Da venerdì 1 a domenica 3 marzo, Sala Assoli, nell'ambito del segmento di stagione denominato «Fuori controllo» e dedicato alle giovani compagnie, presenta «Don Giovanni – Del limite e della finzione», testo di Molière adattato e tradotto da Antonio Piccolo, interpretato da Mario Autore, Anna Bocchino, Ettore Nigro, Antonio Piccolo e Federica Pirone; con le musiche e la regia di Mario Autore; le scene di Filippo Stasi e i costumi di Federica Del Gaudio.
Prodotto da Piccola Città Teatro, il lavoro teatrale riprende il capolavoro di Molière, nato per rimpiazzare il censurato Tartufo. Il commediografo francese tenta in quest’opera un colpo da illusionista, ripresentando Tartufo con l’abito cambiato e portando in scena di nuovo una feroce satira contro la doppia morale travestita, questa volta, da denuncia.
La storia racconta di un giovane nobiluomo, sfrenato e libertino, punito dal cielo dopo l’ennesima nefandezza. Nonostante Molière cerchi in tutti i modi la strada giusta per non rendersi inviso al pubblico: punisce il dissoluto, lo fa redarguire in scena per mezzo di più d’un personaggio, ancora una volta, la sua posizione “illuminista” emerge chiaramente, per contrasto, dalla natura ironica e a tratti parodistica degli avvenimenti e la censura, inesorabile, torna ad abbattersi sull’opera del maestro, che dopo una breve tranche di recite monche, non verrà più riportata in scena.
Perché tanto accanimento? Cosa c’era di tanto empio da far ipotizzare una scomunica? La risposta è tanto semplice quanto contemporanea ed è il motivo per cui riportare oggi in scena questo personaggio mitico e dannato: «Io credo che due più due fa quattro», sentenzia Don Giovanni, rispondendo a Sganarello che gli domanda se creda al sovrannaturale.
«La psicologia da quarant’anni parla di epoca del narcisismo e non possiamo, seguendo queste classificazioni, esitare nell’individuare in Don Giovanni il prototipo del narcisista patologico – spiega Mario Autore- ma sembra enormemente riduttivo schiacciare una personalità così complessa su una patologia: Don Giovanni è il rischio che tutti noi corriamo. Lo vedo come abitante di un pianeta perduto nell’universo. C’è un nichilismo di fondo che manifesta il dubbio metafisico del protagonista. Un mondo sospeso nel nulla, nel buio dell’assenza di Dio. Immagino dunque lo spazio scenico come una propaggine di mondo sospesa nel nulla. »