Come usare la criptovaluta
A Napoli già attivi 13 negozi

Come usare la criptovaluta A Napoli già attivi 13 negozi
di Rossella Grasso
Mercoledì 19 Dicembre 2018, 12:30 - Ultimo agg. 15:39
5 Minuti di Lettura
È partita a Napoli la sperimentazione della criptovaluta. Bitcoin, Ethereum e Stellar sono solo alcune delle monete virtuali che verranno accettate nei negozi, dai ristoranti alle cartolerie, dagli alberghi alle ditte edili. Per il momento sono 13 gli esercizi che hanno aderito all’iniziativa ma già altri 82 hanno mostrato interesse. La tanto dibattuta criptomoneta ha attirato la curiosità di molti esercenti che probabilmente vedono nei 180 miliardi di dollari in bitcoin, fermi sugli smartphone di tutto il mondo, come un’occasione per incentivare il business e offrire ai clienti la possibilità di spenderli.
 

«Già gli atleti delle universiadi ci chiedono come sarà possibile spendere i bitcoin a Napoli», dice Felice Balsamo, coordinatore del progetto Napoli Blockchain. In più il pagamento attraverso il pos virtuale, che altro non è che uno smartphone e un QRCode, consente il trasferimento di denaro immediato. C’è poi chi vede nel progetto una rivendicazione di orgoglio partenopeo come Paolo Surace, titolare della pizzeria Mattozzi di piazza Carità che dice: «È una moneta per Napoli, facciamo capire ai clienti che Napoli esiste ed è al passo con i tempi». Per molti però resta un argomento ostico, che in realtà è meno complicato ti quanto appare.

COME REPERIRE LA CRIPTOVALUTA
Sostanzialmente sono 3 i modi per fornirsi di criptovaluta. Il primo è il mining, il minaggio. Come anticamente si andava nelle miniere a scavare l’oro per battere moneta, per avere la criptovaluta basta accendere il pc e tenerlo acceso mentre un apposito programma fa calcoli su calcoli e nel frattempo «scava» la moneta virtuale. In premio si ricevono piccole quantità di monete virtuali. Il modo più semplice è quello di crearsi un wallet, un portamonete virtuale. Basta cliccare su un qualsiasi sito per l’acquisto di criptovalute, registrarsi e comprare quanti euro si vuole in moneta virtuale. È come un qualsiasi cambio bancario.

IL TRADING
Altro modo per acquisire monete virtuali è il trading che funziona allo stesso modo dei mercati di monete reali. La differenza è che è un mercato sempre aperto. Essendoci un’oscillazione molto forte è possibile guadagnare o perdere anche il 5 o 10% in una manciata di minuti. «Il trading è molto complicato – spiega Balsamo – però è la dimostrazione che con le criptovalute c’è un mercato che è disponibile da utilizzare».

L’ESPERIMENTO AL COMUNE
Balsamo racconta che un gruppo di dipendenti del comune ha deciso di sperimentare questo sistema e ha volontariamente messo insieme 1000 euro. Li ha reinvestiti nel mercato dei bitcoin ed è riuscito a guadagnare circa 130 euro al mese. «Abbiamo deciso di usare questi soldi in iniziative sociali – ha detto lo staffista del sindaco – Lo scorso gennaio alla Befana abbiamo fatto 40 calze per i bambini rom, abbiamo rimesso a nuovo le panchine del lungomare, riparato alcuni tavoli e tende di Palazzo San Giacomo e risistemato i cancelli senza gravare sul bilancio del Comune».

COME FARE ACQUISTI
Una volta reperite le criptovalute è possibile associare il proprio smartphone al wallet online, il portamonete virtuale, e cominciare a fare acquisti. Al negoziante il Comune attribuisce un codice alfanumerico attraverso un link che utilizzerà come pos virtuale. Il cliente inserirà la cifra da pagare nel proprio smartphone e tramite QRCode trasferirà il denaro sullo smartphone/pos del negoziante. E il pagamento è fatto.

I TOKEN
In inglese «token» vuol dire «gettone», come quelli che un tempo si inserivano nei telefoni pubblici. Anche se virtuale il concetto rimane lo stesso. Il Comune di Napoli ha deciso di rimetterli in circolazione in maniera virtuale regalandoli ai cittadini più virtuosi sotto forma di premi per comportamenti corretti. Un token corrisponde a 1 euro. «A breve – continua Balsamo – dal sito del Comune si potrà scaricare un’app con cui si potranno raccogliere i Token. Per esempio Asia, la partecipata per la raccolta dei rifiuti, darà 1 token attraverso il sistema del QRCode ai cittadini che si recheranno alle isole ecologiche per gettare i rifiuti, 2 token a chi telefona per la raccolta degli ingombranti. Un altro token lo assegnerà l’ Anm a chi lascia l’auto nei parcheggi lontano dal centro, a Bagnoli o al Brin. Tre token se i tifosi parcheggeranno le loro auto a Bagnoli quando c’è la partita del Napoli. Poi ci sono anche altri sistemi che stiamo ipotizzando come il conferimento di 10-15 token al mese a chi ha un’Isee basso, a chi non prende multe con l’auto. Il token diventerà così una vera e propria moneta da utilizzare». Il token nel mercato delle criptovalute funziona esattamente come i bitcoin e può assumere così un valore economico vendendolo o può continuare a circolare in città.

È UN SISTEMA SICURO?
Blockchain e criptovalute sono sicuri perché non si tratta di un trasferimento fisico di moneta ma ogni volta che avviene un pagamento è un cambio di proprietà. «Tutto ciò ha a che fare con dei protocolli di criptografia molto elevati – continua Balsamo – Talmente tanto che per poterlo violare è necessaria una potenza di calcolo talmente alta che avrebbe dei costi molto più elevati rispetto all’eventuale furto di criptovaluta. Milioni e milioni di pc contengono informazioni su quelle criptovalute, per rubarle bisognerebbe violarli tutti e non avrebbe più senso».

BLOCKCHAIN UNA PRATICA PER SNELLIRE LA PA
Trattandosi di scambio di proprietà e non di un passaggio di mano in mano di una moneta reale, tutte le informazioni che riguardano le criptovalute sono altamente tracciabili. Il gruppo di lavoro sulla blockchain e criptovalute del Comune di Napoli sta lavorando anche ad utilizzare lo stesso sistema per snellire la burocrazia della pubblica amministrazione. Per esempio le cedole libraie potrebbero semplificare molti passaggi se fossero sotto forma di un codice da trasferire dal proprio smartphone a quello del negoziante. «Contiamo di essere pronti ad aprile così da inaugurare la nuova pratica a settembre – conclude Balsamo – In questo modo gli alunni non dovranno più aspettare dicembre per avere i libri».
© RIPRODUZIONE RISERVATA