De Magistris: «Tempi certi sulle opere,
ecco perché credo nel patto»

De Magistris: «Tempi certi sulle opere, ecco perché credo nel patto»
di ​Luigi Roano
Sabato 29 Ottobre 2016, 08:21 - Ultimo agg. 18:11
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Una clessidra sulla scrivania per scandire il tempo, il sindaco Luigi de Magistris è sempre stato precisino, questa volta però quella clessidra non gli ricorderà un appuntamento qualsiasi. Ma piuttosto che il cronoprogramma del Patto per Napoli del valore di 308 milioni venga rispettato. «Da noi - spiega l'ex pm - dalle altre Istituzioni e anche da chi deve fare i lavori, fissato il giorno di consegna dei lavori, va rispettato tassativamente». Comincia così la chiacchierata con il primo cittadino, nel suo studio di Palazzo San Giacomo, dal Patto siglato con il premier Matteo Renzi mercoledì scorso in Prefettura. C'è stata la stretta di mano, qualche battuta, ma non c'è stato l'incontro privato tra i due. Insomma, sotto il profilo umano fa ancora abbastanza freddo tra Capo del Governo e Sindaco. La questione Bagnoli pesa. «Siamo politicamente molto distanti. Se migliora la cordialità istituzionale miglioreranno anche i rapporti umani. Se diventassi un giorno Presidente del Consiglio non esproprierei Piazza della Signoria», chiosa de Magistris.
 



Meglio Renzi o Higuain, a proposito di quelli che lei definisce tradimenti?
«Higuain è più traditore di Renzi. Non penso che se tornasse a Napoli potrebbe farsi una passeggiata».

C'è stata la firma al Patto, la stretta di mano con il premier, resta la sensazione - tuttavia - che sul piano umano lei non tolleri Renzi. Eppure siete giovani e vi conoscete già tempo.
«Cammino molto e incontro centinaia di persone, per me nella vita il rapporto umano è la cosa più importante. Se Renzi non avesse fatto due ore di ritardo - e non è una colpa sua - avremmo peso il caffè e le sfogliatelle che il prefetto ci aveva preparato. Se mi sta chiedendo se ci sono affinità sotto il profilo umano, le dico di no. Non c'è empatia, c'è un rapporto istituzionale ed è giusto che siano rapporti cordialmente istituzionali. Sottolineo però che in Prefettura non c'era un clima gelido». Le differenze politiche però pare prevarichino i rapporti umani. Renzi ha detto che sembravate Arafat e Rabin. «È stata una battuta e bisognerebbe chiedere a lui. Se non avesse espropriato un pezzo di città, ci sarebbe rimasta la dialettica politica, quell'atto non ha aiutato».

Il tema dei rifiuti sta infiammando di nuovo il dibattito politico, tuttavia manca ancora un ciclo completo dei rifiuti e c'è polemica sugli impianti di compostaggio da allocare in tutta la città. Si profila un nuovo stop come in passato?
«Siamo da poco entrati nel sesto anno di governo, non c'è dubbio che i prossimi 5 anni sono decisivi per completare la virtuosità di Napoli sui rifiuti. Abbiamo raggiunto risultati importanti, se si considera da dove siamo partiti. Ora siamo nella fase decisiva per non far correre più rischi alla città nel presente e nel futuro».

Lascerà ad Alessandra Clemente il testimone, sarà lei la futura candidata sindaca?
«Intanto, questo si dice di persone che stanno finendo, e come vede ho la scrivania piena di amuleti. È presto per parlarne. Farò il sindaco fino al 2021».

L'intervista completa su «Il Mattino» oggi in edicola

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