De Magistris: «In corsa per la Regione
sì al patto con i Cinquestelle»

De Magistris: «In corsa per la Regione sì al patto con i Cinquestelle»
di Gianni Molinari
Mercoledì 15 Agosto 2018, 00:02 - Ultimo agg. 23:39
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Luigi de Magistris, anno sette. Da Palazzo San Giacomo verso la corsa per l’altro palazzo, Santa Lucia, con l’incubo del default che si allontana, ma pur sempre con equilibri difficili da sostenere.

Emendamento salva-Napoli del governo e assestamento: Ferragosto più sereno per Lei e per i conti di Palazzo San Giacomo.
«Aspetti: qua nessuno sta salvando Napoli. Napoli l’abbiamo salvata noi, compresa la manovra di assestamento di agosto alla quale fino a pochi mesi fa non credeva nessuno. Molti pensavano che era quasi obbligata la scelta del dissesto. Invece abbiamo approvato una manovra di assestamento molto buona, corretta col parere positivo dei revisori. Questo lo voglio dire a scanso delle dichiarazioni che leggo. C’è sempre qualcuno che è sempre più realista del re, parla come se un mio giudizio di correttezza dei rapporti istituzionali prefiguri chi lo sa che cosa».

Infatti ha parlato lei di «governo migliore degli ultimi sette anni».
«Io ho una posizione molto critica, dal punto di vista politico, verso questo governo. Ma sono un uomo delle istituzioni. Devo dire che sul piano degli enti locali si è messo in campo un lavoro e una capacità di cogliere i punti concreti con una serietà e un pragmatismo al quale non eravamo stati abituati».

Pure su Gentiloni si era espresso, più o meno, con termini analoghi.
«Infatti rimane il giudizio positivo dell’anno di Governo Gentiloni che è stato un anno di correttezza istituzionale, ma la norma passata al Senato (il cosiddetto emendamento spalmadebiti, nda) è molto più attenta agli Enti Locali, rispetto alla norma pure importante contenuta nella legge di bilancio 2017. Se questo è l’inizio di un rapporto su un tema concreto come quello degli enti locali improntato a questa forma di dialogo, rispetto e cooperazione, da sindaco e da vicepresidente dell’Anci non posso che essere soddisfatto e lo dico».

Nello stesso tempo da una parte c’è lo spalmadebiti, dall’altro si tolgono soldi alle periferie.
«Hanno fatto un errore politico, ma non lo ammetterà mai nessuno. Penso però che ci sia una manina politica di chi guarda più ai comuni ricchi del nord rispetto a quelli del sud».

Cioè.
«È un emendamento grave perché dà il segnale che sottrae risorse alle periferie del Paese. Detto ciò Napoli è fuori perché è stata rapida e ha approvato tutte le gare sulle Vele. Siamo fuori pericolo».

Però non è salva la Città Metropolitana che nel recupero delle Vele aveva 40 milioni dal piano delle periferie.
«Recuperiamo anche i 40 milioni della Città Metropolitana non solo perché i progetti sono stati approvati ma perché nella norma c’è anche un aspetto positivo che è la liberazione degli avanzi vincolati a chi ha cassa. Siccome la Città Metropolitana ha cassa noi recupereremo dalla finestra i 40 milioni».

Quindi?
«Devo dire che la norma che riguarda gli enti in predissesto è una norma molto attenta. Vuol dire che ci sono persone che stanno comprendendo bene qual è la situazione degli enti locali».

Persone con cui si può trattare per un accordo per le Regionali 2020?
«Da sempre non ho alzato mura nei confronti del dialogo con il Movimento CinqueStelle: l’elettorato in gran parte è molto simile, alcune battaglie ci accomunano, i meetup dei 5S mi sostennero da magistrato alle elezioni per il Parlamento europeo. Poi ci sono questioni che ci dividono profondamente. Per quanto mi riguarda se si creano le condizioni a livello locale, come a livello nazionale, per migliorare la cifra del dialogo politico, al di là della doverosa cooperazione istituzionale, sono molto interessato».

Di qui i rapporti con Fico.
«Non sveliamo un segreto: si dialoga. La democrazia è fatta di dialogo. Del resto questo ha formato oggetto anche di incontri ad alti livelli con i 5S. M5S ha fatto a livello nazionale il contratto con Salvini: mi pare strano che qualcuno si scandalizzi che Luigi de Magistris possa incontrare Roberto Fico o Luigi Di Maio e scambiare una chiacchiera, al di là della cooperazione istituzionale».

