Il paradosso del Comune di Napoli: meno consiglieri, ma i costi crescono

Il paradosso del Comune di Napoli: meno consiglieri, ma i costi crescono
di Valerio Esca
Mercoledì 21 Febbraio 2018, 11:09
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È diminuito il numero dei consiglieri comunali, ma non i costi delle indennità. Nel nuovo piano di riequilibrio, appena approvato dall'assemblea cittadina c'è un intero capitolo dedicato alla «spesa degli organici politici istituzionali». In pratica quanto costa alla collettività il Comune di Napoli: assessori e consiglieri comunali, assessori e consiglieri municipali e il funzionamento dei diversi organi.

I dati del 2017 non sono pienamente confrontabili con quelli del 2016, anno in cui si sono tenute le elezioni amministrative. La comparazione va fatta sul 2015 e la differenza dei costi non è poca. Basti pensare alle indennità dei consiglieri comunali. Nel 2015 ammontava a 930.846 euro; nel 2016 a 701.368 euro (ma come già scritto bisogna considerare le elezioni amministrative); nel 2017 si arriva invece a 898.035 euro. Da una prima lettura sembrerebbe che nell'anno appena concluso si siano risparmiati, rispetto al 2015, poco più di 30 mila euro. Una riflessione che troverebbe una sua veridicità se il numero degli eletti dal popolo non fosse mutato. Nel 2015 erano in carica 48 consiglieri comunali, nel 2017 sono invece 40. Ci si può dunque rendere conto che i costi non sono affatto diminuiti ed a scriverlo è lo stesso Comune, nel piano di riequilibrio: «Sono aumentate nel 2017 si legge -, a seguito della diversa composizione delle assemblee le richieste di rimborso da parte dei datori di lavoro per permessi retribuiti».
 
Cosa vuol dire? Che i consiglieri (comunali o municipali), dipendenti di società, enti o aziende, che ogni giorno partecipano in Comune alle commissioni e non possono recarsi sul luogo di lavoro, percepiscono ugualmente lo stipendio tutti i mesi. A pagarlo è il datore, che viene poi rimborsato dal Municipio per tutte le ore in cui il lavoratore si assenta per motivi istituzionali. Indirettamente è come se fosse il Comune stesso a pagare i consiglieri-dipendenti. Spulciando i modelli 730 dei «nuovi» eletti, salta subito all'occhio come ci siano alcuni casi particolari. Consiglieri che nel 2015, prima delle elezioni, percepivano uno stipendio più basso, mentre nel 2016, ad elezione ottenuta, hanno visto raddoppiarsi il salario. È giusto sottolineare che tutto avviene a norma di legge (secondo gli articoli 80 e 86 del Tuel, testo unico degli enti locali). Tra i consiglieri fortunati c'è Maria Caniglia, che siede tra i banchi della maggioranza, nel gruppo «Sfasteriati», e presidente della commissione Welfare, che nel 2015, come risulta dal 730, percepiva 17 mila 591 euro all'anno, mentre nel 2016 raddoppia: 34 mila 282 euro; Manuela Mirra, consigliera del gruppo dei Riformisti e presidente della commissione Bilancio, nel 2015 dichiarava 6 mila 141 euro, mentre nel 2016 ne dichiara 21 mila 649. E Anna Ulleto, consigliere ex Pd, oggi nel gruppo misto, che nel 2015 dichiarava 15 mila 706 euro, mentre nell'anno dell'elezione (2016) dichiara 34 mila 364 euro. Oltre le indennità dei consiglieri è schizzato alle stelle anche il costo per il funzionamento del Consiglio comunale: 620 mila 587 euro nel 2015, 745 mila 454 euro nel 2017. Le indennità degli assessori della giunta comunale toccano invece 849 mila euro nel 2017, poco più nel 2015 (874 mila 797 euro).

La sinfonia non cambia per le Municipalità. Le indennità dei consiglieri dei parlamentini ammontano alla cifra record di 2 milioni 436 mila euro nel 2017 (2 milioni 249 mila euro nel 2015), quelle degli assessori di quartiere a 1 milione di euro nel 2017 (963mila 683 euro nel 2015). Quanto costa far funzionare i consigli di Municipalità? 450 mila euro nel 2017, rispetto ai 216 mila euro del 2015. Evidentemente, visto il costo raddoppiato, oggi i consigli dei parlamentini funzionano meglio rispetto a due anni fa, chissà se i napoletani se ne siano accorti.

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