Non si ferma «l'ultimo scugnizzo»,
tre recite extra al Trianon Viviani

Non si ferma «l'ultimo scugnizzo», tre recite extra al Trianon Viviani
di Cristina Cennamo
Lunedì 8 Gennaio 2018, 06:39
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Tre recite straordinarie al Trianon Viviani per la commedia «L’ultimo scugnizzo» di Raffaele Viviani con Nino D’Angelo, per la regia di Bruno Garofalo.
Dopo l’ultima rappresentazione programmata di lunedì 8 gennaio, alle 21, sono previste infatti le nuove date di venerdì 12 e sabato 13 alle 21, nonché di domenica 14 alle 18.

A distanza di dieci anni dall’ultima volta, D’Angelo riveste quindi i panni di ‘Ntonio Esposito, lo scugnizzo, «cresciuto alla scuola della strada, dove si passa senza esami», che, nell’imminenza di diventare padre, sente la responsabilità di trovare un’occupazione qualsiasi per sposare la ragazza incinta e dare uno stato civile al bambino atteso.

Per questo spettacolo il teatro ha predisposto un servizio di navetta gratuito da e per il garage convenzionato Quick parking san Francesco, nella piazza san Francesco di Paola dove aveva sede la Pretura, a ridosso di porta Capuana.
Lo spettacolo è prodotto da Immaginando e Pragma, in collaborazione con la fondazione Campania dei festival, con il finanziamento della Regione Campania.
«È particolarmente emozionante interpretare il personaggio dello scugnizzo Esposito nel teatro del popolo di Forcella, che si trova proprio a due passi dalla ruota degli espostidell’Annunziata – ha spiegato l’ex caschetto d’oro – ma, per motivi anagrafici, visto che quest’anno ho festeggiato i miei sessant’anni, ho deciso che sarà l’ultima volta che lo porto in scena».

Questa commedia in tre atti debuttò il 16 dicembre 1932 al teatro Piccinni di Bari. L’autore interpretava il ruolo di ‘Ntonio, mentre la sorella Luisella quello di ‘Nnarella, la futura suocera dello scugnizzo. L’anno seguente lo spettacolo fu rappresentato prima al teatro Fiorentini di Napoli e poi a Milano. Del 1938 la riduzione cinematografica con la sceneggiatura di Gherardo Gherardi, la regia di Gennaro Righelli, sempre con Viviani nel ruolo del protagonista. Nel 1957 L’ultimo scugnizzo fu riproposto a teatro da Nino Taranto, con la regia di Vittorio Viviani. Da allora è stato più volte rappresentato nei teatri italiani.

Due i temi, peraltro tipicamente vivianei, che caratterizzano questa commedia: la miseria e l'emarginazione. «‘Ntonio vuole cambiare vita, desidera abbandonare il suo passato precario, è deciso a superarlo, ma non a rifiutarlo; tenta di procacciarsi un lavoro onesto per vivere dignitosamente e per offrire al figlio, che sta per nascere, una famiglia e un’esistenza felice – spiega la storica del teatro Nunzia Acanfora – Ma l’annuncio della morte del nascituro recide il filo della speranza e della rinascita di ‘Ntonio, che, nonostante si sforzi di inserirsi nel mondo del lavoro, comprende di essere diverso dagli altri e ricade nel suo ruolo di emarginato senza alcuna speranza di cambiamento: ecco che i concetti di scugnizzo, di emarginato e di povero si identificano».

In effetti questi temi e quello dell’infanzia difficile trovano proprio nell’area su cui insiste il Trianon Viviani un luogo rilevante della storia sociale della città: non solo per la real casa dell’Annunziata, con la famosa ruota, per l’accoglienza e l’assistenza dei neonati abbandonati, ma anche per due monasteri, non più esistenti, dedicati alle donne «traviate»: santa Maria Egiziaca all’Olmo, poi trasformato nell’ospedale cardinale Alessio Ascalesi, e Maddalena, che ha dato il nome al quartiere.

Un celebre momento teatrale che ha assunto anche una propria dimensione autonoma rispetto alla rappresentazione della commedia è la Rumba degli scugnizzi nel secondo atto, unica musica prevista nella pièce.  Con Nino D’Angelo, in scena Antoine, Salvatore Benitozzi, Tonia Carbone, Vittorio Ciorcalo, Marcello Cozzolino, Antonio De Francesco, Tiziana De Giacomo, Sonia De Rosa, Raffaele Esposito, Laura Lazzari, Marianna Liguori, Matteo Mauriello, Gennaro Monti, Gina Perna, Mena Steffen e Maria Rosaria Virgili. I costumi sono firmati da Mariagrazia Nicotra e i movimenti coreografici da Enzo Castaldo, con la consulenza musicale di Ciro Cascino e le foto di scena di Fabio Donato.
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