De Luca commissario Sanità,
arriva lo stop del governo Conte

De Luca commissario Sanità, arriva lo stop del governo Conte
di Carlo Porcaro
Martedì 16 Ottobre 2018, 08:29 - Ultimo agg. 09:44
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Torna la norma sull'incompatibilità tra l'incarico di presidente della Regione e quella di commissario alla sanità. La norma, introdotta una prima volta nel «decreto per Genova» e poi rimossa è stata reintrodotta nel decreto fiscale approvato ieri sera dal consiglio dei ministri. «È una norma - ha spiegato il vicepresidente del consiglio dei ministri, Luigi Di Maio - fatta per togliere le mani di De Luca dalla gestione della sanità».

La norma riguarda sia De Luca, sia il presidente della regione Lazio, Zingaretti, entrambi del Pd.

De Luca in passato ha più volte ribadito che l'incompatibilità non lo riguarda perché entro novembre la Regione conta di uscire dall'emergenza finanziaria nel settore della sanità che otto anni fa ne determinò la gestione commissariale del governo.
 
Intanto il governatore ha tirato fuori gli artigli per difendere i due figli dalle accuse dei compagni di partito. Al candidato alla segreteria nazionale Pd, il proto-renziano Matteo Richetti che a Napoli ha tra i suoi seguaci il capogruppo comunale Federico Arienzo, non le ha mandate a dire. «Ci sono una serie di personaggi che cercano di farsi pubblicità gratuita strofinandosi su De Luca, perché sono una tale nullità che se non litigano con me non se ne accorge nessuno», ha detto il governatore a Radio Crc, durante la trasmissione «Barba e Capelli», rispondendo a una domanda sulle dichiarazioni di Richetti che da Melito alla sua prima uscita aveva bacchettato il modello di un partito «che prima dice dobbiamo scegliere i più bravi e poi sceglie i figli di qualcuno. Io questo non lo accetto e per me non deve passare a Napoli, a Modena o Milano, non deve passare neanche in Sicilia con la figlia di Cardinale. Altrimenti questi ragazzi se ne scappano a gambe levate».

Parole che De Luca, ritenutosi offeso, non ha digerito al punto da sentirsi in dovere di precisare che «i miei figli sono ragazzi che vivono del proprio lavoro e della professione, e non di politica politicante come il signore di cui sopra: siamo un paese di barbari e quando qualcuno non ha niente da dire scivola sulla volgarità e sulla barbarie».

Una volta definito nullità Richetti, il presidente della Regione in radio ha abbozzato un posizionamento per il congresso anche se le candidature non sono tutte definite. «Premesso che il Pd ha salvato l'Italia perché la situazione era drammatica e potevamo fare la fine della Grecia, ci sono state anche decisioni che un poco alla volta ci hanno fatto perdere consenso: mondo della scuola, della Pubblica amministrazione, codice degli appalti, riforma delle province. Poi i due temi centrali: sicurezza e lavoro. Io cerco di affrontarli ma i dirigenti nazionali sempre sordi. Minniti (possibile candidato segretario, ndr) ha fatto un lavoro intelligente sulla migrazione». Il rapporto con il partito, si sa, non è sempre idilliaco. Ieri, dopo pranzo, De Luca ha incontrato a Palazzo Santa Lucia i vertici regionali, il segretario Assunta Tartaglione e il presidente Stefano Graziano per concordare un'iniziativa pubblica. Intanto il Pd campano ha chiesto a Roma di accorpare il congresso regionale a quello nazionale del 10 febbraio.

«Il vento di destra intanto spira ovunque, come hanno dimostrato le elezioni amministrative in Baviera. Un risultato da leggere con grande attenzione: per un verso conferma che gli orientamenti degli elettori non sono esclusivamente legati alle loro condizioni economiche, perché in Baviera la disoccupazione quasi non esiste, ma piuttosto ai problemi della sicurezza, dei migranti, della penetrazione delle forze dell'Islam», ha commentato.
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