Babygang, quando il problema sono i genitori

di Anna Oliverio Ferraris *
Giovedì 18 Gennaio 2018, 22:31
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Di fronte al dilagare della baby-gang il ministro Orlando ha fatto la proposta di un intervento da parte dello Stato per prevenire la criminalità tra quei giovanissimi che compiono atti violenti con la certezza di restare impuniti: tenere i ragazzi a tempo pieno a scuola e creare dei pre-riformatori, anche con qualche limitazione di libertà.

È una proposta quella del ministro Orlando che, sebbene ancora allo stato nascente, pone già degli interrogativi. È positivo per dei ragazzi problematici soggiornare in un pre-riformatorio? Essere allontanati per un certo periodo dall’ambiente difficile in cui vivono li aiuterebbe a crescere? E’ ammissibile sottrarli alla patria potestà? Incominciamo da quest’ultimo quesito. 

Sottrarre i figli alla patria potestà non è certo l’ideale e trova in molti di noi una immediata opposizione. Ma ci sono casi in cui la patria potestà esiste soltanto sulla carta, sul piano giuridico, non nel concreto della vita quotidiana. Per motivi diversi ci sono genitori che non sanno o non riescono a svolgere il loro ruolo, oppure non ci sono proprio nella vita dei loro figli (lontani, separati, disinteressati) o addirittura offrono un modello negativo di adulto, delinquono essi stessi, maltrattano i propri familiari. Ma senza la guida attenta e costante di un educatore i ragazzi non riescono a evolvere, a comprendere il valore dei limiti e delle regole, a rispettare i diritti di tutti, a gestire i propri impulsi e le proprie emozioni, a provare empatia per gli altri, a diventare persone autonome e responsabili.

Se non dispongono di una famiglia con un minimo di struttura o non trovano nelle loro famiglie quell’inquadramento, quei valori e quelle indicazioni indispensabili per poter vivere in una comunità, finisce che i modelli di riferimento quei ragazzi li vanno a cercare nelle strade dei quartieri degradati in cui crescono, nei videogiochi violenti che li eccitano e anche, aspetto da non sottovalutare, in quei serial televisivi che con la scusa di condannare la violenza alla fine ottengono l’effetto di renderla attraente, non soltanto per lo stato di esaltazione che generano nei ragazzini ma anche perché gli eroi negativi che vengono descritti in quegli spettacoli sono anche divi dello schermo e come tali da imitare.

Se i genitori sono assenti o non svolgono la loro funzione, bisogna allora che qualcuno li sostituisca nel ruolo di educatore. Ovviamente devono essere operatori preparati allo scopo, sensibili e motivati a seguire i ragazzi bisognosi di una guida: di disciplina ma anche di attenzione, di ordine ma anche di comprensione, di presenza ma anche di dialogo.

Non c’è nulla di strano o di controproducente nel delegare ad adulti non consanguinei il compito di instradare un ragazzo, di compiere insieme a lui un tragitto formativo, di valorizzarne le potenzialità e i talenti. Se ben organizzati e gestiti da operatori preparati, i pre-riformatori potrebbero aiutare molti dei ragazzi attualmente allo sbando. Possiamo dargli un altro nome se questo non ci piace, ma la sostanza sarebbe quella di dare ai ragazzi in difficoltà un rifugio accogliente in cui poter maturare e crescere. 

Si pensi, per fare un esempio, al grande successo che ha avuto in Venezuela, ma ormai anche in altri paesi Italia compresa, il progetto Abreu, basato sul recupero di ragazzi, provenienti da famiglie dissestate e da miserabili baracche, attraverso l’insegnamento della musica. Dopo la scuola, ogni pomeriggio quei ragazzi sbandati e infelici si trovavano a suonare in capannoni allestiti per loro sotto la guida di maestri motivati a seguirli e a trarne il meglio. Il risultato è stato che dal 1975 (quando il progetto ebbe inizio a Caracas per iniziativa dell’allora ministro della cultura José Antonio Abreu) si sono formate centinaia di orchestre di musica classica d’alto livello che si spostano da un paese all’altro. 

Va dunque presa in seria considerazione la proposta del Ministro, in attesa di definire dal punto di vista pratico gli interventi da effettuare.

* Psicologa dello sviluppo – Sapienza Roma
 
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