Emergenza babygang, de Magistris punge Minniti: «Non avrei mai parlato di terrorismo»

Emergenza babygang, de Magistris punge Minniti: «Non avrei mai parlato di terrorismo»
di Luigi Roano
Giovedì 18 Gennaio 2018, 12:29
5 Minuti di Lettura
I cento esponenti delle forze dell'ordine in più e immediatamente operativi, l'allargamento del cosiddetto «modello Sanità» contro la dispersione scolastica e altro. È soddisfatto dell'esito della visita del ministro dell'Interno Marco Minniti il sindaco Luigi de Magistris. Il titolare del Viminale ha portato cose concrete. Tuttavia sulle baby gang e le loro azioni c'è divergenza - semantica - tra il primo cittadino e il ministro. Su cosa poggia questa diversità? «Le scelte degli obiettivi delle baby gang sono casuali proprio come quelle terroristiche» ha detto Minniti. Il sindaco - invece - avrebbe evitato questo paragone. De Magistris sottolinea di non voler fare «alcuna polemica» ed evidenzia che «il ministro ha specificato bene come si tratti di fatti completamente diversi. E poi con Minniti si sta lavorando con uno spirito di cooperazione istituzionale davvero eccellente». Quindi il sindaco spiega il suo punto di vista: «È un'affermazione che io non avrei usato perché si rischia di dare potenza a chi invece compie atti criminali gravissimi ma ordinari e che pertanto vanno affrontati con forze di polizia ordinarie e democratiche». Per de Magistris «con quel tipo di affermazione si rischia di esaltare persone che tutto dobbiamo fare tranne che considerare leader criminali e padroni del territorio».
 
Giusto? Sbagliato? Per capirlo è meglio dare subito la parola a chi è stato vittima delle baby gang. A iniziare da Maria Luisa Iavarone, la mamma di Arturo, che è tornato a scuola, a una vita più o meno normale, ma che sconta ancora i postumi della brutale aggressione che subì: circa 20 coltellate da ragazzini tra i 12 e i 16 anni. «Quel paragone - dice la Iavarone - sono stata io la prima ad usarlo subito dopo l'aggressione a mio figlio, quando mi intervistarono, evidentemente sarà piaciuto al ministro e lo ha utilizzato». La Iavarone sostanzia il ragionamento, simile a quello di Minniti: «Qui il problema non è di chi dice prima le cose, il tema è che se le aggressioni sono senza motivo, ingiustificate e casuali, allora sono omologabili a quelle terroristiche. Perché resta la violenza di quei gesti e il movente dell'omicidio. Non è questione di quantità delle vittime ma dell'insensatezza del gesto. Siamo nell'era della comunicazione e occorre farla bene per far capire la gravità del problema e se questo paragone serve, giusto utilizzarlo». Gennaro Esposito, ex consigliere comunale, avvocato e presidente del Comitato per la quiete pubblica e la vivibilità, è stato tra i primi a segnalare il problema baby gang. «Sì, perché quello della movida è l'epifenomeno delle baby gang. Quanto all'affermazione di Minniti - dice Esposito - lui ha detto sono come gesti terroristici perché colpiscono a caso, solo da questo punto di vista si può fare il paragone. Lo trovo, tuttavia, un approccio non operativo. A Londra hanno lo stesso problema e da quelle parti i ministri hanno parlato di problema di salute pubblica, io così definirei il problema delle baby gang nostrane». Esposito va nel dettaglio: «Quello che serve sono più politiche sociali, più impianti sportivi, più luoghi di aggregazione. Prefetto e questore sono poco attenti, nel senso che le forze dell'ordine si preoccupano del solo servizio per cui sono comandate e non vanno oltre».
Caterina Rodinò, donna impegnata e presidente del comitato «Chiaia viva e vivibile», racconta: «Io non credo che sia un paragone calzante quello fatto da Minniti, ma devo dire che mi è sembrato fosse fatto per definire e spiegare i gesti e i personaggi delle baby gang che ne sono protagonisti. Perché fanno attacchi che possono capitare ovunque e contro chiunque. E mi sembrano spiegazioni convincenti». Per la Rodinò «quello che è accaduto a Chiaia, con le sparatorie e le aggressioni, e a Chiaiano ne sono la testimonianza. E bene ha fatto il ministro a portare più polizia, mi sembra una risposta concreta e l'inizio di un percorso importante per superare il problema delle baby gang».
Al netto della baby gang il ministro ha chiesto «tolleranza zero anche sulle illegalità, dovrebbero essere fermati e sequestrati i motorini con a bordo tre persone e se si esauriscono i depositi ne metteremo a disposizione altri». Messaggio che al sindaco non è sfuggito. «C'è la necessità - racconta il sindaco - che la Prefettura sblocchi la gara che dura da troppo tempo, motivo per cui nel recente passato ci siamo fatti noi carico di indicare un luogo». «Area che - racconta il capo di gabinetto Attilio Auricchio - è stata anche questa volta individuata ed è già disponibile, in via Campegna».

Aria di burrasca vera è quella tra il sindaco e le due deputate e consigliere comunali Mara Carfagna (Fi) e Valeria Valente (Pd). Al centro dello scontro la criminalità. «I temi della sicurezza urbana e delle baby gang vanno tenuti fuori dalla campagna elettorale» dice il sindaco. «C'è il rischio - spiega - di dover sopportare una campagna elettorale al Nord sul pericolo di inquinamento della razza bianca e al Sud su argomentazioni misere sulla pelle dei nostri figli». De Magistris quindi parla di «abbraccio politico misero tra Valente e Carfagna sul tema del Daspo». Le repliche sono immediate. «La miseria è la cifra dell'azione amministrativa e politica di de Magistris e che lui, proiettando, la applichi ai suoi avversari politici è sintomo di disperazione» dice la Carfagna. «Mentre dall'opposizione - conclude - arrivano proposte su età imputabile, patria potestà, lotta alla dispersione scolastica, che possono essere condivise o meno da lui, che avrebbe la responsabilità di governare la capitale del Mezzogiorno, partono invece solo invettive e aria fritta». Parola alla Valente. «Personalmente mi sottraggo al giochino del sindaco che mentre fintamente invoca l'unità butta benzina sul fuoco della provocazione e della rissa» dice l'esponente del Pd. «De Magistris mente, chiede di non speculare e di non rendere la vicenda dell'ondata di violenza che coinvolge sempre più ragazzi e adolescenti, un'altra occasione di battaglia politica, poi innesca su questo terreno l'ennesimo attacco politico ai suoi avversari».
© RIPRODUZIONE RISERVATA