dei due personaggi, il magistrato prestato alla politica e il politico di professione, il presidente del Senato fattosi leader di partito e il sindaco che simboleggiò negli anni Novanta la mitica «repubblica delle città».
Del resto la presa di distanza di Grasso non è la prima che a Bassolino tocca digerire. Anche altri, come Nicola Fratoianni, sembra si siano opposti alla sua candidatura. Fratoianni chi?, avrà pensato il nostro. 
Ma come sempre il contesto non perdona. Molti, in questi ultimi anni, rompendosi la brezneviana vetustà della classe politica italiana, sono stati rottamati. A sinistra e a destra. Nella ridotta ex comunista, nelle sempreverdi praterie democristiane, tra i nazionalisti della Padania, nei piani alti dell’ex corazzata forzista. E mentre i più non hanno reagito o si sono volontariamente defilati, altri cercano di resistere. Tornano alla carica con quel sovrappiù di pathos che sempre caratterizza chi progetta la rivincita. E sono tutt’altro che dead men walking. Al contrario, sembrano destinati a spuntarla. Come Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani, implacabili protagonisti del vecchio gioco di Sansone e dei Filistei (con Sansone quotato al 6% e i Filistei al 25%). O come l’ex Cavaliere, che abilmente sta rimettendo in piedi una coalizione pronta a fare il pieno di voti il 4 marzo e poi, il giorno dopo, a dissolversi nel nulla. 
E Bassolino? Bassolino rischia di perdere la partita. Scopre di non disporre delle carte giuste. Aveva scalato montagne divine, affrontato dure maratone, pubblicato libri accattivanti, era sbarcato sui social. Una nuova vita. Poi si era ripresentato sulla scena pubblica. Ma la politica ha una propria invincibile razionalità. Perfino in tempi di antipolitica, di Facebook e di fake news. E a Bassolino sono mancate le risorse per ripercorrere con successo le gesta di Ulisse, il ritorno, la vendetta. Non ha vinto la sfida delle primarie, che gli avrebbe restituito il controllo del partito napoletano. Ha dovuto registrare, al di là dei trucchi degli avversari, una caduta di consenso. Nè è riuscito a cucirsi addosso il ruolo del mediatore: ben poco ha potuto o voluto fare contro lo sfaldamento del partito riformista (quando era renziano) e ben poco può fare oggi (nei panni dello «scissionista») per rimettere assieme i cocci. Gli servirebbero idee forti, o che tali apparissero nei talkshow. Se Berlusconi, quali che siano i suoi reconditi pensieri, può ripresentarsi come il deus ex machina di una destra multiforme, può cioè attingere nuovamente allo storico zoccolo duro del moderatismo italiano, Bassolino non ha nulla di simile nel cassetto. La sinistra (non solo in Italia) è povera di strategie attrattive, divisa da steccati che neppure i decenni riescono a scalfire, lacerata dalle idiosincrasie personali. E rispetto all’idea pazza del partito maggioritario -la sola prospettiva nuova partorita dalla sinistra in settant’anni di Repubblica- lui stesso ha voluto tagliare i ponti. Ma era il «suo» Pd. E così è finito in una formazione politica che, malgrado il comune album di famiglia, costituisce la negazione vivente di quanto Bassolino era stato nella stagione dei sindaci ed era sembrato voler essere nella stagione renziana: un ex comunista che con comunistica durezza faceva sua la sfida riformista. Eresie ardite che appaiono insostenibili nel piccolo guscio dei dalemiani. Non a caso gli «scissionisti» sembrano sul punto di vincere la loro partita a perdere, mentre Bassolino resta nella terra di nessuno. E naturalmente, di fronte alla sua condizione di debolezza, sono arrivati i veti di qualche ignoto cespuglio e le ruvidezze verbali di un disinvolto ex magistrato. Possono anche sembrare bizzarre, ma le cose vanno così.
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