Lei dice prendiamo il dialogo sindaco-governo e poi lo facciamo evolvere in un accordo per le Regionali.
«Attualmente non ci sono proprio le condizioni. Sulle prospettive future io sarò l’uomo che cercherà il dialogo politico con il M5S, l’ho sempre cercato. Devo dire la verità, dai segnali che sto cominciando a vedere con la cooperazione istituzionale penso che ci sono ancora più ragioni rispetto a prima». 

Mi spieghi: lei offre de Magistris e l’esperienza Napoli a un tavolo con il Movimento per le Regionali.
«Non è Luigi de Magistris che va a chiedere alleanze o altro. Mi sembra che in questo dialogo, la volontà è reciproca. Cioè non ci troviamo di fronte a uno che vuole il dialogo e l’altro che lo nega. C’è una forza che ha ottenuto un risultato politico così importante, che ha fatto anche una scelta difficile con il contratto con Salvini. Mi sembra che sia un dato assolutamente non negativo che ci sia il dialogo con il sindaco della capitale del mezzogiorno che con la sua formazione politica si sta candidando a guidare la Regione Campania un domani, a candidarsi alle politiche dopodomani e probabilmente alle europee ancora prima».

Un contratto per le Regionali 2020 deve prendere, per la legge elettorale regionale, forma prima del voto.
«Sta correndo molto avanti. Stiamo parlando di un dialogo istituzionale. Stiamo parlando di incontri che si possono fare. Chiaramente le regionali cominciano ad avvicinarsi, io, in questo momento, non sono ufficialmente candidato, a differenza di De Luca che sta già in campagna elettorale. Però è evidente che siccome c’è una spinta forte affinché io mi candidi e mentre fino a qualche mese fa lo escludevo, oggi mi sento di non escluderlo».

Mi scusi sindaco: è candidato o non è candidato alla presidenza della Regione nel 2020?
«Le ripeto c’è una spinta forte. Prima lo escludevo, oggi non lo escludo».

E come si scioglie questo nodo?
«C’è un elemento molto forte che mi frena: è che io devo lasciare un anno prima Napoli e l’amore per Napoli è infinito. Questa è la cosa che maggiormente mi frena».

Ma sarebbe solo un anno prima della scadenza del secondo mandato.
«Se la mia candidatura però dovesse essere l’occasione per mettere in campo una coalizione larga, e non penso solamente al dialogo con M5S, penso anche ad altri, se questo significa aprire un ragionamento, ecco la mia disponibilità ci sarebbe tutta. Poi se ci saranno le condizioni perché si possa creare questa candidatura o una coalizione ampia si vedrà: per questo le dico sta correndo perché siamo al dibattito ferragostano. Ma il dibattito ferragostano è sempre un dibattito dove sei meno schiacciato dalla vertenza locale e puoi un attimo ragionare sulle prospettive. È chiaro che io sento molto le regionali. Anche perché non sfuggirà che qualora si dovesse fare questa operazione a stretto giro ci sarebbero le comunali e si potrebbe ragionare su una coalizione ampia per accordo politico Regione-Comune».

De Magistris presidente, un grillino candidato a Palazzo San Giacomo.
«Mai dire mai…».

Però la questione successione è cruciale proprio per i tempi e riguarda molto il mondo DemA.
«Nella mia testa il nome non c’è ancora. Chiaramente non deciderò io, però credo che dirò la mia. È una riflessione che farò da domani. Devo pensare a parecchie cose, fare un po’ un check complessivo».

Avrà un’idea, un percorso, poi i nomi che circolano…
«No, non ho nomi. Certo, ci sono potenziali candidati o candidate e comunque bisogna accelerare. Non si può scegliere un candidato a tre-quattro mesi dalle elezioni soprattutto se si dovesse andare nella direzione di una mia candidatura alle regionali. Le cose andranno insieme. È importante vedere anche alcune scelte in giunta».

Intanto due anni di campagna elettorale: lei quasi-candidato e de Luca autocandidato. Con rapporti pessimi e tantissime e delicatissime partite in comune.
«I rapporti con De Luca sono pressoché inesistenti. Pare assolutamente evidente chi ha scelto di non avere voluto rapporti e non sono io. Ho fatto tentativi fino allo stremo. Adesso ho preso atto. Abbiamo la nostra dignità istituzionale, oltre che umana e personale. Prendiamo atto e stiamo facendo in modo che non ci siano contraccolpi istituzionali e che anzi si continui nel lavoro comune nel massimo interesse collettivo possibile».

