Caro Sarri, resta e continua a regalarci passione e spettacolo

di ​Giovanni Verde
Lunedì 16 Aprile 2018, 22:39
4 Minuti di Lettura
È svanito il sogno dello scudetto? Sognare che ci costa. Continuiamo a sognare. E se il sogno non si dovesse realizzare, continuiamo ad applaudire Sarri e la squadra per i molti mesi (fino a gennaio di quest’anno) nei quali ci hanno regalato non solo un calcio vincente, ma un calcio –vivaddio!- entusiasmante e diverso. 
Dobbiamo entrare in quest’ordine di idee. Il calcio non è più soltanto passione irrazionale che oscura e mette la sordina a qualsiasi altra considerazione; il calcio è anche spettacolo che va gustato a prescindere della nostra veste di tifosi. E come spettacolo oggi è venduto alle televisioni, là dove le moltitudini di telespettatori, disseminate nelle più varie e lontane contrade del mondo, guardano il calcio alla televisione perché vogliono vedere uno spettacolo accattivante (che non sarà il “circo”, ma gli è vicino); e tale non è quello offerto da un calcio sparagnino, nel quale la regola prima è quella di non prendere goal. Del che dovrebbero prendere atto i tecnici nostrani, che, oppressi dal timore di perdere, pensano che la fase difensiva debba essere prevalente, là dove lo spettacolo è assicurato – se lo mettano in testa- dalle squadre che scendono in campo non con l’idea di dovere prendere un goal in meno dell’avversario, ma con quella di doverne fare uno in più (e forse in questo atteggiamento mentale, in questa cultura diffusa è da vedere una delle ragioni, se non la principale ragione, insieme con quella di un eccesso di giocatori stranieri, che impedisce alla nostra squadra nazionale di essere competitiva).
Torniamo a Sarri e ai nostri sogni. Che cosa non sta funzionando oggi nella squadra? Lo sappiamo tutti. La squadra è stanca. È logorata da un impegno che, quest’anno, è cominciato prima per avere la squadra fatto i preliminari di «Champions». Tuttavia, non possiamo rimproverare all’allenatore di non avere praticato un «turn over», quale sarebbe stato necessario e quale altri allenatori hanno potuto fare. Sarebbe stato necessario a tal fine avere una ventina di giocatori equivalenti, da potere alternare senza che la squadra risentisse della differenza tra l’uno e l’altro. Non li abbiamo. Di più. Gli stessi giocatori costantemente utilizzati da Sarri costituiscono un complesso il cui valore collettivo è superiore alla somma dei valori individuali. Il che, paradossalmente, è un merito, ma è anche un limite dell’allenatore. Il quale interpreta la partita di calcio come lo spartito di una recita nel cui corso affida ai giocatori le parti da recitare secondo schemi necessariamente rigidi. E’ inevitabile che egli scelga gli attori, ossia i giocatori, che, durante le prove, meglio hanno saputo interpretare il ruolo e che, nelle recite che si susseguono, non ritenga possibile cambiare chi gli ha dato le maggiori garanzie e le maggiori soddisfazioni, perché gli altri, nel complesso armonico che ha creato, inevitabilmente sono inferiori.
Come in tutte le cose, c’è il diritto e c’è il rovescio. L’impostazione paga un prezzo, perché i comprimari, ossia coloro che l’allenatore ritiene non in grado di recitare la parte con la stessa efficacia, inevitabilmente finiscono con l’illanguidire, con il perdere fiducia in sé stessi; si demotivano e rendono meno di quanto sarebbe nelle loro possibilità. Si potrebbe ovviare a questo rischio, allestendo una doppia squadra di attori(giocatori) di tale livello, da non porre problemi di scelta, l’uno essendo eguale all’altro (così che l’allenatore non avrebbe problemi di adattamento). Ma a tal fine sarebbe necessario che egli avesse a disposizione non giocatori giovani da plasmare, ma campioni già affermati. Il che non è assolutamente compatibile con le esigenze di bilancio della società, la quale ha una politica economica sempre più difficile da praticare e non esente da rischi. Va alla ricerca di giovani da valorizzare o di campioni in embrione da scoprire. In disparte che il gioco è stato, oramai, scoperto, così che quando la società si avvicina ad un giocatore, immediatamente il prezzo lievita, è da dire che la stessa attività di «scoperta» ha i suoi rischi. La stessa società ha investito nel recente passato in speranze che non si sono concretizzate per il semplice fatto che non sempre un giovane potenzialmente dotato esplode e diventa un buono o un ottimo giocatore.
Sarri di tutto ciò è consapevole e ha dichiarato che non ha difficoltà a rimanere a Napoli, non essendo insormontabile il problema economico, a condizione di essere messo in grado di non deludere i napoletani. Dovremmo dirgli tutti che siamo consapevoli della situazione e delle difficoltà e che non pretendiamo da lui scudetti o la realizzazione di altri sogni. Che, se verranno, ben vengano. A noi basta che egli continui ad offrirci lo spettacolo per il quale quest’anno ci siamo non solo appassionati, ma anche divertiti. E tanto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA