«A volte ritornano!» riporta in scena spettacoli ancora vivi della scorsa stagione

«A volte ritornano!» riporta in scena spettacoli ancora vivi della scorsa stagione
di Benedetta Palmieri
Sabato 24 Marzo 2018, 13:23
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Quante volte si è perso un film o uno spettacolo, per un impegno o perché ci si è distratti o impigriti, e però anche perché è stato tenuto in giro per pochi giorni. E allora, “A volte ritornano!” è l’opportunità di porre rimedio – quantomeno per quanto riguarda il teatro. Nasce infatti anche da qui, dalla volontà di “prolungare la vita” di alcuni testi, la rassegna ideata e organizzata da Ente teatro cronaca Vesuvioteatro, con la collaborazione del teatro Sannazaro (dove si tiene, a via Chiaia 157) e la direzione artistica di Giulio Baffi, che riporta sulla scena quattro titoli della scorsa stagione.

Ma è lo stesso Baffi a parlarne: «Il progetto è un appuntamento pensato per farci ritrovare uno spettacolo speciale, un testo giudicato interessante, una regia che ci ha stupito, un attore e/o un’attrice la cui interpretazione non dimenticheremo. Naturalmente l’elenco potrebbe essere ben più lungo, quello di questa prima edizione si ferma a quattro titoli, quattro spettacoli che certamente rivedrò con grande piacere. Ma il nostro “gioco” è appena all’inizio». 

“A volte ritornano!” si apre dunque questo sabato 24 (spettacolo alle 21, si replica domenica alle 18), con “Eternapoli”: il testo di Giuseppe Montesano e Enrico Ianniello (che è anche in scena) è tratto dal romanzo “Di questa vita menzognera” dello stesso Montesano, e si muove in una Napoli turbolenta e truculenta, gozzovigliante e caotica. Qui, c’è chi è determinato a trasformarla in un enorme parco tematico, e sembra avere il potere di farlo: un parco nel quale la città e i suoi abitanti “si recitino” costantemente, abbandonando del tutto la vita reale, e che porti alle estreme conseguenze i suoi tratti più caotici e deliranti. In questo scenario, la salvezza (ammesso ne esista davvero una) è il ritorno al mare, al brandello di cielo da intravedere tra le macerie – un mare e un cielo che sembrano potersi dunque finalmente liberare dell’oleografia per tornare a essere naturalmente vitali; la salvezza è nel respirare di nuovo. 

Il secondo appuntamento della rassegna è fissato per dopo Pasqua: nei giorni 6, 7 e 8 aprile (venerdì e sabato alle 21, domenica sempre alle 18), va in scena “Ombretta Calco” scritto da Sergio Pierattini, diretto da Peppino Mazzotta e interpretato da Milvia Marigliano.

Ombretta Calco è personaggio che nasce da un piano in cui reale e immaginario si sovrappongono, anche dolorosamente; è una donna alla ricerca del bandolo o forse di un senso nel proprio passato – che quindi, seduta su una panchina in una calda giornata di luglio, ripercorre palmo a palmo. Mette insieme tenerezze e fallimenti, debolezze e gioiose incoscienze, per approdare infine a un sentimento: “una felicità tragica, semplice, minima, discreta e necessaria”. 

Sempre ad aprile (venerdì 20 e sabato 21 alle 21, domenica 22 alle 18), sul palco il testo scritto e diretto da Luciano Melchionna “L’amore per le cose assenti”. Un titolo che già dice – o quantomeno fa immaginare – tanto: cosa succede, cosa resta, quando un amore mostra segni di cedimento, quando si esaurisce? Forse proprio quello, l’amore per le cose che non ci sono più, che non ci si dice più, che non si riconoscono più nell’altro. Lo spettacolo porta in scena una “autopsia dei sentimenti” messa in atto da una coppia, da Giulia (Valeria Panepinto) e Matteo (Giandomenico Cupaiuolo), che si confrontano con sincerità, con il desiderio (forse la necessità) di tirare fuori la verità, cercando di capire dove sia finito l’incastro magico degli inizi. Infine, troveranno pure una imprevista strada da percorrere. 

A chiudere la rassegna, a maggio (venerdì 4 e sabato 5 alle 19 e alle 21.30, domenica 6 alle 18 e alle 20.30), è sempre Melchionna, che scrive e dirige “Spoglia-toy”. Le telecamere odierne fanno oramai anche questo: entrano negli spogliatoi delle squadre di calcio, per spiare i giocatori in attesa di entrare in campo. Anche Melchionna porta lì lo spettatore, ma non si limita a una carrellata veloce su scarpini e musica in cuffie: qui gli undici giocatori si fanno voce per altrettanti monologhi – “storie di calciatori/toys, oggi inconsapevoli mostri, che hanno scelto il calcio come gesto di libertà e di gioia”. Di qui, il gioco del pallone racconta anche il teatro e la vita, speranze e condanne.
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