Ecco appunto le cose in comune: innanzitutto le Universiadi.
«Il governo ha lasciato il cerino in mano alla Regione Campania e al Comune di Napoli. Una decisione pilatesca perché le Universiadi non sono di Napoli e della Campania, sono un’opportunità per l’Italia. Il governo è tutto concentrato sulla candidatura alle Olimpiadi. Intanto c’è un evento che si fa con migliaia di atleti e c’è il clima giusto con De Luca. Vedremo poi chi si presenta da Roma a tagliare i nastri».

Nonostante lo spalmadebiti la scarsità di risorse rende tutto più complesso. Prendiamo i rifiuti: Napoli è sempre in bilico. Basta una manutenzione straordinaria al termovalorizzatore di Acerra e arriva l’emergenza.
«Ora non abbiamo rischio di emergenza, però si sta sempre su un equilibrio difficile. E per far saltare questo equilibrio ci sono fatti strani che stanno succedendo da mesi, a cominciare dagli incendi che vanno a intaccare quell’equilibrio precario che viviamo».

Però non ci sono gli impianti di compostaggio e la differenziata cresce lentamente.
«La progettazione di impianti di compostaggio sta andando bene e si stanno avviando le gare: prima della fine del mio mandato ci sarà un impianto di compostaggio in funzione e due ecodistretti. Quanto alla differenziata, nonostante i problemi finanziari, siamo attestati al 37,5 per cento e da settembre ci sarà un ulteriore ampliamento del servizio porta a porta. Sui rifiuti dobbiamo essere tutti molto vigili».

Come vigili occorre esser sulla polveriera Vasto.
«La responsabilità principale della bomba sociale Vasto è dei governi perché l’idea di mettere tutte le quote di immigrati nello stesso posto, in tre/quattro alberghi e considerarli come sacchi di patate, non è una scelta del sindaco, è dei governi. Abbiamo spiegato che servono più Sprar (servizi di integrazione e accoglienza degli immigrati, nda) più diffusione sul territorio, perché così si fa vera integrazione. Vogliamo intraprendere un dialogo importante col governo, mettendo da parte la propaganda. Sediamoci attorno a un tavolo e penso che potremmo essere d’accordo».

Cioè vuole incontrare Salvini?
«È necessario l’incontro con Salvini sul Vasto. Ma non perché io in pieno Ferragosto abbia come necessità fisica vedere Salvini: è il ministro dell’Interno. Io sono un uomo delle istituzioni: per me chi rappresenta le istituzioni, può piacere o non piacere, ha una legittimazione parlamentare».

Non sarà un incontro facile.
«È chiaro che l’incontro con il ministro dell’Interno Salvini va preparato, è un’esigenza istituzionale necessaria perché negare l’escalation di violenza razzista è grave. Serve un atteggiamento di responsabilità: ci si confronta sui temi concreti e sono convinto che su tante questioni si può lavorare bene perché su alcuni temi i sindaci hanno grande senso di responsabilità e stanno tra la gente».

Bagnoli è l’altra incognita nei rapporti con il governo.
«L’incontro con il ministro Lezzi è stato proficuo. Ha citato pubblicamente il nostro cavallo di battaglia: chi inquina, paga. Non credo proprio che il governo sulle bonifiche possa dire punto e a capo perché la bonifica integrale, la rimozione della colmata fa parte della battaglia dei 5stelle e dei movimenti. Non posso pensare che nella legge di bilancio non si mettano le risorse che servono per completare e garantire le gare del 2019 per la bonifica».

C’ è un altro “De” che tormenta: De Laurentiis...
«Subiamo anche sbalzi d’umore! Io rimango basito da alcune affermazioni di De Laurentiis: per diverso tempo ha detto con una frase colorita, che a me non piace, ma che dà un po’ il senso della cosa: “Il San Paolo è un cesso”. Ebbene lui non ha fatto nulla per aggiustare il cesso, non ci ha messo, a differenza degli altri presidenti, nemmeno un euro, però ha trovato i soldi per fare altre operazioni (Bari). Sulla convenzione si era fatto un incontro, il giorno dopo ha cambiato idea. Non vuole la convenzione? Lo stadio è della città. La vendita? Non c’è mai stata un’offerta. Lo stadio nuovo? Lui si oppose: parliamo del nulla. Dovrebbe essere felice, come lo fa nei giorni pari, per i lavori del San Paolo».
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