Quarto, gli sms con i vertici del M5S: «Fico dice di andare avanti»

Quarto, gli sms con i vertici del M5S: «Fico dice di andare avanti»
di ​Leandro Del Gaudio
Martedì 12 Gennaio 2016, 13:17
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La storia del ricatto, del sindaco messo sotto scacco da un suo consigliere comunale, la sapevano tutti. Era una vicenda che faceva piangere al telefono il sindaco, mentre si sfogava con tre consiglieri pentastellati, ma qualcosa potrebbe essere giunto anche ai vertici del movimento Cinque Stelle, tanto che un deputato del calibro di Roberto Fico, presidente della commissione parlamentare di vigilanza Rai, avrebbe detto ai suoi: «Andate avanti», provando a calmare gli animi dopo la sospensione del presunto ricattatore dai ranghi del consiglio comunale. Eccolo il caso della giunta Cinque Stelle di Quarto, una vicenda che ruota attorno alla figura di Rosa Capuozzo, primo cittadino oggi più che mai alle corde da atti giudiziari e dalla richiesta di dimissioni del suo partito. Non è indagata, ma la sua condotta di sindaco appare comunque «poco lineare», scrivono i pm.

Viene indicata come parte offesa di un possibile ricatto ordito contro la sua famiglia, ma si è decisa a denunciare tutto solo quando l’hanno messa con le spalle al muro: solo quando in Procura le hanno fatto sentire la sua voce intercettata, mentre piange e si sfoga al telefono con due compagni di partito, mentre lamenta di essere vittima di ricatti, dossieraggi da parte di un uomo della sua maggioranza politica. Eccolo il ritratto di Rosa la grillina, dallo scorso giugno primo cittadino a Quarto, finita al centro di un’inchiesta che vede indagato Giovanni De Robbio, ex mister 900 voti, sospeso un mese fa dai ranghi di consigliere comunale. Lui, De Robbio, è accusato di voto di scambio e tentata estorsione aggravati dal fine mafioso (leggi clan Polverino), mentre lei, il sindaco, viene raggiunta da un decreto di perquisizione messo a segno ieri dai carabinieri. Poche pagine, per ribadire un concetto: ha subìto ricatti e dossieraggi da parte di De Robbio, in merito a una costruzione abusiva intestata al marito, ma ha taciuto.

Condotta poco lineare Quanto basta per gli inquirenti a spingersi oltre e a ricordare che la sua condotta «è sicuramente da approfondire» nelle indagini che seguiranno. Poi c’è il livello nazionale, quello del direttorio politico dei Cinque Stelle. Stando alle carte finora depositate dalla Procura, già a novembre scorso, quindi quasi un mese prima della sospensione di Giovanni De Robbio da consigliere (il 15 dicembre), Roberto Fico e il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio erano a conoscenza del caso Quarto. Gli sms ai vertici Non sono indagati, bene chiarirlo, ma gli inquirenti vogliono verificare se siano stati messi al corrente delle pressioni e in alcuni casi delle minacce esercitate da De Robbio sul sindaco e sulla giunta, che, secondo l’indagine, configurerebbero un tentativo di estorsione.

Un punto chiave, su cui si gioca la diversità politica a proposito di trasparenza sbandierata dai Cinque Stelle in questi anni. Ma torniamo al sindaco Capuozzo. Decisive sono le date. È il 25 novembre scorso, quando la sindaca viene ascoltata dal pm Woodcock (titolare delle indagini, sotto il coordinamento degli aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli). Nicchia, fa melina, quando le chiedono dei suoi rapporti con De Robbio, limitandosi a parlare di divergenze sulla gestione dello stadio Giarrusso, sulla nomina di due assessori. È il 21 dicembre, quando la Capuozzo viene sentita una seconda volta, ricordando l’esistenza di una foto della casa del marito che rischia di compromettere la sua immagine politica; il giorno dopo, solo il 22 dicembre, la donna decide di raccontare di aver subìto minacce estorsive da parte del consigliere, che puntava a controllare nomine, appalti e assunzioni. Eppure la storia dei ricatti subiti era nota da tempo, tanto da rendere necessario l’interessamento di Fico e Di Maio. Quello ricatta, ricatta È il 24 novembre scorso, un giorno prima di essere convocata in Procura, quando la Capuozzo si sfoga così con Concetta Aprile, altro consigliere comunale pentastellato a proposito delle trame di De Robbio: «L’urbanistica e lavori pubblici oltre al Puc (Piano urbanistico comunale, ndr): queste sono le tre cose a cui mira e sta sclerando e sta facendo sclerare, perché scalcia, scalcia ma non sta ottenendo niente, ricatta ricatta ma non ottiene niente perché io vado come un muro, non me ne frega più niente ormai».

