Via ai bitcoin di DeMa: si pagheranno le multe

Via ai bitcoin di DeMa: si pagheranno le multe
di Paolo Barbuto
Sabato 6 Ottobre 2018, 08:40
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Undici pagine in tutto per segnare la svolta, per entrare nel futuro. Ieri la Giunta Comunale ha firmato la delibera numero 465 nella quale, fra l'altro, si prevede la «generazione, la distribuzione e l'utilizzo di una valuta virtuale digitale legata all'economia della città». Il mondo degli economisti, però, storce il naso di fronte a una decisione che sembra troppo grande per essere gestita «in house» da un Comune.
Il documento che apre ai Bitcoin napoletani gronda entusiasmo e buoni propositi, è ricco di approfondimenti tecnologici e visioni futuristiche, è denso di neologismi virtuali. C'è anche una postilla decisamente critica della quale, però, diremo in seguito perché bisogna innanzitutto raccontare l'entusiasmo della Giunta comunale di fronte alla nascita della moneta virtuale partenopea.
IL TOKEN
Il termine inglese in realtà significa, banalmente, «gettone». All'estensore della delibera tecnologica, però, piace tanto, e lo usa in alternativa a «valuta virtuale digitale» che sa troppo d'autarchia e profuma poco di futuro. Il token è uno «strumento d'azione», spiega la delibera, «rappresentato dall'emissione, da parte dell'Amministrazione Comunale, di uno strumento monetario basato sulla tecnologia delle criptovalute, complementare all'euro».
Ecco, è esattamente come «battere moneta», solo che è più facile perché non c'è bisogno nemmeno di una zecca. Si crea una valuta parallela basata sulla fiducia: chi la accetta ha la certezza che chi l'ha emessa offre garanzie solide sulla solvibilità. E attualmente quale struttura può offrire garanzie di solidità economica e finanziaria se non il primo Comune del Mezzogiorno d'Italia? Vabbè, qualcuno solleva dubbi, ma di questo parleremo in seguito.
I token, i gettoni emessi dal Comune di Napoli, nelle intenzioni di chi ha firmato la delibera potranno essere utilizzati nell'immediatezza per usufruire dei servizi comunali: pagare multe, tasse, permessi edilizi o di occupazione di suolo. Ma il futuro della diffusione della moneta battuta a Napoli prevede larghissimo utilizzo. E poi, secondo la Giunta, ha una caratteristica essenziale «non crea debito pubblico né privato». Anche se su questo specifico punto molti esperti sono divisi.
LA BLOCKCHAIN
Tutto nasce dal concetto della Blockchain, nuova modalità di condivisione online che prevede l'impossibilità di nascondere qualcosa nel percorso di un documento o di una transazione economica. La Blockchain, secondo l'Amministrazione napoletana, potrà essere utilizzata anche per la gestione e la condivisione di documenti, per la diffusione di bandi di gara, per la generazione di liste pubbliche di assegnazione. Per capire come funziona, provate a immaginare una playlist di canzoni che viene condivisa da tutto il mondo: se uno aggiunge una canzone o ne elimina un'altra, quel movimento viene «registrato» e si genera una nuova playlist che non cancella quella precedente: così tutti sapranno in ogni momento «chi ha fatto cosa» e come ha modificato quella sequenza. Ecco, secondo le intenzioni del Comune, questa tecnologia verrà applicata a tutta la macchina burocratica e renderà totalmente trasparente ogni evento. Anche se noi abbiamo la certezza che l'assoluta trasparenza regoli anche oggi la macchina comunale.
I REFERENDUM
Negli auspici della Giunta Comunale il concetto di Blockchain consentirà anche di «indire a costi prossimi allo zero referendum cittadini, grazie alla votazione elettronica». Progetto lodevole, indubbiamente. Anche se, nonostante gli sforzi di memoria, non è che i referendum cittadini siano all'ordine del giorno qui a Napoli, anzi, probabilmente non ce n'è mai stato nemmeno uno. Ma forse proprio la nuova tecnologia consentirà di farne tanti e di portare finalmente a galla la democrazia «dal basso» della quale si parla tanto a Napoli.
Le pagine grondanti entusiasmo e sicurezza della delibera sono in tutto nove su undici. Gli ultimi due fogli sono riservati alle osservazioni del Segretario Generale del Comune, e qui i toni si fanno leggermente più cupi. Il segretario farcisce le sue osservazioni con riferimenti a documenti ufficiali di una lunga sequenza di organismi finanziari italiani ed europei che invitano a valutare correttamente i rischi delle valute virtuali. Ma quella è roba che scrivono le banche e i banchieri: il futuro a Napoli è una moneta emessa direttamente dal Comune, lontana dagli ingranaggi, dalla burocrazia e dalle paure che hanno le banche.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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