Un primo segnale contro
i ricatti (e gli occhi chiusi)

di Vittorio Del Tufo
Sabato 8 Aprile 2017, 00:00
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Il divieto di dimora notificato ai parcheggiatori-estorsori segna un punto di svolta nell’azione di contrasto a un fenomeno lasciato, finora, libero di proliferare. Nel silenzio dei organi amministrativi istituzionalmente deputati al controllo del territorio, si muove la procura. Accade sempre più spesso e accadrà ancora, in una città nella quale si accendono ogni giorno nuovi focolai di «autogoverno» del territorio e inosservanza delle regole. La tolleranza zero contro gli abusivi, declamata a parole, inalberata come un vessillo da questa amministrazione e da tutte quelle che l’hanno preceduta, è stata puntualmente disattesa nei fatti.


Quanti colpi a vuoto nella battaglia contro i pirati della sosta: basterebbe ricordare il numero verde pubblicizzato in tutte le salse e rimasto a prendere polvere in una stanza in ristrutturazione del comando dei vigili. Perché le accurate indagini che hanno portato ai divieti di dimora segnano un punto di svolta? Perché dimostrano in modo evidente come il controllo del territorio da parte dei parcheggiatori (quasi un’occupazione militare in alcuni quartieri) non si fondi solo sull’acquiescenza dei cittadini (dunque su una sorta di patto collusivo tra questi ultimi e gli abusivi) ma anche, nella maggioranza dei casi, sul ricatto e sulla paura. A questi due fattori - ricatto degli abusivi-estorsori, paura dei cittadini - bisogna aggiungerne un terzo: l’assenza dei poteri di contrasto e il ruolo del tutto marginale assunto, nella battaglia contro gli abusivi, dai vigili urbani. Cioè da coloro che dovrebbero occupare la prima linea. Se l’esercito dei parcheggiatori, nonostante i proclami, continua a crescere è perché può contare, in molte zone della città, sulla garanzia dell’impunità.


Ogni volta che il controllo legale del territorio arretra, quello illegale avanza.
Azionando la leva dell’azione penale, la magistratura interviene in surroga, sostituendosi proprio a quanti dovrebbero mettere in campo azioni efficaci per estirpare la malapianta del pizzo sul posto auto. Le guerre si vincono quando c’è una reale volontà di combatterle, altrimenti diventano spot, esercitazioni mediatiche. Vedremo se l’iniziativa della Procura avrà avuto, se non altro, il merito di dare la sveglia a tutti coloro che continuano a dormire.
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