Spalmadebiti, la Corte dei Conti avverte de Magistris: la verifica prosegue

Spalmadebiti, la Corte dei Conti avverte de Magistris: la verifica prosegue
di Nando Santonastaso
Sabato 16 Dicembre 2017, 09:59 - Ultimo agg. 13:35
5 Minuti di Lettura

Gli addetti ai lavori restano cauti e almeno una buona ragione per non sbilanciarsi c'è. Il provvedimento spalmadebiti varato dalla commissione Bilancio della Camera per i Comuni a rischio di dissesto, come Napoli, non lo conosce nel dettaglio ancora nessuno. «E spesso proprio nei dettagli si nascondono le sorprese» dice Federico Pica, esperto di finanza pubblica e assessore al Bilancio del Comune di Caserta sul quale pendeva l'ipotesi di un secondo dissesto. Niente dubbi sul valore politico della misura che dovrà essere inserita nel testo definitivo della legge di Bilancio, il salvataggio cioè degli enti con le casse vuote. E nessuna incertezza sull'effetto più evidente della misura stessa, ovvero la possibilità per i Comuni (e anche per la Regione) di raddoppiare i tempi per la copertura dei mutui, da 10 a 20 anni.

«Ma parliamo di un meccanismo finanziario che non riduce l'importo dovuto e dunque conferma l'esigenza per l'ente di risanare», spiega Davide Di Russo, vicepresidente nazionale dell'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili. E aggiunge: «Se il problema del Comune di Napoli è quello della incapacità di assicurare alle proprie casse un'adeguata riscossione di tributi e imposte, lo spalmadebiti non lo risolve: era e resterà anche dopo un nodo da risolvere».
 


Ma la domanda che i tecnici si pongono è un'altra: lo spalmadebiti, quando sarà effettivamente operativo, garantirà comunque una maggiore capacità di spesa ordinaria al Comune che ne beneficerà? In altre parole, il risparmio prodotto dalla possibilità di ridurre l'importo delle spese destinate a sanare il debito potrà essere reinvestito per migliorare i servizi della città? «A mio giudizio sì ma sempre se puoi disporre di un avanzo consolidato come nel caso di Caserta di cui posso parlare con maggiore competenza. Ogni Comune alle prese con questo genere di problemi sa che deve accantonare delle somme per rispettare i termini di risanamento: è ovvio che se i tempi di ammortamento aumentano si potrà alleggerire il carico della sofferenza finanziaria. Si ottiene comunque un beneficio la cui destinazione dipende però dallo stato complessivo dei conti. Se, ripeto, esiste un avanzo non vedo perché non lo si potrebbe reinvestire».
 
Il dubbio però rimane. Mariano Bruno, revisore dei conti delle partecipate del Comune di Napoli, si iscrive di ufficio al patito della cautela: «Vediamo bene cosa prevede il testo licenziato dalla commissione che al momento non conosciamo. Perché a mio giudizio potrebbe non essere automatico l'aumento della capacità di spesa ordinaria. Una eventualità del genere per i Comuni in predissesto dovrebbe essere appositamente indicata nel provvedimento, considerata la delicatezza della questione: se non ci fosse bisognerebbe concludere che non è prevista. Io so che il testo approvato dalla commissione è stato oggetto fino all'ultimo di una serie di modifiche per cui è al momento prematuro capire quale versione finale è stata licenziata».

Naturalmente se la politica, o almeno parte di essa, ha voluto lanciare l'ennesima ciambella di salvataggio ai Comuni sull'orlo del dissesto, ciò non comporta un automatico, analogo atteggiamento da parte della magistratura contabile che nel caso del Comune di Napoli ha già posto alcuni paletti (anche sul piano temporale) per verificare il rispetto del piano di risanamento. «Chiaramente - si osserva negli ambienti della Corte dei Conti campana - dovremo verificare quale impatto avrà la norma licenziata dal Parlamento sulla situazione complessiva dell'ente e sulle prospettive di riequilibrio dei conti pubblici. Ci sono dei punti di riferimento, in altre parole, di cui tener conto». In sostanza, nessuna valutazione pregiudiziale ma una verifica attenta e soprattutto tempestiva, considerato tra l'altro che una delle scadenze fissate dalla Corte è praticamente già dietro l'angolo, fine anno cioè. «È previsto un monitoraggio molto più stringente - spiegano alla Corte dei Conti - perché il superamento di determinate situazioni lo richiede».

Ma sul nodo di fondo, la possibilità cioè di godere di una maggiore capacità di spesa in funzione del raddoppio dei temi per la copertura dei mutui, le perplessità della magistratura contabile napoletana non sarebbero poche. «Il maggior respiro concesso dal Parlamento - si spiega - non può essere dedicato ad una eccezione, quella appunto di un'ampiezza di spesa più forte perché la situazione è già abbastanza precaria. Il problema è il tempo utile per sistemare le cose: non è che ammettendo che la norma abbia un impatto, si può ipotecare il futuro. Stiamo parlando di un'area di recupero piuttosto importante e di misure correttive che devono scadere entro fine anno».

Morale: la Corte si appresta ad un lavoro delicato e al tempo stesso decisivo. «Naturalmente - precisano i magistrati contabili della sezione regionale - non viene comunque toccata la parte della normativa sul debito sopravveniente, perché il percorso non è finito». Parliamo delle violazioni del Patto di stabilità interno che non hanno nulla a che vedere con il provvedimento spalmadebiti e sulle quali la Corte dei Conti si pronuncerà a sezioni unite il 10 gennaio prossimo. In quell'occasione la Corte dovrà decidere se accettare le tesi del Comune di Napoli e dunque espungere dalla delibera questa parte, oppure se confermare la delibera e quindi avviare quello che gli addetti ai lavori chiamano il percorso sanzionatorio, fermo restando che la delibera dell'organo di controllo di per sé non è sanzionatoria. Su un punto però, pur nella riservatezza del ruolo, la Corte non sembra avere dubbi: «Provvedimenti come quello varato della commissione Bilancio vanno nella direzione di migliorare i conti degli enti che rischiano il dissesto e come tali vanno accettati. Sarebbe assurdo se non si mettessero in atto tutti i possibili piani di risanamento condannando senza appello e aprioristicamente i Comuni al dissesto. Ma poi servono le azioni concrete, le attività da mettere in campo per risanare i conti».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA