L'anatema di De Luca: «In Campania si continua a rubare»

L'anatema di De Luca: «In Campania si continua a rubare»
di Gerardo Ausiello
Sabato 25 Giugno 2016, 08:42 - Ultimo agg. 16:33
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«Si ruba ancora. E qualcuno finirà in galera prima o poi. Io spero più prima che poi. Altro che lanciafiamme, qui ci vorrebbe ben altro». La denuncia di De Luca scuote la sanità campana. Non solo perché arriva direttamente dal presidente della Regione, ma perché si basa su dati empirici. Quelli relativi ai budget per le prestazioni nei centri convenzionati che puntualmente, come ogni anno di questi tempi, stanno per esaurirsi. Ma stavolta non si andrà al blocco delle prestazioni. O almeno è ciò che assicura il governatore: «Non ci sarà nessuna interruzione, anche perché servizi salvavita come la radioterapia e la dialisi prescindono dai tetti di spesa», dice ai microfoni di Lira Tv smentendo la notizia diffusa dai dirigenti dell'Asl Napoli 1 che aveva suscitato allarme tra i medici di famiglia. E allora per De Luca si è trattato di «un'informazione sbagliata. C'è una rivoluzione in corso - è il ragionamento - e non mancano le resistenze, i tentativi di sabotaggio, le speculazioni giornalistiche». Ma il lavoro avviato, insiste, va avanti.

Il cervellone anti-furbi
La strada è tuttavia in salita perché se ogni anno i fondi stanziati per esami diagnostici e analisi non bastano mai, c'è qualcosa che non va. I conti non tornano. Da qui la necessità di mettere di nuovo mano al sistema. In passato i budget stanziati erano annuali e, di conseguenza, i tetti di spesa valevano nell'arco dei dodici mesi. Dopo il suo insediamento De Luca, nel tentativo di risolvere il problema, decise di passare dai budget annuali a quelli trimestrali. Evidentemente, però, non è bastato. Così d'ora in avanti si cambia: «Dal mese di luglio obbligheremo tutti a trasmettere le informazioni sulla piattaforma informatica della Regione, che non esisteva e che abbiamo dovuto mettere in funzione». In questo modo, avverte, «non sarà più possibile speculare o rubare».

Prestazioni «gonfiate»
Cosa che, invece, oggi continua ad accadere. «Soprattutto a Napoli, non nel resto della Campania dove le cose sono enormemente migliorate e i fenomeni speculativi quasi scomparsi». Nel capoluogo partenopeo, secondo De Luca, no. Quelle che il presidente della Regione definisce «anomalie» si verificano ancora, a suo dire, in particolare nell'Asl Napoli 1. Il meccanismo è semplice, ed è sempre lo stesso, raccontato dagli esperti di Palazzo Santa Lucia: le prestazioni «gonfiate». Sì, perché analisi ed esami si moltiplicano e vengono prescritti dai medici di famiglia anche quando non necessari, o non opportuni. Così, inevitabilmente, i costi lievitano e i tetti di spesa vengono esauriti in anticipo rispetto alle previsioni della Regione.
Come fare, allora?
Per De Luca il primo passo è individuare chi non rispetta le regole perché, ha più volte dichiarato pubblicamente, gli sprechi nascono in questo modo. A conferma della sua tesi cita un esempio emblematico, che riguarda stavolta la provincia a sud di Napoli, di competenza dell'Asl Napoli 3: «Un medico ha fatto più di 200 prescrizioni allo stesso laboratorio. Il valore di ogni prestazione è 800 euro, perché si tratta di indagini genetiche, le più costose. Ci sono medici che continuano a compiere atti di una scorrettezza unica».
Il vertice urgente
Anche per questo l'altro ieri pomeriggio De Luca ha convocato ad horas a Palazzo Santa Lucia manager e dirigenti. «Abbiamo chiesto a tutti i dirigenti di presentare, Asl per Asl, specifici piani di adeguamento ai Lea, i livelli essenziali di assistenza, su cui siamo ultimi in Italia», chiarisce l'ex sindaco di Salerno. Questi piani si baseranno, in pratica, su una griglia di criteri che ricalcano quelli che servono a determinare proprio i Lea. Qui De Luca fa una serie di esempi: «Parliamo dei tempi di attesa per gli interventi chirurgici al femore o per tumori e altre patologie, se e come vengono effettuate le vaccinazioni ai bambini, e ancora qual è la risposta delle strutture rispetto alle mammografie e ad altri esami». Ogni dirigente dovrà dunque «fare i compiti in classe»: «Entro la prossima settimana dovranno indicare i motivi precisi per cui non vengono rispettati i tempi di un intervento o perché non viene eseguito un esame». Una volta indicate le difficoltà, poi si dovrà intervenire per fornire le soluzioni. E questo è un lavoro che spetterà alla Regione d'intesa con la struttura commissariale, guidata dal commissario Joseph Polimeni e dal vice Claudio D'Amario.
Addio al piano di rientro?
È questo l'obiettivo ultimo, il traguardo che De Luca spera di tagliare nel 2017. Ormai da sette anni, infatti, la Regione Campania è commissariata nell'ambito del piano di rientro dal deficit. Significa che ogni decisione relativa alla sanità non viene assunta dal livello politico, ma da una struttura che risponde ai ministeri dell'Economia e della Salute. Una situazione difficile, che risale ai tempi della seconda giunta Bassolino. Ora De Luca spera di tornare ai poteri ordinari, per effetto dei quali sarebbe l'assessore alla Sanità a compiere le scelte insieme con governatore e giunta. «Stiamo operando senza sosta, affrontando le questioni punto per punto, perché nel 2017 vogliamo spiegare e dimostrare ai ministeri che in Campania è stato fatto un salto di qualità e che dunque si può mettere fine al commissariamento».
Gli accreditamenti
Un altro tassello fondamentale, in questo senso, sarà chiudere il capitolo degli accreditamenti. Anche qui il presidente della Regione è categorico: «Dobbiamo chiudere subito i contratti con le strutture accreditate e, al tempo stesso, definire i fabbisogni, ad esempio quelli dei malati di diabete. È un lavoro gigantesco, che è in atto, a cui guardiamo con grande fiducia, sapendo che le resistenze ci sono ma che noi andremo comunque avanti».
Sos asili nido e disabili
Dalla sanità alle politiche sociali il passo è breve. Pure su questo terreno l'ex sindaco di Salerno promette una svolta: «Divideremo le politiche sociali in tre capitoli autonomi - sottolinea - In generale i fondi per il comparto saranno destinati ai Comuni, che decideranno in piena autonomia come utilizzarli. Ma quelli che serviranno per disabili e asili nido saranno distinti. Pensiamo ad esempio di trasferire i finanziamenti direttamente alle Asl, che pagheranno direttamente le associazioni. Una strada nuova per rendere il sistema maggiormente veloce ed efficiente».