Seminario sul mito delle Sirene e sul rapporto con la narrazione

Massimo Valerio Manfredi a BookSophia a Massa Lubrense
Massimo Valerio Manfredi a BookSophia a Massa Lubrense
di Vincenzo Aiello
Venerdì 13 Ottobre 2017, 13:00
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«Si dovrebbe smetterla di ricostruire storicamente il vecchio tragitto del viaggio di Ulisse nell'Odissea: è perduto». Questo il monito più rilevante che ha lanciato lo scrittore Massimo Valerio Manfredi - ospite del Festival sulla classicità a Massa Lubrense - in una Cattedrale stipata di scolaresche e di fan dello scrittore. Lo storico Manfredi ha spiegato ad un uditorio interessatissimo cos'è il mito e cosa ha portato il basso mar Tirreno ad essere disseminato di miti greci. Partendo da Tucidide e facendosi aiutare come base narrativa dalle narrazioni omeriche, l'autore ha spiegato il percorso dei coloni Eubei che per cercare terre e futuro partirono dall'Ellade per colonizzare le coste calabresi e campane.

«Le sirene non esistono: sono solo rappresentazioni delle perigliosità della navigazione in mare aperto. Anche questo rappresentarle come uccelli goffi indica che i Calcidesi avessero ben presente la loro natura rapace, così come una tempesta che strappa e scaglia sugli scogli». Dopo avere delineato il concetto e la genesi storica del mito, Manfredi si è anche intrattenuto - stimolato dalle domande - sul cosa si possa fare per interessare un ragazzo oggi allo studio ed alla curiosità.

«Bisogna esercitarli all'uso della parola: i ragazzi hanno dentro di se un software genetico che è predisposto all'ascolto e non penso che un quadratino di silicio possa sostituire quest'innata capacità». Manfredi anche nell'esercizio dell'oralità mantiene la sua caratteristica di essere fascinoso raccontatore di storie. Sarà pur vero che Tucidide consigliava di lasciare perdere i poeti che «narravano per il divertimento dell'uditorio e non per servire la verità», ma ancora oggi il narratore colto conquista di più l'attenzione che un paludato studioso di res antiquae.      
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