Tattoo con bacchetta e martello:
la nuova frontiera è farlo samoano

Tattoo con bacchetta e martello: la nuova frontiera è farlo samoano
di Francesca Cicatelli
Mercoledì 19 Aprile 2017, 20:54 - Ultimo agg. 21:01
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Disegni cuciti sulla pelle come abiti su misura. Un tempo i quattordicenni polinesiani aspettavano con trepidazione il momento in cui la loro pelle veniva incisa da uno dei tatuatori del villaggio. Essere tatuati significava maturare, diventare uomini e donne. Un viso tatuato con un moko poi incuteva timore al nemico e infondeva coraggio al guerriero.

I tatuaggi rappresentavano lo stato sociale di un polinesiano, quelli più complessi erano riservati ai capi e alla loro famiglia, e ogni uomo tatuato si considerava più vicino a una divinità. La parola tatuaggio deriva proprio dal polinesiano tatau che significa battere o marchiare. Prima dolore e sangue erano propri di questo rito di passaggio.

E la tecnica samoana ha conservato un po' questa tradizione. Attraverso due attrezzi: uno dall'aspetto di un pettine (da 3 a 20 aghi) ricavato da ossa o conchiglie e attaccato ad un impugnatura di legno, l'altro, il bastone, usato per colpire il primo attrezzo. Il pettine"viene immerso nel pigmento (ottenuto dalla cenere di particolari piante mescolata con acqua od olio), poi percosso con il bastone per farlo penetrare sottopelle.
 


All'inizio il Tahu'a tatau disegnava la figura con un bastoncino carbonizzato, quindi con il bisturi battuto con un pezzo di legno, provocava una serie di tagli sulla pelle che venivano subito coperti con una striscia di inchiostro. Alla fine dell'incisione, la pelle tatuata veniva trattata con succo di banana o di Ahi Tutu (l'albero del sandalo) e gentilmente accarezzata con foglie e spugne per lenire l'irritazione.

È una delle tradizioni che sarà possibile riscorpire dal 12 al 14 maggio all’International Tattoo Fest alla Mostra d’Oltremare di Napoli. Oltre 300 tatuatori di fama nazionale ed internazionale, provenienti da tutto il mondo faranno vibrare all’unisono le loro macchinette, tramutando per tre giorni il polo fieristico di Fuorigrotta in una galleria d’arte vivente. Forti del successo dell’edizione dello scorso anno che ha richiamato oltre 10mila persone, hanno già aderito tatuatori provenienti dalla Polynesia, Samoa, Taiwan, Giappone, Brasile e da tutta Europa. Ideato da Costattoo (al secolo Costantino Sasso), il festival è un evento dedicato alle nuove espressioni artistiche legate al mondo della body art e della body modification, in una cornice di puro divertimento tra musica dal vivo, artisti di strada, cibo tradizionale e tanto altro.

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