Reparto chiuso all'Ospedale del Mare, il ministro Grillo: «No allo scaricabarile»

Reparto chiuso all'Ospedale del Mare, il ministro Grillo: «No allo scaricabarile»
di Maria Pirro
Mercoledì 11 Luglio 2018, 07:00 - Ultimo agg. 14:34
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«Se c'è il personale di un intero reparto che se n'è andato, chiudendo bellamente per due giorni e spostando pazienti come se fossero pacchi postali, per garantire la partecipazione a una festa, non accetterò lo scaricabarile e che qualcuno dica non so niente o non è colpa mia». Il ministro della salute Giulia Grillo piomba nell'ospedale del Mare «per capire di persona come è potuto accadere» tutto questo, tra venerdì 6 e sabato 7 luglio, chiama in causa i vertici della struttura («non siamo nel paese dei balocchi») e invia anche gli ispettori del suo dicastero per avere una relazione dettagliata «entro 48 ore», dopo il blitz del Nas e l'inchiesta con l'ipotesi di interruzione di pubblico servizio. «Ci sono vari gradi di responsabilità, li accerteremo tutti e agiremo di conseguenza. Con polso fermo».
 


«La situazione è già gravissima dal punto di vista morale: la vicenda mi ha fatto molto arrabbiare, getta discredito sulla classe medica di cui faccio parte», dice Grillo, puntando l'indice contro il primario di chirurgia vascolare Francesco Pignatelli, l'organizzatore del party già sospeso dall'incarico dirigenziale, ma in servizio ugualmente per non fermare l'assistenza. «Dovrebbe chiedere scusa in pubblica piazza», gli suggerisce, spiegando però che «non solo lui» è al centro dell'attenzione. Anche il governatore Vincenzo De Luca definisce «indegno quello che è accaduto». E invoca pugno duro: «Ci sono livelli di imbecillità che è difficile prevedere sulla faccia della terra: ho sentito il direttore generale della Asl che sta ovviamente seguendo una procedura prevista dal contratto e mi sono permesso di dirgli di non perdere un minuto di tempo e di adottare il massimo rigore consentito dalle normative».
 
Le verifiche, avviate per primo dal neodirettore sanitario Giuseppe Russo, tirano in ballo la caposala con il primario: «Ma accertamenti sono in corso per chiarire la posizione di tutti gli operatori del reparto, 10 chirurghi e 12 infermieri». E il presidente dell'Ordine dei medici, Silvestro Scotti, chiede gli atti per poter valutare ulteriori provvedimenti: «Potrebbe scattare la radiazione». Ma il ministro allarga ancor più il cerchio delle responsabilità: «Non è possibile che si chiuda un reparto e che non se ne accorga nessuno, che il manager non lo sappia». Mai sarebbe potuto accadere in un'azienda privata, sostiene. «C'è un grande problema e bisogna capire cosa è successo. Che è ai limiti del comprensibile e umano». Grillo incalza: «Ognuno deve assumersi, per il proprio ruolo, le proprie responsabilità». E questo, «non solo per l'interruzione di pubblico servizio, ma anche perché manda un pessimo messaggio a tutti i cittadini. E getta ombre sulla serietà e il rigore con cui la grande parte del personale del servizio sanitario nazionale affronta un lavoro importante e gravoso per la salute di tutti».

In piedi, nel pronto soccorso inaccessibile ai malati per la carenza di personale, almeno fino a metà di settembre (la nuova data per l'inaugurazione fissata dal governatore), il ministro interviene anche per sollecitare una svolta più complessiva. «Quanto alle difficoltà di reclutamento, vorrei fare chiarezza».
Non solo: il ministro annuncia opposizione al progetto di spostare il polo materno-infantile «per fare posto qui all'ennesimo reparto di Cardiochirurgia». Una vicenda, quest'ultima al centro un altro fascicolo aperto dalla Corte dei Conti, su denuncia del Movimento Cinque Stelle e in particolare del consigliere regionale, Valeria Ciarambino. «Siamo finalmente speranzosi - sottolinea lei - di poter salvare questa struttura di assoluta eccellenza della Campania e del Sud, costata quattro milioni di euro, ma che De Luca vorrebbe smantellare per realizzare la tredicesima cardiochirurgia di cui non c'è esigenza nella regione. Il ministro ha potuto constatare in prima persona il polo straordinario, da salvare». Un insieme di reparti per le madri e i neonati, spiega Ciarambino, «che avrebbe potuto essere già operativo da due anni, con tutte la attrezzature acquistate e ancora imballate». E questo, per certi aspetti, è ancora più grave del reparto chiuso in coincidenza della festa, conclude il ministro.

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