Formiche, Sos inascoltati altri casi di insetti in corsia

Formiche, Sos inascoltati altri casi di insetti in corsia
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 12 Novembre 2018, 22:24
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Non era la prima volta che le formiche aggredivano letti, comodini e finanche pazienti. Sabato scorso non è stato il primo caso di invasione di insetti, non è stato il primo momento di crisi in materia di igiene. San Giovanni Bosco, prime testimonianza dal «di dentro»: ci sono parenti di pazienti che hanno segnalato la presenza di formiche prima di sabato scorso, quando la storia della 71enne cingalese è esplosa da un punto di vista mediatico sui media nazionali. Lo scandalo era stato già annunciato, era già in nuce, perché - a detta di alcuni ospiti dell’ospedale di via Briganti, le formiche avevano già preso d’assedio comodini, letti e materiale sanitario. E non è tutto. Sono sempre le voci di questi giorni a sottolineare il clima di indifferenza all’interno dell’ospedale, dopo le prime segnalazioni orali sulla presenza di insetti. Ed è sulla base di questo scenario, che la direzione dell’Asl Napoli uno ha deciso di sospendere un medico e tre infermieri, mentre sul fronte strettamente penale vanno avanti le indagini dei carabinieri del Nucleo antisofisticazione. 

LA BUVETTE
Ieri il blitz in ospedale, ma anche in direzione Asl e in Prefettura. Ci sono più punti da mettere a fuoco, a partire dall’appalto che regola i rapporti tra una ditta di Piacenza e il San Giovanni Bosco. È stato lo stesso direttore generale Mario Forlenza a ricordare che l’appalto delle pulizie va avanti da almeno 15 anni, un regime di proroga che, a ben vedere, riguarda anche altre strutture sanitarie.
Pulizie, igiene, appalti sospetti. Stesso scenario registrato anche all’interno di altri ospedali. Qualche esempio? Basta scorrere la cronaca degli ultimi due anni: ospedale San Paolo (dove per altro un anno fa si consumò lo stesso episodio di insetti su una paziente); ospedale Cardarelli (dove due anni fa è scoppiata l’inchiesta sulla gestione dell’appalto per le pulizie), oggi il San Giovanni Bosco, dove i militari hanno messo le mani sulle carte che regolano servizi essenziali per la vita di migliaia di persone. 
Giornate intense per i carabinieri del Nas, agli ordini del maggiore Gennaro Tiano e del colonello Vincenzo Maresca. Sono stati sentiti potenziali testimoni tra pazienti e ospiti occasionali, mentre sono stati ascoltati i vertici dell’Asl e dello stesso nosocomio. Accertamenti sotto il coordinamento del pool guidato dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, si cerca di capire quali fossero le disposizioni interne sia per la gestione ordinaria sia in casi eccezionali come una invasione di formiche. Omissione in atti d’ufficio sono a questo punto date per scontate le prime iscrizioni nel registro degli indagati, appena l’informativa del Nas sarà trasmessa al pm competente. Un caso che ha contribuito a riproporre all’attenzione dell’opinione pubblica l’intero pianeta San Giovanni Bosco, con una serie di servizi a rischio infiltrazioni della camorra. È il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli a battere su questo punto, ricordando una interrogazione consiliare sugli appalti di pulizia e vigilanza nell’ospedale di via Briganti in cui si sollevava il caso delle proroghe infinite e sul pressing della camorra. Sotto i riflettori anche la buvette, la cui precedente gestione era stata lambita da un’inchiesta della Dda di Napoli del 2014.

L’INDIFFERENZA
Ed è sempre in questo scenario che ieri i carabinieri si sono recati all’interno degli uffici della Prefettura, proprio per verificare le carte in relazione alla normativa antimafia delle aziende operative dentro e fuori le corsie ospedaliere di Capodichino.
Ma torniamo alla questione principale, alla storia delle formiche che hanno aggredito la cittadina originaria dello Sri Lanka. Clima di reticenza in ospedale, mentre le parole della parente di una donna ricoverata (a cui spetta il merito di aver postato il video delle formiche) chiamano in causa gli infermieri al lavoro la scorsa settimana al San Giovanni Bosco. Ha spiegato la donna: «Avevamo già registrato la presenza di insetti alcuni giorni prima, erano addosso a quella donna di colore e abbiamo chiamato gli infermieri. Che ci hanno risposto sempre allo stesso modo: «Non ci possiamo fare niente, chiamate gli assistenti sociali». 

GLI INFERMIERI
Diverso quanto sta emergendo dalle prime testimonianze raccolte dai carabinieri, secondo le quali alcuni infermieri - la parte sana del personale - avrebbe segnalato l’esistenza del problema. Denunce e note informali alla direzione sanitaria, su cui ora si cercano conferme per chiudere il cerchio attorno alla storia delle formiche.
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