Ed è in questa conversazione, in cui il sindaco allude alle decisioni del direttorio in materia di nomine e appalti, cosa che stava ovviamente a cuore di De Robbio. «Quando gli dissi - è sempre il sindaco a parlare - ”verranno messi dall’alto”... gli dissi ”ma perché hai problemi con il direttorio?...non ti piace Di Maio ... Fico....Carla Ruocco? Qual è il problema?... non ce l’ho io il problema che sono il sindaco ad essere commissariato che mi deve limitare il mio potere di scelta, figurati a te che il potere di scelta non è tuo! Allora perché sei così legato al territorio su una cosa come l’urbanistica e lavori pubblici? Te ne dovrebbe disinteressare...». La gente di De Robbio Una conversazione drammatica che stride con l’apparente serenità ostentata ai pm il giorno dopo. Torniamo alla conversazione del 24 novembre. Qui addirittura la Capuozzo parla della «gente» che sostiene la trama di De Robbio, quasi consapevole del carattere opaco degli elettori che hanno sostenuto mister 900 e passa preferenze. Sentiamo lo sfogo della fascia tricolore: «Ma lui la disse una parola: noi, se non la finiamo va a finire che ci uccidiamo. Ed io gli dissi... eh ci uccidiamo... io vado per la mia strada, non mi fermo». Fegato avvelenato Poi l’allusione diretta al potenziale dossieraggio del consigliere che verrà sospeso: «De Robbio che fa la sponda avanti e indietro dentro la pratica mia per cercare qualcosa... Tina ma che ne sai? Io sto con il fegato avvelenato poi...».

Un ricatto, un tentativo di dossieraggio tenta di capire. E ancora: «Viene De Robbio con questa cartuscella e con la faccia afflitta ”ed adesso come fai? Io ti posso aiutare”... ma muori tu e tutta la gente che tieni dietro». Difeso dai penalisti Giuseppe Caruso e Amerigo Russo, De Robbio non ci sta a passare per il politico colluso con la camorra, tanto da ribadire in un comunicato stampa la propria estraneità alle ipotesi investigative che lo coinvolgono. Ma è la telefonata del 24 novembre ad avere un significato, agli occhi della Procura di Napoli. Ed è sempre Rosa Capuozzo ad insistere sulla difficoltà di districarsi tra la storia del manufatto abusivo e lo scandalo annunciato da certe trame politiche: «Ed ho fatto tutto in regola, non voglio sapere niente, è inutile che quello si applica... si applicano alla virgola per cercare di scavare. Qua c’è solo un cambio di destinazione d’uso... Tina, ma ti rendi conto di che stiamo parlando? Una stronzata!». Passano i giorni e la Capuozzo si accorge che ormai su questa storia c’è una inchiesta della Dda di Napoli. Sa che alcuni esponenti del Municipio sono stati convocati in Procura, sa che prima o poi sta per scoppiare lo scandalo. Parla con Alessandro Nicolais, tenente colonnello dell’Esercito nonché consigliere grillino in quel di Quarto. È il momento in cui piange per la disperazione - come scrivono i carabinieri della locale compagnia - proprio quando ricorda al suo interlocutore: «Io posso reggere qualsiasi cosa, guarda, ma non finire in galera per conto di qualcun altro, è inaccettabile».

Mancano pochi giorni alla seconda convocazione, in Procura - quella del 21 dicembre - quando il sindaco si limiterà a parlare di divergenze politiche con De Robbio, non di ricatti subiti. Che dice a Nicolais? Lacrime a parte, la Capuozzo ricorda: «Io ho lottato con minacce per la casa... io ho detto... ma smantellatemi questa cazzo di casa, non faccio... non faccio un passo indietro... ho subìto minacce per qualsiasi cosa». Sms di Fico Chiaro? Rabbia e senso di impotenza, sul quale lo stesso sindaco attende repliche dall’alto, dal direttorio che spesso ritorna nelle conversazioni interne al partito del comune flegreo. Ed è il punto in cui Alessandro Nicolais la tranquillizza, a proposito di un messaggio che gli avrebbe scritto lo stesso Roberto Fico: «A me, Roberto Fico, mi ha scritto, mi ha risposto e mi ha detto: andate avanti... tranquilli, io verrò quanto prima».

Immediata la replica di Fico, che spiega alla stampa di aver pronunciato quella frase in riferimento alla stagione politica che si apriva dopo la sospensione del consigliere comunale, non al clima di ricatti interno al partito. Ma ci sono altri riferimenti ai vertici nazionali del partito nelle intercettazioni oggi finite agli atti. È il 15 dicembre scorso, giorno della sospensione di De Robbio, quando il sindaco sembra preoccupata più per gli effetti mediatici del caso politico, che della necessità di denunciare il torto subìto. Sentiamola al telefono con Daniela Monfrecola, altro consigliere grillino, il 15 dicembre, quando la preoccupazione del partito è di evitare contraccolpi mediatici dall’espulsione di De Robbio. Dice la Manfrecola (che non è indagata): «Se uscisse fuori questa cosa della Procura... magari noi riuscissimo a giustificarla meglio». E il sindaco: «No, ma per le indagini ci vuole tempo, Daniela».

Di Maio il duro È il punto in cui la Capuozzo sostiene che Di Maio è il «più duro» rispetto a Fico: «Ho già avvertito Luigi Di Maio, anche per l’eventuale espulsione, mica stiamo scherzando! Ho detto anche a Luigi che qualche sera ci dobbiamo vedere perché qualsiasi cosa loro ci devono commissariare». Era il 15 dicembre, il giorno stesso dell’espulsione di De Robbio. Sei giorni dopo il sindaco avrebbe negato ai pm di aver subìto minacce dallo stesso De Robbio, provando a nascondere l’esistenza di un problema all’interno del primo municipio grillino in Campania. 
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