Catacombe, prove di dialogo tra volontari e Vaticano: la soluzione è possibile

Catacombe, prove di dialogo tra volontari e Vaticano: la soluzione è possibile
di Giuliana Covella
Sabato 17 Novembre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 13:59
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Distensione. Potrebbe essere questa la parola giusta per definire il clima che si respirava ieri, dopo l'accordo raggiunto sulle Catacombe di San Gennaro tra l'arcivescovo Crescenzio Sepe e il presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra Gianfranco Ravasi. Dopo la mobilitazione collettiva per salvare i giovani della cooperativa sociale «La Paranza», che gestiscono il sito dal 2009, i due cardinali si sono incontrati a Roma in occasione dell'Assemblea della Conferenza episcopale italiana e hanno discusso del caso Catacombe per trovare una soluzione ottimale per ambo le parti in causa: da un lato la Santa Sede che, attraverso la Pontificia Commissione, aveva richiesto un credito relativo agli ultimi dieci anni di attività pari alla metà degli incassi derivanti dalla vendita dei biglietti; dall'altro i giovani del Rione Sanità, che hanno ridato vitalità a un sito e a un territorio non adeguatamente valorizzati per decenni.
 
L'incontro Ravasi-Sepe, avvenuto ieri nella capitale, ha dato i suoi risultati per una comune idea verso una soluzione. Il referente del Vaticano, che nelle scorse settimane era giunto a Napoli, è stato chiaro sulla posizione della Chiesa: i 50 giovani impegnati a vario titolo nella gestione, nella manutenzione e nella valorizzazione delle antiche cavità di tufo di epoca paleocristiana, non perderanno il lavoro. Ma, beninteso, nel rispetto di precise condizioni: legalità, trasparenza e regole chiare. A Roma per l'Assemblea Cei, Ravasi e Sepe hanno affrontano la delicata questione esprimendo un «comune convincimento che esistono concrete condizioni per una soluzione che tenga conto delle esigenze istituzionali, a garanzia dei diritti e dei doveri delle parti in causa». Secondo una convenzione firmata tra Curia partenopea e Commissione pontificia nel 2009 e in scadenza a luglio, il 50% degli introiti provenienti dalla vendita dei ticket sarebbe dovuto andare nelle casse del Vaticano. Ciò che, di fatto, fino ad oggi non è mai avvenuto, «né era stato richiesto», a detta della «Paranza».

Se davvero la Pontificia commissione dovesse formalizzare la riscossione di parte degli introiti, sarebbe a rischio il lavoro dei ragazzi della cooperativa, di cui fanno parte tanti giovani nati e cresciuti nel quartiere. A rischio sarebbe soprattutto quello che in molti hanno definito il «modello Sanità», che rappresenta il riscatto di un rione difficile attraverso il tessuto sociale, i cittadini e una chiesa che, con il parroco don Antonio Loffredo, ha creato una rete sinergica in grado di attrarre nel rione turismo, economia e quindi sviluppo. Ma in questi giorni in cui i ragazzi hanno vissuto con l'ansia di non conoscere il loro destino, l'arcivescovo di Napoli «ha lavorato nel silenzio - come si legge in una nota della Curia partenopea - in stretta collaborazione con la Santa Sede, perché si individuasse un percorso positivo ed efficace finalizzato al rinnovo della convenzione per una migliore gestione e fruizione delle Catacombe sia di San Gennaro che di San Gaudioso».

Nei giorni successivi alla visita di Ravasi a Napoli, a sostegno dell'esperienza dei ragazzi che lavorano alle Catacombe, l'attenzione è cresciuta intorno a loro con una mobilitazione che ha coinvolto tutti: società civile, quartiere, istituzioni, artisti e intellettuali. In particolare la onlus «L'Altra Napoli» si è fatta promotrice di una lettera-appello a Papa Francesco, affinché intervenisse. Un'iniziativa che, fino ad oggi, ha raccolto oltre 87mila adesioni. Tra i tanti firmatari Antonio Bassolino, che ha rinnovato il suo sostegno alla coop: «Dopo l'incontro tra Sepe e Ravasi si profila un accordo per le Catacombe: bene, era ed è la strada giusta».
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