«De Luca lo sento sempre, ma quello che conta è salvare il Teatro, istituzione secolare della città». Il sindaco Gaetano Manfredi dopo le tre mosse per mettere in sicurezza il San Carlo - 2 milioni dalla Città metropolitana, l'ingresso della Camera di Commercio nel Consiglio di indirizzo e accordi triennali con sponsor di peso come gruppi assicurativi e banche - torna a parlare della sorte del Massimo napoletano. La notizia è che il dialogo con il governatore Vincenzo De Luca è aperto. La guerra del San Carlo è scoppiata giovedì scorso in Consiglio di indirizzo quando la Regione ha annunciato oltre al taglio di 4 milioni già effettuato lo stop di altri 7, cioè la quota dei soci fondatori e l'ente di Santa Lucia lo è. In Consiglio la Regione ha chiesto la defenestrazione del sovrintendente Stéphane Lissner e del direttore generale Emmanuela Spedaliere nominata proprio dal sovrintendente. Venerdì De Luca su fb ha esplicitato l'attacco annunciando un ricorso alla Corte dei Conti per lo stipendio della Spedaliere e la richiesta di un parere di regolarità della nomina al ministero dei beni culturali, altro socio fondatore del Teatro.
La situazione è complicata ma Manfredi tiene botta: «Il San Carlo - dice - è un organo vigilato dai Beni culturali, ha un collegio di revisori nominato dalla Corte dei Conti, dal Mef e dal ministero per i Beni culturali.
Come reagirà la Regione se da Roma arrivasse il terzo semaforo verde alla nomina della Spedaliere? La Spedaliere, va ricordato, è una interna del San Carlo ed è assunta a tempo indeterminato. Mentre Lissner che guadagna 240mila euro lordi l'anno scade nel 2025. De Luca, se ci fosse questa evenienza, cioè la conferma di sovrintendente e dg ha dichiarato che è pronto a tirare fuori la Regione dalla Fondazione. E probabilmente quando Manfredi ricorda che «la questione va affrontata in termini istituzionali», si riferisce proprio a questa possibilità fatta trapelare dalla Regione.