Regione Campania, ok al bilancio: più tasse al ceto medio e un'altra proroga per il condono

Regione Campania, ok al bilancio: più tasse al ceto medio e un'altra proroga per il condono
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 22 Dicembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 23 Dicembre, 12:17
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Alla fine il Bilancio passa senza scossoni. E senza che la maggioranza debba apporvi la fiducia. Con l’annunciato aumento dell’Irpef che però per De Luca aumento non è secondo il seguente sillogismo: «Abbiamo avuto l’intelligenza politica di far coincidere questa operazione con l’operazione di rimodulazione delle aliquote che il governo sta facendo sul piano nazionale. In conseguenza di ciò, i cittadini campani non pagheranno di più», è il ragionamento del governatore che difende a spada tratta la manovra. Colpa, questi aumenti, dei suoi predecessori: «Siamo costretti a pagare 800 milioni di euro l’anno per vecchi debiti». E, ancora, con le opposizioni che l’accusano di mettere le mani in tasca ai campani, rincara: «Finché ci sarò io, e ci sarò a lungo, non ci saranno debiti. Per i prossimi 20 anni, quindi, state tranquilli, non lascerò un euro di debito a chi verrà dopo di noi». Passaggio che va ben oltre l’ipotesi del terzo mandato. Ma d’altronde l’ex sindaco di Salerno anche ieri ha voglia di sguainare la spada: «Non vi preoccupate per il consenso, per i prossimi 20 anni state tranquilli, anche perché se l’opposizione è questa stiamo tranquilli...». 

Anzitutto c’è da dire che si tratta di una Finanziaria che, per la prima volta, ha tagliato tutti i desiderata dei consiglieri. Niente leggine di spesa ad personam come accadeva un tempo e si decide di stralciare la legge urbanistica per far passare tutto in consiglio. Garantite però le classiche proroghe di 12 mesi: a iniziare dai termini di scadenza per esaminare le domande di condono edilizio.

Le varianti agli strumenti urbanistici comunali sono approvate invece con i termini ridotti della metà rispetto alle previsioni delle leggi e dei regolamenti regionali vigenti, mentre il termine per l’adozione dei Puc viene prorogato al 31 dicembre 2022 (in mancanza di approvazione entro tale termine, la Regione eserciterà i poteri sostitutivi). Al 30 settembre, invece, vengono spostati i termini per aderire al Piano casa (misura nata e prorogata di anno in anno con l’obiettivo di incentivare il settore edile, l’uso di energie rinnovabili e la riqualificazione dell’esistente) mentre si allargano le modalità per implementare l’utilizzo di Scia e viene prevista, in materia di Zes, l’istituzione di uno sportello unico.

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Tutti provvedimenti che passano lisci in aula perché lo scontro, mai duro, è tutto sull’aumento dell’Irpef deciso dalla giunta. E se per i redditi bassi sino a 15mila euro c’è un leggero beneficio, per tutti gli altri ci saranno una serie di incrementi: 200 euro per i redditi sino a 40mila euro, 333 euro per i redditi oltre i 50, ben 582 euro oltre i 70 e quasi mille euro oltre i 100mila euro. «Quando le iniziative economiche della Regione prevedono aumenti delle tasse dei cittadini, e non di poco, parliamo di 100 milioni di nuove tasse, non possiamo essere d’accordo. In questo momento, quando il governo Draghi diminuisce l’Irpef, la Campania è l’unica regione d’Italia ad aumentarla e non si capisce perché», tuona l’ex governatore Stefano Caldoro. E così tutto il centrodestra. «Aumentare le tasse proprio in un momento economico critico, come quello attuale, costituisce un errore politico e di opportunità sulla pelle della classe media», dice la capogruppo azzurra Annarita Patriarca mentre il collega della Lega Giampiero Zinzi aggiunge: «Ogni volta che la sinistra governa, compie la scelta dell’aumento delle tasse, ma è stata persa l’occasione di condividere una strategia comune per evitare l’aumento delle tasse tagliando gli sprechi e le spese inutili». E così la capogruppo dell’M5s Valeria Ciarambino: «La progressività, ovvero l’applicazione di aliquote crescenti in base al reddito è solo il paravento dietro cui si cela un aumento indiscriminato delle tasse». Ma l’esponente grillina si dice soddisfatta di aver «fatto stralciare gran parte della materia urbanistica inserita nella legge di Stabilità, evitando ulteriore cementificazione incontrollata e nuovo consumo di suolo» e approva pure (ad eccezione della Muscarà) con la maggioranza il fabbisogno triennale del consiglio regionale. 

«Non avevamo alternative. Abbiamo mantenuto 90 milioni di politiche verso le fasce deboli, avremmo dovuto fare una manovra di 300 milioni, invece l’abbiamo fatta di 90 milioni», si difende il capogruppo della commissione Bilancio, il democrat Franco Picarone. «Approviamo un Bilancio che affronta a viso aperto il grave problema del disavanzo che è stato creato da chi ci ha preceduto», evidenzia il capogruppo del Pd Mario Casillo mentre il collega di De Luca presidente, Carmine Mocerino, aggiunge: «Abbiamo scelto di rimodulare le aliquote Irpef piuttosto che apportare tagli netti al welfare». 

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Nel suo intervento è il governatore però ad attaccare a muso duro le opposizioni. In particolare il suo predecessore Stefano Caldoro che aveva chiesto come «una parte di queste imposte vadano ai cittadini dei comuni in difficoltà: Napoli è un caso nazionale, ma la Regione non se ne occupa, sembra la Svizzera». «La Regione darà una mano ai Comuni, ma nell’ambito competenze istituzionali dell’ente. Noi finanziamo opere pubbliche e facciamo leggi, non ci sostituiamo ai bilanci del Comune», ribatte infatti De Luca prima del voto. E incalza: «A causa del debito pregresso, la Campania può disporre di soli due milioni di spesa libera, in questi sei anni abbiamo fatto un lavoro importante di risanamento del bilancio e di contenimento del debito». Nel mezzo un attacco, senza citarlo, a de Magistris: «Ma veramente pensate che stampiamo moneta come pensava di fare un antifascista al Comune di Napoli, un sincero democratico?». E il voto finale, dopo poco meno di quattro ore di discussione (un record se si guarda alle vecchie maratone sul Bilancio), è quasi una formalità: 33 voti favorevoli e 9 contrari. 

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