Il governo: stop poteri a De Luca,
la sanità campana commissariata

Il governo: stop poteri a De Luca, la sanità campana commissariata
di Ettore Mautone
Martedì 4 Dicembre 2018, 08:52
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È il governo della Salute a impegnare, in questi giorni, le maggiori energie del presidente della Regione Vincenzo De Luca, pienamente calato nel doppio ruolo di governatore e di commissario per la Sanità. Lo snodo cruciale da centrare è il difficile passaggio dalla gestione commissariale straordinaria di Asl e ospedali a quella ordinaria regionale. Il prossimo 31 dicembre scade infatti il triennio, iniziato nel 2016, in cui la Regione ha attuato una serie di programmi operativi concordati con il governo centrale e finalizzati al risanamento contabile della rete ospedaliera e territoriale e alla riqualificazione dell’assistenza clinica. Un giro di boa in cui da un lato c’è De Luca, che vede a portata di mano l’orizzonte per uscire dal tunnel e pertanto chiede di imboccare l’ultimo miglio di strada con una nuova auto il cui bagagliaio sia finalmente liberato della zavorra dei vincoli del commissariamento. Dall’altro c’è il ministero che, invece, considera prematura tale svolta e ritiene che il piano triennale da rinnovare non possa essere definito di uscita ma che sia ancora da considerare, a tutti gli effetti, una prosecuzione del Piano di rientro confermando il commissariamento da affidare a un nuovo timoniere. Ed è probabilmente quest’ultima la strada che si seguirà. 
IL DUELLO
È in questa apparentemente formale divaricazione di vedute che si sostanzia il durissimo duello, tecnico e politico, tra Regione e Governo alla vigilia del varo di una norma, il decreto fiscale, che decreta l’incompatibilità, e dunque la fine, del doppio ruolo di commissario e di governatore per De Luca. I tempi De Luca la sua visione del percorso da compiere l’ha messa nero su bianco in una lettera inviata in questi giorni a mezzo governo e al premier Giuseppe Conte. Tutta la premessa serve al presidente della Campania per ricostruire il percorso fin qui compiuto dalla Sanità regionale commissariata dal 2009. Una strada in salita per risanare i conti e l’assistenza. Per poi concludere: «Tale percorso va coronato e concluso». Come? Con un nuovo Piano di rientro triennale di consolidamento che, a norma di legge, potrebbe, a suo dire, anche segnare la fuoriuscita dal tunnel del commissariamento (anziché configurare la sua prosecuzione) e tornare dunque alla gestione ordinaria. Insomma si tratterebbe di proseguire nel solco del Piano di rientro fino al 2021 ma senza il vincolo del commissariamento. Un ponte che consentirebbe a De Luca di continuare a guidare la sanità regionale eludendo il bivio che lo porta invece allo stop che si profila nel 2019 se lui fosse ancora in sella da commissario. Un passaggio tutt’altro che scontato. Anzi, difficilissimo da centrare. Sia per ragioni politiche sia per i tempi che egli ha davanti. 
GLI SCENARI
Nei prossimi mesi la struttura commissariale da lui guidata si prepara a predisporre una bozza di piano di riqualificazione della sanità regionale 2019-2021 che, nel caso approvata dal ministero, segnerebbe l’avvio della procedura di uscita dal commissariamento. Ma se intanto passa l’emendamento in manovra sulla incompatibilità tra governatore e commissario non ci sono i tempi tecnici utili per uscire da tale regime commissariale. Di più: il prossimo tavolo sui livelli di assistenza del 2018 sarà convocato solo tra un anno mentre i dati definitivi del 2017 saranno noti solo tra gennaio e febbraio 2019 che, come è noto, non segnano ancora la piena sufficienza. 
L’assistenza 
Poco importa che De Luca, nella missiva recapitata al Governo, sottolinei i risultati conseguiti nella pagella dell’assistenza che incrociano il Piano ospedaliero spedito nei giorni scorsi a Roma e ora al vaglio finale del ministero della Salute. Né potrebbe bastare ricordare i risultati incassati in poco più di un anno di attività da commissario per la Salute. «Negli anni antecedenti il commissariamento - ricorda De Luca - il Servizio sanitario regionale aveva accumulato più di 7 miliardi di euro di disavanzi pregressi e la gestione corrente registrava strutturalmente squilibri economici per circa 800 milioni annui. Anche riguardo alla garanzia dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) c’erano diverse criticità (eccesso di ospedalizzazione, inappropriatezza, carenza nella rete di emergenza e urgenza, assenza delle reti tempo dipendenti, liste di attesa, carenze nell’assistenza domiciliare e territoriale). Il lungo ed impegnativo percorso di risanamento - aggiunge - anche grazie all’affiancamento garantito dai ministeri della Salute e dell’Economia ha consentito di conseguire condizioni strutturali e durature di equilibrio economico (bilanci in regola dal 2013)». A ciò si aggiunge - scrive ancora De Luca - che al 31 dicembre del 2017, sono stati coperti tutti i disavanzi pregressi, riducendo il debito commerciale e i tempi di pagamento ormai collocati entro l’alveo delle norme Ue”.
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