Asl Na 1, minacce al dirigente che indaga sulle doppie fatture

Asl Na 1, minacce al dirigente che indaga sulle doppie fatture
di Ettore Mautone
Sabato 20 Gennaio 2018, 22:56
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Un foglio lasciato sotto la porta del suo ufficio e un messaggio di stampo intimidatorio, scritto per metà in italiano e per l’altra in dialetto. Il destinatario della chiara, grave e pesante minaccia è Genoveffa Vitale, un dirigente amministrativo impiegato dal 2013 nell’ufficio economico finanziario della Asl Napoli 1. «Hai tirato troppo la corda e si è quasi spezzata, avvertimenti non ce ne saranno più... Pe te e pe sti quatt caniell ca tien attuorn». Destinatari della lettera minatoria, dunque, anche i suoi collaboratori, quattro giovani funzionari da pochi anni al lavoro in quell’ufficio. Tra le loro mansioni mettere ordine nei conti della Asl e focalizzare l’attenzione sul recupero dei doppi pagamenti che l’azienda sanitaria ha erogato negli anni a diversi fornitori di beni e servizi. Un gruppo chiamato, dai vertici della Asl, a tirare il freno ad annosi ritardi, pasticci amministrativi e mancata registrazione di fatture, pagate la prima volta con mandati regolari, ma poi giunte di nuovo all’incasso tramite decreti ingiuntivi. Ovvero fare luce su transazioni, su partite debitorie e creditorie, non riconosciute legittime. La dirigente e i suoi collaboratori hanno subito sporto denuncia, e della vicenda è stato anche informato il governatore Vincenzo De Luca.
«Le minacce rivolte contro la dirigente dell’Asl Napoli 1 che si occupa del recupero dei crediti verso i fornitori pagati due volte sono estremamente gravi e richiedono l’intervento delle autorità - avverte il consigliere regionale di maggioranza Vincenzo Alaia, vicepresidente della commissione Sanità, che esprime solidarietà alla dottoressa Vitale - è necessario non solo che vengano trovati i responsabili di tali intimidazioni - continua il consigliere irpino - ma che tutti i dipendenti regionali che si occupano di un settore così delicato possano essere messi nelle condizioni di operare nella massima tranquillità e di fare il proprio dovere senza dover subire angherie e minacce. Ho chiesto alla giunta regionale - sottolinea Alaia - di adottare tutti i provvedimenti del caso affinché alla funzionaria della Asl vengano assicurate condizioni tali da poterle permettere di continuare a fare il proprio dovere di dirigente preposta al recupero dei crediti vantati dalla Regione nei confronti dei fornitori. Una condizione che deve essere assicurata anche a tutte le persone che collaborano con lei. Mi auguro - conclude Alaia - che le forze di polizia provvedano in tempi rapidi a fare luce sull’accaduto e che si possano prevenire fatti tanto gravi».
Il percorso di riordino contabile che la Asl Napoli 1 ha intrapreso da diversi anni è lungo e complesso, risalente anche al periodo precedente all’attuale amministrazione, e non si è ancora concluso. Sotto la lente il recupero di ingenti somme: in bilancio l’Asl Napoli 1 ha iscritto circa 58 milioni di euro da recuperare per i doppi pagamenti. Una parte di questa posta, circa 10 milioni, sono da considerare errori e dunque non esigibili. Altri 12 milioni sono stati già recuperati. Ne restano invece una trentina che sono oggetto di contenzioso. Un fenomeno legato a documenti amministrativi del passato (soprattutto gli anni 2009 e 2010), quando molti incassi dei fornitori avvenivano tramite decreti ingiuntivi o riscossioni coatte mediante pignoramenti sui conti correnti della Asl e non si lasciava traccia in bilancio a causa del caos amministrativo che imperava in quegli anni. Un’epoca in cui la Asl più grande e indebitata d’Italia aveva problemi anche a garantire gli stipendi a causa dell’ingente debito accumulato.
Il fenomeno dei doppi pagamenti di alcune forniture di servizi sanitari delle Asl non riguarda comunque la sola Asl Napoli 1. Negli anni scorsi altri accertamenti contabili hanno ad esempio interessato strutture private accreditate con la Asl Napoli 3 per una partita del valore di circa 6 milioni di euro su un ammontare complessivo, in contestazione, di circa 15 milioni relativi a rimborsi per prestazioni in alcuni casi tariffate in modo difforme, in altri casi con costi e adeguamenti Istat applicati in fattura ma non riconosciuti in sede di giudizio. Una vicenda in cui, come per la Asl Napoli 1, molte delle strutture nel mirino hanno poi restituito quanto indebitamente percepito come stabilito da sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. Ciò rimettendo in discussione anche la certificazione di crediti attribuiti nel 2012 alla piattaforma Soresa per il ripiano del debito e che a suo tempo istruì una transazione poi non riconosciuta dalla giustizia amministrativa e ridotta al rango di una mera forma di pagamento e da sottoporre dunque al vaglio di legittimità della Asl.
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