Mariano Gallo: dal tv show di Priscilla al debutto su grande schermo

"A mia immagine" il corto di Giuseppe Bucci a tematica lgbt

Mariano Gallo: dal tv show di Priscilla al debutto su grande schermo
Mariano Gallo: dal tv show di Priscilla al debutto su grande schermo
di Salvio Parisi
Mercoledì 19 Aprile 2023, 12:59
7 Minuti di Lettura

Approda al cinema il talento di Mariano Gallo alias Priscilla, popolare drag queen made in Naples ma celebre in Italia e oltre per il suo lungo e brillante percorso di performer in parrucca bionda, per il suo impegno come attivista dei diritti della comunità LGBTQIA+, per la recente conduzione delle due edizioni di Drag Race Italia e la notabile partecipazione all’ultima edizione a Sant’Elmo di “Dignità Autonome di Prostituzione”, il longevo multi-show teatrale di Luciano Melchionna.

Nei panni (e che panni) di Priscilla conduce con Vladimir Luxuria e Ambra Angiolini proprio in questi giorni il “Lovers Film Festival” di Torino, la rassegna di film a tematica lgbt nel capoluogo piemontese, giunta alla sua 38° edizione.

La news è che proprio in questa occasione Priscilla presenta (ahinoi fuori concorso) il corto di Giuseppe Bucci “A mia immagine”, col quale Mariano Gallo debutta sul grande schermo nel ruolo di protagonista insieme a Eva Grimaldi, che appare in un cameo e in veste di coproducer per aver sposato il progetto in linea con l'impegno costante nelle lotte lgbt a fianco della compagna Imma Battaglia.

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Giuseppe Bucci è autore e regista di numerosi corti a tematica omosessuale come “Luigi e Vincenzo” con Francesco Paolantoni e Patrizio Rispo o “La voce di Laura” con Rosaria De Cicco. Qui in “A mia immagine” racconta in 15 minuti la vicenda di Francesco, quarantenne romano, che non riesce a soffrire per la morte di suo padre, un uomo omofobo e bigotto a causa soprattutto della sua educazione religiosa. Il figlio non ha mai confessato al padre la sua omosessualità e nonostante l'affetto e la vicinanza della sua amica lesbica non trova un equilibrio e prova per lui un amaro rancore. In uno stato di lucida confusione compie con un amico "di sesso" un gesto molto forte, estremo, provocatorio e disperato per rivendicare e dichiarare davanti a Dio, alla chiesa e a suo padre la sua omosessualità.

Ma non sarà la soluzione al suo rimpianto.

Per l’occasione abbiamo scambiato qualche battuta con Gallo e carpito un po’ di notizie in una breve ma consistente conversazione.

> Prima di raccontare chi è Francesco, torniamo solo un attimo a Priscilla, che oramai tutti conosciamo: nella tua percezione emotiva e nei panni ipercolor e luccicanti di Priscilla international come spieghi l’entusiasmo e il grande consenso di tanti giovanissimi, famiglie e soprattutto bambini?

Consenso è approvazione: finalmente il grande pubblico (di qualsiasi età, orientamento sessuale e identità di genere) sta ricevendo le giuste informazioni sull’arte Drag grazie a Drag Race Italia. Condurre questo programma è la possibilità di farmi conoscere e di far capire che il Drag è una forma di spettacolo e quindi di espressione, libera e senza stereotipi. È intrattenimento, ma non solo: è rivoluzione, politica, attivismo!

Grazie al mio lavoro posso combattere tutte le imposizioni di una società maschilista e patriarcale. E posso farlo sui tacchi e con una parrucca: posso liberarmi della mascolinità tossica e vivermi nelle mie sfumature.

In questo particolare momento storico, in cui in America vogliono vietare gli spettacoli Drag ai bambini, per me è molto importante riuscire ad entrare in connessione col pubblico italiano.

Priscilla e Mariano oggi sono uniti: non più il giorno e la notte, ma un’unica anima e questo il pubblico lo sta comprendendo. Ecco perché l’entusiasmo travolge entrambi ed è meraviglioso.

  Com’è stato metterti a nudo in ogni senso e quanto è stato importante o formativo condividere il set con un’artista come Eva Grimaldi?

L’artista dev’essere generoso quando sta sul palco o davanti alla macchina da presa: deve donarsi e mettersi a nudo, per l’appunto, esprimere il suo talento, il suo vissuto e il suo sentire per arrivare al cuore e alla pancia dello spettatore. Questo è quanto cerco di fare sempre: lasciare qualcosa di mio allo spettatore.

