Polveriera Pd, resa dei conti dopo lo stop alle liste

Polveriera Pd, resa dei conti dopo lo stop alle liste
di Fiorangela d'Amora e Francesca Raspavolo
Lunedì 14 Maggio 2018, 10:13 - Ultimo agg. 14:33
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Volevano trovare consenso al di là del Pd, provando a «oltrepassare i propri confini per provare a vincere ancora, aggregando anche pezzi di rappresentanza civile disposti a lasciare il centrodestra». Lo scrive Francesco Picarone, consigliere regionale del Pd, in un post su Facebook a 24 ore dal flop del Pd. Le liti e i dissidi nelle due città più importanti della provincia di Napoli che andranno al voto il prossimo 10 giugno hanno portato alla mancata presentazione della lista nella città di Torre del Greco, a un listino monco invece a Castellammare. Nella città del corallo il segretario Massimo Meo si è dimesso parlando di «partito senza una linea politica, un indirizzo unitario e condiviso», nella vicina Stabia invece i delegati del Pd sono arrivati in orario a Palazzo Farnese per presentare la lista ma in mano avevano solo 19 nomi su 24. Una fuga da quella che doveva rappresentare la lista più forte del centrosinistra, oggi specchio solo di una parte del Pd.

Troppo potere e autonomia ai circoli cittadini? Troppe anime in uno stesso partito? Di certo non è solo una questione cittadina perché lo scontro ora si è spostato in consiglio regionale. Il primo a sentire il bisogno di chiarire i fatti è Mario Casillo, il capogruppo Pd in Regione che venerdì sera ha fatto la spola tra Castellammare e Torre del Greco. «Rompo il silenzio commenta Casillo perché non posso accettare né tollerare le ricostruzioni fantasiose, suggerite ad arte, non sono il capro espiatorio». I toni decisi del boschese Casillo sono rivolti a chi ha provato nelle ultime ore a traghettare il Pd verso un'alleanza trasversale mai digerita dai suoi. «A Torre del Greco, a dispetto di quanto altri sostengono e mi imputano, ho fin dall'inizio dato spazio alla collega Loredana Raia, consigliere regionale e esponente locale del Partito Democratico, perché fosse lei, di concerto con la segreteria provinciale e locale, a portare avanti le trattative per comporre la migliore coalizione».
 
Insomma nessuna guerra interna secondo Casillo, eppure la notte di venerdì e lo psicodramma di sabato mattina sembravano proprio figlie di un braccio di ferro tutto interno al partito. «Venerdì sera mi viene chiesto di dare una mano nella composizione della lista - conclude Casillo - non mi sono tirato indietro e ho indicato più nomi. Persone che sono state contattate sabato mattina per l'accettazione della candidatura e che poi si sono ritrovate fuori dalla competizione elettorale». Ma il Pd ormai è una polveriera e sebbene i dirigenti regionali e provinciali preferiscano il silenzio, ad alimentare i dissidi arrivano le parole del consigliere dem Antonio Marciano: «Scaricare la responsabilità su Nicola Corrado e Massimo Meo dà la cifra della qualità e della inconsistenza di chi dirige il partito a Napoli ed in Campania o di chi pensa di telecomandarlo».

Ma come si ricollocheranno, a Torre del Greco, i grandi elettori dem? Per chi voteranno gli iscritti? Quale candidato sindaco sceglieranno? In palio ci sono 6mila preferenze, un pacchetto di voti che farà da ago della bilancia il 10 giugno. È così sinistra e area moderata hanno iniziato l'assalto alla diligenza. Giovanni Palomba, candidato centrista che fino alle 12 di sabato aveva dato per fatta l'anomala intesa col Pd, ha suggerito la via del ricorso nel tentativo in extremis di recuperare la lista. La sua Carovana del Buongoverno ha già avviato i contatti con alcuni dirigenti dem: l'obiettivo è ottenere il sostegno elettorale, palese o occulto, da quella parte del Pd che fino all'ultimo momento aveva tentato l'accordo. Accordo che, di fatto, ha dilaniato il partito fino a farlo implodere. Il leader dell'Alleanza Democratica e Popolare Nello Formisano, al grido di «l'unica vera sinistra siamo noi», ha invece preferito il dialogo con i Giovani Democratici che hanno duramente criticato gli over del Pd. «L'assenza alle amministrative è una sconfitta per chi fa politica e un'offesa ai cittadini che si sono sempre rispecchiati nei nostri valori e nella nostra cultura politica - la reprimenda degli under dem - Le varie correnti hanno sempre agito per il miope tornaconto personale di pochi, mettendo in secondo piano la città e il partito. Del resto noi avevamo sottolineato le nostre perplessità sulla strada intrapresa». Di più: i giovani democrat puntano il dito contro la gerenza locale: «Il principale autore di questo sfracello è lo spirito distruttivo e disgregante di chi si reputa proprietario del partito».

Meno drammatica ma ugualmente lacerante la presentazione del listino di soli 19 nomi per Castellammare.

Il dualismo CorradoPannullo sembrava aver trovato in De Angelis un «candidato utile alla causa», fin quando non è stata la volta di decidere i nomi della lista. «Tutti sembravano d'accordo, anche i colleghi consiglieri regionali del Pd di Napoli. scrive Francesco Picarone - Qualcosa si è rotto alla fine. Più di qualcosa. E non per colpa di De Angelis». Quel qualcosa sta nella fuga dal Pd di candidati in altre liste. «Chi era rimasto alla finestra torna - scrive Picarone - e forza di nuovo gli equilibri di partito dentro questa alleanza costruita con grande fatica. Cadute nel vuoto scrive Picarone - le esortazioni a comporre una lista unitaria forte, senza blocchi di alleanze interne in grado di condizionare gli esiti elettorali e che invogliasse tutti a candidarsi».

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