Polemica De Magistris-Saviano. Pisani: «Avevo previsto tutto nel mio libro»

Polemica De Magistris-Saviano. Pisani: «Avevo previsto tutto nel mio libro»
Sabato 7 Gennaio 2017, 18:53
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Si parla tanto della polemica a distanza tra Luigi De Magistris e Roberto Saviano, tra la Napoli rinata, a detta del sindaco, e alle prese con gli atavici mali, denunciata dallo scrittore. Nel suo libro "Luci a Scampia" (Minerva), l'avvocato Angelo Pisani aveva anticipato e previsto questo scontro. Ecco uno stralcio: 

Il successo di share ha trasformato Gomorra in una griffe culturale per le nuovissime generazioni. purtroppo "Gomorra - la serie" ha una parte di responsabilità in quello che sta accadendo a Napoli, perché propone un modello culturale sbagliato e solo esempi negativi neanche affrontati dalle istituzioni specialmente dalla politica . È una serie all'americana dove i camorristi sono belli, forti, uccidono e non hanno paura di essere uccisi. Ma vogliamo davvero questo? O forse, caro Saviano, sarebbe opportuno lavorare di più sulla cultura della città? Come ho spiegato e scritto nel mio libro non ho mai avuto nulla contro Saviano. Anzi, quando uscì il suo libro ne ero tifoso accanito. Mi piaceva la sua forza e la sua verità. Poi qualcosa in lui è cambiato: è entrato a far parte del presepe di quelli che non sbagliano mai. Il partito di "nessuno tocchi Saviano" è tra i più forti in Italia: impossibile tentare di ragionare su posizioni diverse dalle sue perchè si diventa, automaticamente, complici della camorra. Ma così non si va da nessuna parte: anzi, si alimenta il gioco di chi fa ciò che vuole dell'immagine di Napoli. E così, sotto l'alone di intoccabilità, si possono coprire operazioni commerciali, molto redditizie, che dell'idea distorta di questa città hanno fatto una moda, una firma. Questo io rifiuto in modo categorico: che la narrazione prevalente, con il benestare di intellettuali e gruppi di potere, mortifichi quanto di buono accade nelle periferie. Durante il mio mandato da presidente dell'VIII Municipalità ho visto molte cose cambiare: operazioni di polizia che hanno debellato le piazze di spaccio, la creazione di uno sportello anticamorra, la reazione di molti cittadini ed esercenti alle intimidazioni, il lavoro di associazioni e parrocchie. Oggi la criminalità organizzata, che pure è attiva, non è così più forte. Invece Saviano e la produzione della serie sono rimasti fermi a dieci anni fa. Di fatto anche qualche risposta a Roberto Saviano a seguito delle sue solite e ultime interviste su “Gomorra La Serie”, avendo governato per cinque anni Scampia, il territorio divenuto “teatro” della fiction, penso di poter replicare allo scrittore. Saviano infatti, pur incalzato dalle puntuali domande , si limita a ribadire la sua verità: il male è nei fatti, non in chi li rappresenta. Senza riconoscere - forse proprio perché ormai distante fisicamente anni luce da quelle terre - l’autentica “mutazione antropologica” che quella stessa rappresentazione sta contribuendo ad alimentare. Qui non si vuole certo fare del negazionismo e gli ultimi a farlo dovremmo essere proprio noi, che da difensori della parte civile stiamo ricostruendo tutti gli orrori avvenuti anche in un’enclave camorristica come il Parco Verde di Caivano.
Ma è proprio in virtù di questo inedito “superamento del fronte”, verificatosi tra alcune famiglie di ventenni e trentenni a Caivano, che chiediamo a Saviano di riflettere sulla sua posizione, ormai cristallizzata in decine di pubbliche affermazioni. Perché non è vero che la rappresentazione del male non possa produrre, nelle menti fragili di chi vive, nasce e muore senza punti di riferimento, danni irreparabili, peggiori del male vero in sé. Certo, la narrazione cruda della realtà di Gomorra produce, come era nel suo intento, un salutare sussulto negli studiosi, negli storici e nei sociologi, così come nelle menti più avvertite e acculturate fra le giovani generazioni. Non ha prodotto alcun effetto nella classe politica locale – contrariamente a quanto da tutti auspicato – né tanto meno in quella nazionale, come si è visto. Portata in tv, assume invece effetti devastanti su quei “figli di nessuno” che vedono nei clan l’unica “impresa” pronta ad “investire” su di loro, come giustamente ha osservato lo stesso Roberto Saviano. Al di là dell’imprinting morale e materiale indelebilmente lasciato su questa generazione, “Gomorra – La Serie” ha prodotto nel quartiere altri effetti non meno ignobili, che forse il grande scrittore ignora. Non li hanno ignorati David Doucet e Margherita Nasi, inviati a Scampia dal periodico francese Les inrockuptibles con il dichiarato scopo di “andare alle radici di Gomorra”. «Dopo il lancio del film – scrivono - molti giovani hanno imitato gli atteggiamenti di Genny Savastano, uno dei personaggi principali. Frasi cult della serie tv sono diventate espressioni correnti tra i ragazzi. Senza contare la nascita, come effetto collaterale, di quella che viene definita nell’articolo “la nouvelle vague criminale”, i tredici-quattordicenni che terrorizzano i quartieri maneggiando all’impazzata armi da fuoco». E per meglio rendere il quadro, intervistano don Sergio Sala, parroco di Scampia, un uomo austero, lo definiscono i giornalisti francesi. Ai quali lui racconta: «i produttori vengono sempre in Chiesa a chiedere il permesso per girare le scene dei funerali. Si riproducono solo stereotipi. L’ultima volta che sono arrivati da me, ho scoperto che ai figuranti davano 25 euro al giorno. Allora ho rifiutato l’offerta che volevano lasciare alla nostra parrocchia. Ho detto: non vogliamo niente, ma aumentate la paga dei figuranti». Intorno a quella misera paga a Scampia sono sorte autentiche “faide” tra i disperati, pronti a tutto pur di portare un piatto caldo in tavola il giorno dopo. Consiglio a Roberto Saviano, malgrado sia sempre in giro per il mondo, quanto capita a Parigi di fare un salto alla redazione da David Doucet. Forse capirà cosa sta davvero succedendo a Scampia, la “cinecittà di Gomorra”.
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