Regione Campania, un milione e mezzo in più per i teatri

Regione Campania, un milione e mezzo in più per i teatri
di Davide Cerbone
Domenica 6 Gennaio 2019, 08:00 - Ultimo agg. 10:24
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Non solo un aumento dagli 11 milioni del 2018 ai 12,5 stanziati per l'anno appena iniziato, ma anche una redistribuzione delle risorse regionali della legge 6 varate nel 2007 a sostegno di imprese, associazioni e enti dello spettacolo campano. «Da un lato l'aumento previsto nella legge di bilancio compensa in parte i tagli operati sul piano nazionale; dall'altro abbiamo introdotto un elemento di equità, salvaguardando piccole e capillari realtà del nostro territorio: la legge 6 finanzia almeno 200 attività in ambito teatrale tra esercizi, produzione e distribuzione. Se a queste aggiungiamo la musica, la danza e lo spettacolo itinerante, arriviamo a circa 600 iscritti al registro regionale dello spettacolo», spiega Rosanna Romano, dirigente delle Politiche culturali in Regione. E precisa: «Al di fuori della legge 6 c'è il San Carlo, al quale assicuriamo una cifra quasi pari a quella stanziata per l'intero comparto: i 5.770.000 euro dei fondi di bilancio, infatti, con i progetti speciali diventano circa 11. La dotazione più alta che il nostro Lirico abbia mai avuto».
 
Una scelta, quella della Regione, che restituisce ossigeno al comparto. Dopo la decurtazione dei fondi della legge 6 operata lo scorso anno, ecco una nuova iniezione di liquidità. E di fiducia. «L'aumento di un milione e mezzo dello stanziamento è certamente una buona notizia: senza il sostegno pubblico, in molti casi lo spettacolo si ferma. E questo vale ancor di più per quanti fanno sperimentazione», dice Gianni Pinto, presidente del cda che amministra il Trianon, a Forcella, per l'80 per cento di proprietà regionale: «Per il 2018 abbiamo beneficiato di un contributo di 313-000, una cifra che per l'anno in corso salirà di 30-40mila euro».

Non mancano, però secondo diversi protagonisti del settore, le incongruenze. Le mette in evidenza Lello Serao, presidente dell'Artec, l'Associazione regionale teatrale della Campania, partendo proprio dal teatro di Forcella: «Se i soci del Trianon sono Regione e Città metropolitana, non ha senso che nella categoria dei teatri pubblici si trovi il Bracco. Così come è strano che ai tre teatri di tradizione Cilea, Totò e Sannazaro spetti la stessa percentuale del fondo regionale riservata ai grandi esercizi Augusteo e Diana, che quella fetta se la spartiscono in due. Anomalie - commenta Serao - figlie di una concertazione dell'epoca in cui fu varata la legge, alle quali si aggiungono altri scompensi. Soprattutto nell'ambito della produzione, tra l'articolo 6 della legge, pensato inizialmente per incentivare le compagnie giovani e l'articolo 8, che riguarda realtà più grandi, ci sono disparità di trattamento che penalizzano realtà che svolgono attività continuativa a vantaggio di associazioni ed enti sconosciuti. Restando nell'ambito delle produzioni, associazioni come I Teatrini, che svolgono un'opera meritoria dedicata ai ragazzi, soccombono di fronte a compagnie capaci di sviluppare volumi di affari molto maggiori come Best Live, Gli ipocriti e Ente Teatro Cronaca. Sul piano dei finanziamenti, il rapporto è di uno a cinque: 30.000 euro contro oltre 150.000».

Prima di tutto, però, Serao vuole rimarcare i risultati di un lavoro comune. «La Regione sostiene così imprese fortemente penalizzate sul piano dei finanziamenti ministeriali: è il frutto di un lavoro di squadra portato avanti con Agis e Artec, che nell'interlocuzione con gli uffici e con la presidenza della Regione hanno sottolineato il valore di un segmento produttivo che esporta il marchio Campania e conta circa 12.000 occupati. Per quanto si tratti in molti casi di lavori saltuari, in questo quadro di crisi generale è un contributo da non sottovalutare». Giuseppe Caccavale, direttore dell'Augusteo, accoglie l'aumento come «un segnale molto positivo», ma aggiunge: «Adesso bisogna ottimizzare le risorse a favore di chi realmente ne ha bisogno, evitando che altre risorse si perdano e suddividendo i fondi in maniera più equa, in ragione dell'attività, del numero di lavoratori e della fatturazione. Dopo dieci anni, è tempo di fare un tagliando alla legge».

Intanto, anche se per il riparto delle risorse bisognerà attendere l'approvazione del bilancio gestionale, da più parti si levano le voci critiche sugli stanziamenti riconosciuti al Bracco. «Senza entrare nel dettaglio», replica la Romano, «si tratta di vecchie scelte che le associazioni hanno segnalato più volte. Abbiamo già provveduto ad alcuni aggiustamenti, e man mano cerchiamo di accompagnare il processo: l'offerta culturale non è immutabile».
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