Debito, contromanifestazioni in piazza, de Magistris: «Sono in totale malafede»

Debito, contromanifestazioni in piazza, de Magistris: «Sono in totale malafede»
di Rossella Grasso
Lunedì 9 Aprile 2018, 21:44 - Ultimo agg. 22:00
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«Chi non condivide questa battaglia è in totale malafede», ha detto perentorio il sindaco, Luigi de Magistris commentando la notizia che sabato ci saranno contromanifestazioni a piazza Trieste e Trento organizzate da Pd e Lega. Il sindaco ha annunciato per sabato 14 aprile una manifestazione in piazza Municipio per dire “no” al debito che pesa sul Comune che risale al 1981 per i lavori eseguiti durante il commissariamento post terremoto. Contro di lui una serie di associazioni che contestano il suo malgoverno della città.

«Stiamo facendo un’iniziativa in difesa della città e di tutti i napoletani, mentre altri per un becero interesse particolare pensano ad altro - ha continuato il sindaco - Non voglio fare polemiche. C'è una grande differenza morale, istituzionale e politica  e di amore tra noi e loro. Noi stiamo facendo un'iniziativa in difesa della città, di tutti i napoletani e perchè questa difesa evita ricadute tragiche su tutti i napoletani, anche su chi non mi sopporta, non mi ha votato e mai mi voterà mai. Avrei tantge cose da dire ma anche oggi come sempre il nostro unico interesse è  fare una battaglia per i diritti e i bisogni e contro il debito ingiusto perché le carte, i documenti e gli atti di questa lotta sono tutti dalla parte non mia ma della città e dei napoletani».

«In questa lotta – ha concluso de Magistris – ci si divide in chi sta con i napoletani ed è a favore della giustizia e chi, invece, persegue solo interessi particolari. Non è tanto il Pd e De Magistris o la lega, ma è questo il vero argomento». Intanto prosegue la campagna mediatica del sindaco sui social che invita tutta la cittadinanza in piazza Municipio il 14 aprile. «Napoli si ribella al debito che non ha mai contratto - tuona da Facebook - Qualche giorno fa, a poche ore dal termine ultimo per l'approvazione del bilancio, si è rischiato il tracollo sociale, economico, finanziario ed istituzionale della nostra Città, non per colpe dei napoletani o di chi l'amministra, ma per colpa di due debiti dello Stato: i commissariamenti post-terremoto (100 milioni di euro, 1981) ed emergenza rifiuti (50 milioni di euro, 2008). Solo grazie ad un miracolo laico abbiamo evitato il dissesto della Città, il terremoto sociale con tagli da macelleria umana (dai salari alla scuola, dalle politiche sociali ai servizi), la privatizzazione di beni di rilevanza costituzionale (acqua, trasporti, ambiente), la svendita del patrimonio storico della Città. Ci hanno provato con cattiveria. Napoli non può più stare sotto un attacco così violento da un punto di vista politico ed istituzionale».
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