Patto Dema-Pd e accuse al sindaco: è bagarre alla Città metropolitana di Napoli

Patto Dema-Pd e accuse al sindaco: è bagarre alla Città metropolitana di Napoli
di Luigi Roano
Giovedì 19 Aprile 2018, 08:42 - Ultimo agg. 09:53
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Regge il «patto istituzionale» tra il Pd e gli arancioni del sindaco Luigi de Magistris in Consiglio metropolitano. «Un patto non politico» dal quale si sfila - per ora - Forza Italia. Non è detta però l'ultima parola. Mai come in questi giorni tutto il mondo della politica a qualsiasi livello è in movimento in cerca della direzione giusta in ordine sparso. Ieri in discussione nell'aula storica di Santa Maria la Nova c'erano i debiti fuori bilancio, approvate tutte le delibere, e la surroga in casa del M5S del dimissionario consigliere Danilo Cascone con il consigliere Francesco Capasso.
Si diceva del dato politico che è la notizia di giornata. Ad accendere la miccia è stato David Lebro, eletto nel 2016 in Consiglio comunale a Napoli nella maggioranza arancione, poi passato con il Pd ma che ha mantenuto fino qualche settimana fa la delega all'Urbanistica in Consiglio metropolitano. Il sindaco ha fatto un rimpasto di deleghe e ha attribuito a Lebro la delega ai Lavori e alle Infrastrutture, delega molto pesante. Ma Lebro non ci sta e ieri ha deciso di rimutare attaccando lo stesso de Magistris: «In Consiglio metropolitano abbiamo assistito all'ennesimo atto di bassezza politica. Il sindaco de Magistris non ha sentito il minimo bisogno di comunicare all'Aula il nuovo assetto istituzionale che ha deciso di dare all'ente.
 
Ossia che, nei fatti, con la redistribuzione delle deleghe si è passati da un patto istituzionale di ampio respiro ad una vera e propria maggioranza politica, come quella del Comune di Napoli. Se non avessi introdotto io la questione della fine del patto istituzionale con la scelta voluta di tenere fuori alcune forze politiche e dell'ormai conclamato non governo dell'ente, avrebbe fatto passare tutto nel più totale silenzio». De Magistris risponde così: «Non replico per non contribuire a peggiorare la bassezza politica raggiunta con l'intervento del consigliere». Ci si aspettava a quel punto una presa di posizione dai banchi del Pd, ebbene c'è stata e Lebro è rimasto isolato. «Il capogruppo Giuseppe Iossa spiega: «Caro Lebro, lei un anno fa è stato quello che ha costruito questo patto istituzionale con il sindaco de Magistris nel nome della tutela dei nostri territori. Non mi sembra sia cambiato nulla in questo anno. I rapporti politici tra singoli consiglieri e il sindaco non sono materia che ci interessa». Ancora più incisivo Francesco Pinto, altro consigliere metropolitano del Pd e sindaco di Meta di Sorrento. «Devo chiedere scusa per il mio intervento perché non immaginavo che de Magistris avesse così tanta sensibilità per i territori, e devo dire che da quando c'è lui mai ci sono stati così tanti interventi. E a me quello che interessa è il benessere dei cittadini, i soldi che arrivano per aggiustare scuole e strade». A questo punto, a giochi politici fatti, fa sentire la sua Paolo Russo, deputato e coordinatore Fi della città metropolitana di Napoli, che così inquadra la situazione: «Che non fosse un patto istituzionale - scrive in un comunicato - lo avevamo capito, apprendiamo invece che, quello tra de Magistris e qualche consigliere metropolitano del Pd, è un accordo di cui vergognarsi: si vergogni il sindaco che fa acquisti singoli e si vergogni il Pd che lascia ogni singolo consigliere preda di strapuntini e gestione». Benzina soprattutto sulle contraddizioni interne ai democrat. E un avviso ai naviganti di Forza Italia, perché anche tra gli azzurri mica è detta l'ultima parola. Cosa faranno i sindaci Fi quando vedranno che i loro colleghi partecipano al bilancio e tutelano i loro territori? Torniamo al Pd. Si ricorderà che quando de Magistris ha attribuito le deleghe la settimana scorsa, il partito, o almeno i vertici del Pd, hanno espresso severe critiche verso i consiglieri metropolitani invitandoli a non accettare. Ieri dal punto di vista formale - e come si dice la forma è sostanza soprattutto in politica - è semplicemente accaduto questo: che le deleghe o si rifiutano o si accettano, non possono rimanere sospese, giuridicamente e amministrativamente una condizione che non esiste.
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