Grandi manovre Pd al Senato:
​spunta il ticket Renzi-Valente

Grandi manovre Pd al Senato: spunta il ticket Renzi-Valente
di Carlo Porcaro
Venerdì 19 Gennaio 2018, 10:14
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Aria pesante nel Pd campano. Il congelamento delle liste da parte del segretario Matteo Renzi, fatta eccezione per i ministri del governo Gentiloni, non ha certo aiutato a diramare la nebbia. I parlamentari uscenti sentono puzza di bruciato di un lanciafiamme acceso in ritardo, in tanti sul territorio aspirano ad un seggio, ma ogni decisione definitiva verrà presa soltanto a poche ore dalla chiusura delle liste. La Direzione nazionale è stata spostata al 26 gennaio, tre giorni prima del deposito ufficiale dei nomi. «Dieci giorni di passione e poi ci sarà giusto il tempo di qualche ricorso da parte degli esclusi», sussurrano in tanti tra i dem napoletani per nulla entusiasti dell'attendismo dei vertici. La certezza è rappresentata dalla presenza dello stesso Renzi in qualità di capolista al Senato, probabilmente seguito come quota rosa dal deputato uscente Valeria Valente. Nella commissione nazionale che vaglierà le candidature degli esponenti locali figura soltanto il sindaco di Ercolano, fedelissimo del ministro Maria Elena Boschi, Ciro Buonajuto. Un modo per creare distanza anche fisica tra i desideri dei campani e la tagliola dei capi-corrente.

A sperare nella deroga sono i numerosi consiglieri regionali che intendono candidarsi: tra i sicuri, a quanto trapela sull'asse Roma-Napoli, ci sarebbe soltanto Lello, Topo esponente della corrente che fa capo al vicesegretario Lorenzo Guerini. Il presidente regionale Stefano Graziano potrebbe essere capolista alla Camera nel Casertano (spostando il sottosegretario ai Trasporti Umberto del Basso de Caro al Senato) per testimoniare concretamente la battaglia del Pd ad un certo giustizialismo di cui è stato vittima innocente lo stesso consigliere regionale. Incerto invece il via libera per il presidente del Consiglio regionale Rosetta D'Amelio, i consiglieri Nicola Marrazzo e Antonio Marciano. Quest'ultimo, sulla scia della richiesta di rinnovamento avanzata da Renzi, ha invitato ad essere conseguenti perché «quando sei all'11% in città e tra il 14 ed il 15% in provincia significa che l'allarme è alto di fronte ad un voto politico che come tale è voto nazionale e di opinione: sarà una avventura tutta in salita in una Regione dove il M5S viene dato tra il 33 ed il 35% e con il vento di destra che spira in Italia, in Europa e nel mondo».
 
Il timore nel Pd napoletano è rimanere schiacciati tra il boom grillino, la desistenza da parte di demA e il centrodestra radicato nell'hinterland. Il front-man sarà il medico Paolo Siani, considerato un possibile uomo in più da Renzi da spendersi sulla ribalta nazionale. «Non basterà la sua generosa ed autorevole disponibilità oppure la stessa discesa in campo a Napoli del segretario nazionale per risalire una china - ha aggiunto Marciano, che si è detto di parere opposto a Siani sull'operato di de Magistris - Dobbiamo pretendere di più da noi stessi, avere più coraggio, rappresentare ovunque alla guida delle nostre liste al proporzionale il meglio della società civile, delle nostre eccellenze in tanti campi: nel mondo del lavoro, dell'impresa, della cultura, della ricerca, dell'arte, dello sport, dell'associazionismo, del volontariato, delle professioni. Abbiamo da scalare una montagna, oppure ciascuno sarà libero di fare le proprie valutazioni evitando di concorrere ad un suicidio assistito». Sulla questione interviene anche il capogruppo in Consiglio regionale Mario Casillo: «Non è con la sterile polemica contro de Magistris, o attaccando Paolo Siani, che il Pd aumenterà i consensi a Napoli. Le polemiche populistiche non appartengono al nostro modo di fare».

Insomma, i dem sono consapevoli che alle prossime politiche per invertire la tendenza degli attuali sondaggi si deve compiere un'impresa. Per realizzarla bisogna penetrare in mondi decisamente freddi con il renzismo. Il tentativo di parlare alla società civile è in corso, ma - al netto della candidatura dal forte valore simbolico dello stesso Siani - appare alquanto debole o parziale. Si vocifera dell'impegno per esempio di Franco Manniello, presidente della Juve Stabia, oppure di Alfonso Artìaco, gallerista d'arte. Il ruolo del governatore Vincenzo De Luca appare invece assai defilato: interessato a garantire il seggio al figlio Piero a Salerno, non eserciterà alcuna influenza sulle altre scelte del partito. Un deluchiano, però, pare pronto a tentare il grande salto: si tratta di Giovanni Porcelli, presidente della Soresa ed ex sindaco di Mugnano. Come nomi sollecitati da Roma, infine, si continua a pensare ai sottosegretari uscenti Gennaro Migliore (renziano doc) ed Enzo Amendola (quota Martina, che subisce il pressing dell'uscente Annamaria Carloni e dello stesso Marciano). Si salvi chi può, insomma, affidandosi all'ultima (buona) parola di un segretario che invoca una svolta.
 
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