Pronto soccorso in affanno: De Luca chiama 221 medici ma soltanto in due accettano

Grande fuga dal settore “Emergenza” alla convocazione hanno risposto in 13

Medici
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di Ettore Mautone
Giovedì 18 Gennaio 2024, 23:58 - Ultimo agg. 20 Gennaio, 16:40
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Corsie vuote e prime linee ospedaliere sguarnite: solo due dirigenti medici di discipline affini alla Medicina d’urgenza, presenti nelle graduatorie attive in tutta la Campania, hanno risposto sì all’appello della Regione. Ieri, negli uffici della direzione Salute della Regione sono stati convocati tutti i medici di varie discipline inseriti utilmente nelle graduatorie attive nelle varie aziende sanitarie della Campania. Su 221 convocazioni si sono presentati solo in 13 dottori e di questi 2 hanno accettato di prendere servizio in prima linea. Per riaprire i battenti dei pronto soccorso attualmente sbarrati come Boscotrecase, San Giovanni Bosco, Loreto Nuovo e altri e raggiungere gli standard per le aree assistenziali critiche e nei servizi salvavita, ne servono tuttavia centinaia. Dati che fanno da premessa alle decine di concorsi andati deserti negli ultimi anni a Napoli e nelle altre province campane.

Dopo lo scorrimento delle graduatorie il “piano B”, programmato dal governatore Vincenzo De Luca, è il concorso unico regionale per la disciplina di pronto soccorso e medicina d’urgenza: la pubblicazione del bando è attesa per lunedì prossimo mentre è in corso, in queste ore, una ricognizione straordinaria dei fabbisogni di personale di quest’area assistenziale azienda per azienda. Le stime parlano di almeno 200-250 unità di personale medico da reclutare per ripopolare i principali pronto soccorso ma le possibilità di trovarne sul mercato, anche attingendo agli specializzandi, è limitata a poche decine. Un problema, quello della carenza di personale nelle aree critiche, che riguarda tutte le Regioni: la difficoltà nasce sin dalla fase di formazione specialistica che avviene con borse di studio bandite ogni anno su scala nazionale. 

«Da uno studio sul 2021 e 2022 l’effettiva fruizione da parte dei giovani medici – avverte Pierino Di Silverio, dirigente del Monaldi e segretario nazionale dell’Anaao – su 30mila e oltre contratti statali banditi quelli non assegnati in Medicina d’Urgenza e Anestesia e rianimazione sono il 61 per cento per la prima e il 22% per la seconda, con poche differenze tra le regioni. Per il resto la percentuale non assegnata in Campania è risultata pari al 10% e quella degli abbandoni del 6%. Dati inferiori alla media nazionale del 13 e del 5%. Ovviamente chi, come la Campania, parte da uno svantaggio strutturale soffre di più. In Campania il saldo di personale, rispetto agli standard, è negativo per 10/13 mila unità. In totale i dipendenti sono circa 50 mila (esclusi gli accreditati), di cui 4 mila a tempo determinato (tutti da stabilizzare). 

Ne dovrebbero essere almeno 60-63 mila. Mancano all’appello dunque da 10 a 13 mila unità nelle corsie campane di cui circa 2 mila medici e il resto nel comparto. Con i vigenti tetti di spesa nazionali la Regione ne può assumere non più di 2 mila. Al 31 dicembre del 2020 (dati ragioneria dello Stato) l’Emilia ha 18,34 addetti per 1.000 abitanti, la Campania 10,9 e all’orizzonte si profila l’autonomia differenziata. Tra le possibili soluzioni la consigliera regionale Valeria Ciarambino indica l’obbligo, per un nuovo assunto in discipline equipollenti al pronto soccorso, di prestare i primi due anni di servizio in prima linea.

Ma serve una legge. 

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Antonio De Falco, leader della Cimo (Confederazione medici ospedalieri) dice che le leve su cui agire sono all’interno dei contratti nazionali: la valorizzazione dello stress correlato alla funzione, indennità speciali, riconoscimenti pensionistici, vantaggi di carriera. I dottori in Campania sono solo il 20 per cento delle carenze il resto riguarda infermieri, tecnici, oss. «Basti pensare ai tecnici che nei pronto soccorso servono a far funzionare a pieno regime le macchine della diagnostica ma siamo pochi in tutti i servizi» sottolinea Franco Ascolese, presidente dell’Ordine interprovinciale delle 18 professioni sanitarie tecniche.

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