«Mentre il governo Gentiloni con il primo decreto ha dato 20 miliardi di euro alle banche, il nostro sará sul reddito di cittadinanza e sarà la più grande operazione di giustizia sociale della nostra storia» ha aggiunto di Maio.
«Quando andremo al governo - ha proseguito - perché è solo una questione di 'quandò e non di 'sè, faremo questo decreto come primo atto, che contemporaneamente taglia tutto quello che non serve per trovare le coperture al reddito. Se guardate le coperture a questo nostro decreto, capirete che ci sono tutti i tagli di cui parliamo da una vita, come agli stipendi dei parlamentari, agli enti statali inutili e la tassazione al gioco d'azzardo».
«I problemi di povertà delle periferie restano, ma oggi abbiamo dimostrato che quando lo Stato fa lo Stato non ci si inchina ai costruttori e ai palazzinari» ha detto Luigi Di Maio, sullo stadio di Roma. «Lo stadio si farà ma secondo le nostre regole e principi - ha spiegato - e ci fa piacere che la società della Roma sia venuta incontro alle nostre richieste. Abbiamo ottenuto che le opere di contorno avranno il 50% in meno di cubature. Perché non l'ha fatto chi c'era prima?».
«Non siamo quelli che vedono il privato come un demone.
Anzi. Non è un tabù contrattare con un privato, a patto che lo si faccia nell'interesse dei cittadini. Voglio dire ai consiglieri comunali e regionali d'opposizione - ha aggiunto - di non ascoltare i loro sindaci e presidenti quando dicono che una cosa non si può fare altrimenti il privato scappa. Non è così. Quando sei il pubblico, ti siedi al tavolo col privato e trovi l'accordo che tuteli il territorio. Noi l'abbiamo fatto».