L'amarezza di Pasquino: «Deluso da de Magistris, non si rompe così con il Pd»

Raimondo Pasquino
Raimondo Pasquino
di Pietro Treccagnoli
Mercoledì 24 Giugno 2015, 09:07 - Ultimo agg. 09:09
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La delusione è il sentimento che mostra, ufficialmente. Ma Raimondo Pasquino, presidente del Consiglio comunale di Napoli, da democratico e cristiano, da moderato di lunga militanza, i sentimenti ha imparato a contenerli o comunque a non renderli espliciti oltre il confine della buona creanza e soprattutto conservando per sé sempre una via d’uscita. Comunque sia, le ultime esternazioni di Luigi de Magistris che, per ora, ha tagliato i ponti con il Pd l’hanno colpito al cuore.



Presidente, che ne sarà ora di tutto il suo lavoro di pontiere tra il Pd e il sindaco di Napoli?

«Io e il gruppo di persone che lavora con me, con ”La città - Campania Domani”, siamo stati sconfitti nella nostra strategia, lo ammetto. Abbiamo provato a svolgere per Napoli un ruolo che garantisse uno percorso politico positivo per portare il centrosinistra alla vittoria nelle Comunali del 2016. Abbiamo provato a creare un contrappeso all’area movimentista che condiziona il sindaco».



Invece, de Magistris ha scassato ancora una volta, buttando alle ortiche il vostro lavoro di avvicinamento.

«Perché de Magistris ha una visione tutta sua, particolare, della politica e pensa di avere solo assi da giocare. Invece, se vuole costruire un progetto per Napoli, in vista delle elezioni dell’anno prossimo, deve essere consapevole che è un percorso pieno di difficoltà».



Non lo capisce?

«De Magistris crede di avere già la vittoria in tasca e vorrebbe che gli altri andassero da lui come a Canossa».



E quindi addio al rapporto che lei ha contribuito a tessere tra il Pd e de Magistris.

«In realtà il rapporto era con Vincenzo De Luca, con il quale de Magistris ha stabilito un dialogo ben prima della vittoria di De Luca alle Regionali».



Dialogo che lei ha rinsaldato con una cena tete-a-tete.

«Ho contribuito ad avvicinare ancor di più i due, in modo discreto».



Poi c’è l’incontro riservato è stato reso pubblico, quindi il grande gelo tra i due. Lei s’è sentito tradito?

«Più di me, si sarà sentito tradito De Luca che si è trovato in braghe di tela».



Non poteva essere diversamente. Il neo-governatore Pd che trattava con chi allontana da sé il Pd non fa una bella figura. Non crede?

«È così. Ma il Pd voleva vincere le Regionali e c’è riuscito. E de Magistris ha evitato che si proponesse a sinistra di De Luca un candidato sul quale convogliare l’elettorato arancione. Anzi, parti della maggioranza che sostiene il sindaco, a cominciare dall’Idv, appoggiavano De Luca».



Che interesse aveva de Magistris a scassare proprio adesso?

«De Magistris, insisto, ha una visione particolare della politica. Crede di essere sempre lui a dare le carte. E così ha fatto una scelta muscolare. È un modo per accontentare le ali estremiste del proprio schieramento che, secondo lui, non capirebbero un’alleanza con il Pd».



Ma, intanto, il sindaco ha una giunta piena zeppa di assessori di area democrat: Enrico Panini, Alessandra Clemente, Salvatore Palma, Nino Daniele, Mario Calabrese, compreso lo stesso vicesindaco appena nominato, Raffaele Del Giudice, che viene dai Ds. Ma quanti Pd ci sono? O meglio, esiste un Pd a Napoli?

«Dovrebbe chiederlo al Pd. Noi abbiamo provato a mettere in contatto de Magistris e De Luca. Abbiamo lavorato affinché la guida della Regione cambiasse. Il Pd, invece, crede che basti uscire sui giornali per avere visibilità e quindi consenso. Invece, bisogna scendere tra la gente, nei quartieri. Misurarsi là».



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