Castellammare, il clan alle urne:
«Elettori prelevati e portati ai seggi»

Castellammare, il clan alle urne: «Elettori prelevati e portati ai seggi»
di Dario Sautto
Venerdì 15 Giugno 2018, 22:51
4 Minuti di Lettura
Pacchi alimentari e buste della spesa «farciti» con volantini elettorali, schede fotografate nel seggio: alla Procura di Torre Annunziata sono già state aperte due inchieste sulla regolarità del voto stabiese, Ma a preoccupare gli investigatori è soprattutto la segnalazione della presenza di elementi di spicco del clan Cesarano all’interno del seggio di Ponte Persica: episodio, questo, che pare destinato a confluire in un terzo fascicolo. A Castellammare, la città in cui due consiglieri comunali sono stati ammazzati dalla camorra in meno di vent’anni, l’ombra del voto di scambio e la pesante presenza di camorristi durante le operazioni elettorali preoccupa non poco.  
Ad appena una settimana dal ballottaggio, i temi prettamente politici passano in secondo piano, anche dopo le denunce tutt’altro che velate fatte dall’ex sindaco Antonio Pannullo, sfiduciato da parte della sua maggioranza lo scorso gennaio, che prima di lasciare l’incarico tra le raffiche di «fuoco amico» aveva denunciato pressioni del crimine organizzato sulla macchina amministrativa e per questo motivo era stata ascoltato dalla Dda in commissione antimafia. 

IL TELEFONINO
Dopo una campagna elettorale caratterizzata da toni soft e scontri pacati, lo scenario dopo il primo turno appare tristemente preoccupante. Il primo campanello d’allarme era scattato domenica, di primo mattino, con l’episodio della scheda elettorale fotografata da padre e figlia all’interno del seggio del rione Cicerone, uno dei quartieri più a rischio di Castellammare. L’intervento immediato dei poliziotti del commissariato stabiese ha cristallizzato le prove, con il sequestro del telefonino e delle schede, e con la denuncia a piede libero di due elettori. Nel contempo, è stata aperta un’indagine per capire quanto ci fosse di vero sui 50 euro promessi in caso di foto alla preferenza e sul candidato che avrebbe promesso denaro in cambio del voto. Nei prossimi giorni, infatti, sarà ascoltato anche l’aspirante consigliere comunale per il quale era stato espresso il voto. Su questo episodio c’è una serie di querele per calunnia anche da parte dei candidati accostati alla vicenda, che negano il loro coinvolgimento. 

LA SPESA
Adesso, però, l’attenzione della Procura di Torre Annunziata si è accesa su alcuni esposti arrivati sulle scrivanie dei magistrati nei giorni che hanno preceduto l’apertura delle urne. Pacchi alimentari e buste della spesa, veicolati da alcune associazioni di volontariato, contenevano in realtà un vero e proprio indirizzo di voto. Tra pasta, pomodori e latte, infatti, nei pacchi consegnati in via Raiola sono spuntati anche bigliettini e volantini con fac-simile di schede elettorali. Un suggerimento tutt’altro che velato che, però, non ha neanche portato ad un risultato concreto. Infatti, il candidato che aveva provato a sfruttare questo veicolo – un’assistenza spesso essenziale per i meno abbienti – per ottenere qualche preferenza in più non sarà in consiglio comunale, né in caso di vittoria di Gaetano Cimmino e del centrodestra, né in caso di trionfo da parte di Andrea Di Martino e delle sue civiche di estrazione moderata e di centrosinistra. Su questo episodio, però, è stato aperto un fascicolo, per ora ancora contro ignoti, per voto di scambio, anche se il reato consumato non ha portato al raggiungimento del risultato elettorale. >

I CAMORRISTI
Preoccupa decisamente di più la presenza di alcuni camorristi nei pressi e all’interno del seggio di Ponte Persica, proprio durante le ultime ore utili per il voto. Lì nel quartiere ritenuto la roccaforte del clan fondato dal boss dei trenta ergastoli e delle due lauree Ferdinando Cesarano, un suo parente – recentemente scarcerato – e un altro suo vecchio uomo di fiducia avrebbero presidiato «con molta attenzione» la zona, anche dando indicazioni di voto. Questo è quanto raccontato da più testimoni alle forze dell’ordine, che stanno verificando i fatti e che hanno comunque documentato tutto quanto accaduto nei seggi. Tra le 21 e le 23 di domenica scorsa, inoltre, è stato segnalato un insolito viavai di scooter per dirottare elettori svogliati dalle proprie abitazioni direttamente alle cabine per votare. In questo caso, il candidato «prescelto» potrebbe arrivare in consiglio comunale. 

I SOSPETTI
Infine, anche il clan D’Alessandro potrebbe aver allungato le sue mani sul voto amministrativo stabiese: un candidato – incensurato – imparentato con un camorrista potrebbe ottenere uno scranno in consiglio in caso di vittoria del suo aspirante sindaco. Su questo caso, però, non ci sono segnalazioni ufficiali né alle forze di polizia, né alla magistratura. È preoccupante, però, che proprio lì nella città in cui, appena nove anni fa, i sicari dei D’Alessandro hanno ammazzato il consigliere comunale del Partito Democratico Gino Tommasino, una persona legata da una parentela molto stretta ad uno dei capi del clan dell’epoca possa entrare in assise dalla porta principale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA