Siani il capolista in Campania. «Ci sto pensando»

Siani il capolista in Campania. «Ci sto pensando»
di Paolo Mainiero
Martedì 14 Novembre 2017, 08:45
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«Io faccio un altro lavoro...», si defilò Paolo Siani quando, quindici giorni fa, finì il suo intervento alla conferenza programmatica del Pd e subito si pensò a una sua candidatura. «Io faccio un altro lavoro...», ripete anche ora che Matteo Renzi rivela in direzione di aver chiesto a Siani di candidarsi alle politiche «perchè il tema della povertà educativa è una priorità assoluta».

Da tempo Renzi pensava a Paolo Siani, deve averci pensato moltissimo e intensamente in queste ore, mentre il Pd a Napoli si dilania tra accuse, veleni e ricorsi, in uno nuovo scontro fratricida per la segreteria provinciale. I due si erano conosciuti a settembre 2016, al San Carlo, al concerto di Kauffman organizzato dal Mattino. Un incontro veloce, e l'impegno a incontrarsi a Palazzo Chigi per discutere di infanzia e di recupero dei ragazzi a rischio. Non ci fu il tempo di vedersi perchè Renzi si dimise da presidente del consiglio dopo la sconfitta al referendum. Però il segretario volle mantenere l'impegno. Si invertirono le parti e fu Siani a ospitare Renzi. Un pranzo in famiglia, l'occasione per parlare di Napoli, delle sue angosce, dei suoi giovani abbagliati dai guadagni facili promessi dalla criminalità organizzata. E per parlare di Giancarlo Siani, il fratello, il cronista ucciso dalla camorra. «Mi ha fatto molte domande. Voleva sapere tutto di lui, non solo del giornalista ma pure dei suoi sogni da ragazzo», raccontò. Paolo gli regalò due volumi con gli articoli di Giancarlo. Da allora, il corteggiamento è stato lungo, intenso, fino alla richiesta di candidarsi per portare nel Pd e in Parlamento l'esperienza di un professionista che da primario pediatra del «Santobono» e da presidente della Fondazione Polis ha saputo coniugare l'impegno per i minori con la battaglia per la legalità. «Non so, ci devo pensare. Ho bisogno di risentire Matteo, devo capire cosa andrei a fare», dice il medico ora che l'invito a scendere in campo non è più un'indiscrezione.

 

Perchè Paolo Siani è un uomo del fare, concreto, dedica il suo tempo ai ragazzi di Nisida, al sostegno delle vittime innocenti della criminalità organizzata, al riutilizzo dei beni confiscati alla camorra. Nel nome e nel ricordo di Giancarlo: è la sua ragione di vita e un impegno in politica può esserci solo se coerente con un percorso cominciato dopo la tragica notte del 23 settembre di trentadue anni fa. «Posso entrare in campo - spiega al Mattino - se posso essere davvero utile alla città. Devo essere convinto che avrò un ruolo utile almeno quanto quello di medico». Di una sua esperienza in politica si parlò già nel 2015 quando alla affannosa ricerca di un candidato sindaco da contrapporre a Luigi de Magistris, il Pd bussò alla sua porta. «Non basta essere una brava persona per fare il sindaco», scrisse in una lettera al Mattino per motivare il suo garbato rifiuto, che non era un rifiuto a impegnarsi per la città ma a richiamare la politica ad assumersi le proprie responsabilità senza dover rincorrere il mito della società civile. Ma ora è diverso. E la tentazione c'è. «Sono combattuto», ammette e ricorda il pensiero di un suo maestro, il professore Sereni. «Ripeteva spesso che accettare di fare qualcosa per il proprio Paese può essere talvolta un dovere. Io avverto questo dovere ma - precisa - non per fare lo specchietto delle allodole». E c'è tutto Paolo Siani in queste parole, c'è l'uomo, il medico, che non intende lasciarsi trascinare nella bagarre della politica, nello scontro tra le correnti che anche in queste ore sta provocando una bufera nel pd napoletano. «Se dovessi accettare, lo farei da indipendente - tiene a far sapere - al di fuori dei giochi». L'impegno politico non dovrà apparire come un fiore all'occhiello da esibire ma dovrà avvenire dentro una cornice che consenta a Siani di portare il suo contributo maturato in altri campi, quelli della medicina, del contatto con i ragazzi a rischio, del volontariato, della lotta alla criminalità organizzata.
«Faccio un altro lavoro...», ripete ancora, ma Renzi è convinto che alla fine Siani accetterà. Il segretario del Pd è affascinato dalla sua storia personale e umana, sulla quale si sofferma a lungo nel suo libro «Avanti», nel capitolo dedicato a Napoli. Ne è affascinato oggi più che mai che il partito sta scrivendo un'altra bruttissima pagina. Candidare Paolo Siani, farlo proprio ieri, è anche un messaggio chiaro che il segretario manda ai litiganti di turno. «L'incontro più interessante è stato con Paolo Siani», scrive Renzi in «Avanti», e nel libro anticipa le intenzioni di chiamarlo in campo. «Penso che occorrerà sempre di più coinvolgere nel Pd e nelle istituzioni persone di questa levatura. Che non sono molto interessate al chiacchiericcio della politique politicienne, ma possono apportare contributi rilevanti». Quel momento è arrivato. «Ma devo capire, il mio lavoro è un altro...», insiste Paolo lasciando lì una porta che non è mezza aperta nè mezza chiusa.
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