Deiulemar, no dei creditori a 10 milioni: «Elemosina»

Deiulemar, no dei creditori a 10 milioni: «Elemosina»
di Teresa Iacomino
Martedì 8 Maggio 2018, 08:44
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TORRE DEL GRECO. Una sala gremita, una folla di almeno 1.500 persone, per dire no alla proposta di transazione da 10 milioni di euro avanzata dalla famiglia Lembo, una delle tre fondatrici della Deiulemar compagnia di navigazione, la società armatoriale fallita nel 2012 e nella quale quasi tredicimila obbligazionisti hanno investito oltre 720 milioni di euro.
Si è chiusa così, ieri sera, l'assemblea voluta dal comitato dei creditori della società di fatto e che ha visto insieme, per la prima volta in un confronto aperto al pubblico, i componenti della curatela fallimentare della Deiulemar compagnia di navigazione e quelli della società di fatto, formata dalle persone fisiche accusate di avere contribuito al crac della «Parmalat del mare» (i fratelli Pasquale, Angelo e Micaela Della Gatta; la loro madre defunta Lucia Boccia; l'ex amministratore unico, lo scomparso Michele Iuliano; la moglie e la figlia di quest'ultimo, Maria Luigia Lembo e Giovanna Iuliano; l'unico fondatore ancora in vita del gruppo, Giuseppe Lembo; il figlio Leonardo) che devono dunque rispondere anche con i loro beni alle richieste risarcitorie dei creditori.
Un lungo confronto (quasi un'ora e mezza di discussione) incentrato sulla proposta della famiglia Lembo di mettere a disposizione un trust, denominato Arcobaleno, che ad oggi stando alle indagini finora condotte dalla Guardia di Finanza ha una disponibilità in termini economici e azionari pari a 10.5 milioni di euro (anche se gli stessi finanziari avrebbe verificato movimenti per almeno 72 milioni): «Ma i proponenti ha spiegato alla folta platea il curatore fallimentare Antonio De Notaristefani di Vastogirardi, il primo a intervenire e l'unico che ha risposto alle domande dei presenti chiedono di trattenere la somma di 500mila euro per la figlia di uno dei Lembo, affetta da problemi di salute».
Dieci milioni tondi, dunque. Lo scontro si è aperto sulle richieste formulate dai titolari del trust alla curatela fallimentare e girate al comitato dei creditori della società di fatto (presieduto dalla curatela fallimentare della Deiulemar compagnia di navigazione e composto tra gli altri dagli avvocati Antonio Cardella, Giuseppe Colapietro e Augusta Palomba, ieri tutti presenti): oltre a trattenere la cifra di mezzo milione di euro, la famiglia Lembo ha chiesto «di poter restare ancora nella disponibilità della villa dove attualmente vive la ragazza beneficiaria della cifra» (villa di fatto finora nel calderone del fallimento) e di non consegnare «i tracciati bancari relativi al trust per gli anni 2005-2006». Guarda caso, come ha spiegato ancora De Notaristefani, si tratta degli anni in cui è avvenuta la cessione della flotta societaria alla allora neonata Deiulemar Shipping: «Un'operazione che ha portato a una movimentazione economica pari a 200 milioni di dollari», ha detto il curatore. Non sono mancati momenti di frizione tra le due curatele, come quando Di Notaristefani ha precisato che «occorre prendere una decisione definitiva sulle proposte di transazione, in un senso o nell'altro, per evitare che ad ogni scadenza giudiziaria ce ne sia una nuova, avanzata da qualche armatore». «Alla nostra attenzione finora è arrivata solo questa richiesta di transazione», ha voluto precisare l'avvocato Alfonso Iovane, componente della curatela della Deiulemar compagnia di navigazione.
Palpabile il malcontento della gente, che ha dimostrato di non essere favorevole ad avallare la proposta: «Ci propongono un'elemosina e poi dettano pure le condizioni», ha detto una delle obbligazioniste sedute nelle prime fila nell'ex Palestra Gil. Sullo sfondo la richiesta di notizie legate al sequestro conservativo da 363 milioni ai danni della Bank of Valletta: «La richiesta di sospensione del sequestro avanzata dai legali dell'istituto di credito ha detto ancora il rappresentante della curatela della società di fatto è stata di recente rigettata dal presidente del tribunale». «Va però precisato ha aggiunto Antonio De Notaristefani di Vastogirardi che per adesso non parliamo di soldi appartenenti agli armatori. Da nostre verifiche quei fondi sono verosimilmente transitati sui conti aperti alla Bank of Valletta». Dovranno essere i vertici della Banca maltese a chiarire come sono realmente andate le cose. Quello che è certo, è che i creditori ancora una volta vedono allontanarsi la possibilità di recuperare i soldi investiti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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