Partecipate, tagli ai superdirigenti
ma la maggioranza si spacca

Partecipate, tagli ai superdirigenti ma la maggioranza si spacca
di Luigi Roano
Martedì 23 Maggio 2017, 09:19 - Ultimo agg. 09:26
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La cifra politica di giornata è che non c’è stato nessun no al taglio dei superminimi, delle indennità, dei premi a pioggia e di tutto quello che non fa parte del salario di base per quello che riguarda la retribuzione dei dirigenti e quadri delle aziende partecipate del Comune. Arancioni e M5s hanno votato insieme sì, come ha fatto Mimmo Palmieri di Alternativa Popolare; Pd, Forza Italia e il consigliere di Fratelli d’Italia Marco Nonno si sono invece astenuti. 

La nota positiva è che parte un segnale positivo da Napoli, dall’intero Consiglio comunale, su un tema fondamentale: il carrozzone delle partecipate, la culla dei benefit e dei servizi quasi sempre inadeguati, pian pianino dovrebbe essere smantellato, complice anche una legge dello Stato, la spending review, che a distanza di tre anni troverà la sua completa applicazione. La nota stonata è che serviva più coraggio, vale principalmente e soprattutto per gli arancioni ma anche per quelli che si sono nascosti dietro la classica foglia di fico dell’astensione. Nella delibera - che porta la firma degli assessori Enrico Panini e Salvatore Palma - la ricognizione «sull’incidenza del costo del lavoro» accessorio delle aziende comunali è definito «significativo» e da abbattere al più presto per evitare altri guai finanziari.

Perché - visto che la ricognizione è stata già fatta - non mettere allora in delibera le cifre e fissare un obiettivo concreto dei tagli da fare? Il costo del lavoro delle aziende è di 330 milioni, secondo indiscrezioni che provengono da Palazzo San Giacomo, l’obiettivo del provvedimento sarebbe quello di un taglio del 10%, poco più di 30 milioni in tre anni il risparmio. In Aula, quelli della maggioranza hanno fatto circolare una cifra molto più bassa, «con risparmi ridottissimi» da massimo 1,8 milioni all’anno, un po’ meno di 6 nel triennio. Non sono da buttare via. Non si capisce - tuttavia - questo gettare acqua sul fuoco di una delibera che ha messo d’accordo tutti. C’è chi ha paura dei superburocrati delle aziende? O dei sindacati, a partire da quello potentissimo dei dirigenti, i veri stipendi di platino, la cui pressione in Aula era asfissiante? Oppure fanno paura le minacce di contenzioso che sono arrivate nemmeno tanto velatamente sul tavolo dei consiglieri comunali?

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