Mettermi a nudo in senso fisico non è difficile per me, oggi ho un buon rapporto col mio corpo. Ma soprattutto ho raggiunto la consapevolezza che la bellezza non è nella perfezione: la perfezione non esiste, la bellezza si.

Condividere il set con Eva Grimaldi è stato entusiasmante, divertente, intenso: lei è tutto questo. Ci conoscevamo già da un po’, ma non avevamo mai lavorato insieme: sul set è nata subito una forte empatia ed armonia già dal primo abbraccio.

> Anzitutto, chi vedrà “A mia immagine” cosa ti aspetti o credi che accetti della vicenda di Francesco e cosa no?

“A mia immagine” è denuncia di quanto l’istituzione chiesa influenzi e manipoli le persone. Con il regista Giuseppe Bucci ci siamo posti con rispetto nei confronti di chi ha fede, in qualunque Dio. Ma Chiesa e Fede sono cose ben diverse.

Quanti danni ha provocato la Chiesa all’umanità nei secoli e continua a provocarne?

Mi aspetto che della vicenda di Francesco venga accettato il tormento e la sofferenza di un figlio che non si sente compreso e accolto dal proprio padre bigotto. Questione purtroppo ancora troppo attuale alla luce dei tanti casi di cronaca in cui i figli sono cacciati di casa dai genitori per il loro orientamento sessuale o identità di genere poiché essere gay è considerato “peccato” dalla chiesa.

> In certi luoghi comuni sopravvivono ancora opinioni che leggono la condizione omosessuale come un vortice di sesso, provocazione, diversità o necessità di riscatto. Perché pensi che nonostante i trend no gender della moda, della musica e in generale della cultura viviamo ancora certe derive non-solo-politiche di differenza e discriminazione?

Le derive di differenza e discriminazione che stanno attraversando il nostro paese e il mondo tutto sono frutto di ignoranza e paura. Le menti chiuse e ottuse vorrebbero un mondo fatto secondo i loro canoni, che sono pregiudizi. Il pregiudizio vive solo nelle persone che hanno continuamente bisogno di trovare un nemico da combattere: combattere il “diverso” è l’unico modo che i fascisti, gli omofobi, i razzisti o i classisti hanno per affermare la loro stessa esistenza.

> Ci racconti una scena che hai davvero fatto fatica a recitare e perchè?

La scena più difficile è stata quella con mio padre sul letto di morte, che richiama la Creazione di Adamo di Michelangelo.

Continuavo a ripetere a me stesso: quanto dolore, quanta sofferenza. Un padre muore senza aver mai voluto veramente “vedere” suo figlio! Un figlio non riesce neppure a piangere per la morte del padre a causa del rancore.

Quanto potremmo essere persone migliori se solo rispettassimo tutti per come sono…

> Nel film la questione religiosa viene trattata come un condizionamento educazionale. Papa Francesco ha dichiarato “chi sono io per giudicare un gay?”, sottolineando più volte che l’amore non ha sessualità: al di là del tuo eventuale credo religioso, cosa realisticamente auspicheresti in una Chiesa del futuro?

Vorrei un giorno vedere una chiesa realmente aperta, inclusiva, accogliente. Una chiesa sana: in cui i preti pedofili vengono processati, condannati e messi in galera. In cui le donne non sono serve dei prelati. Vorrei vedere una chiesa modesta, “francescana” e non opulenta e ricca.

> Alla luce di concetti quasi modaioli come “fluidità” o terminologie quasi anacronistiche come “tolleranza”, qual’è il tuo tuo punto di vista o accezione sul “metter su famiglia” ovvero un partner e un figlio?

Non mi è mai piaciuta la parola “tolleranza” riferita alla comunità LGBTQIA+: io non devo essere tollerato da nessuno, da nessuna istituzione e l’omosessualità non dev’essere tollerata. Ognuno deve semplicemente essere riconosciuto per ciò che è.

E se ancora nel 2023 dobbiamo combattere e manifestare per chiedere matrimonio egualitario e per impedire che passi una legge meschina che tratta le famiglie omogenitoriali come famiglie di serie B, allora vuol dire che c’è ancora tanta strada da fare in materia di diritti nel nostro paese.

> Per concludere, dicci dove e quando potremo vedere il corto di Giuseppe Bucci, al quale tributiamo sin da ora ringraziamenti e plauso per il suo tenace impegno nella causa lgbtq+.

“A mia immagine” sarà proiettato in anteprima mondiale al Lovers Film Festival di Torino domani 20 Aprile alle 17.30 al cinema Massimo. Sarà presente il regista Giuseppe Bucci, che non smetterò mai di ringraziare per questo ruolo, e l’attore Salvatore Langella.

E poi parteciperà ai vari festival del cinema internazionali nelle sezioni di cortometraggi.

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