Clan e appalti, il Gip: «Questo sistema è solo la punta di un iceberg»

Clan e appalti, il Gip: «Questo sistema è solo la punta di un iceberg»
Mercoledì 15 Marzo 2017, 18:49
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«Politici, pubblici ufficiali, professionisti, imprenditori non hanno esitato a stringere accordi corruttivi ed a manipolare gli esiti delle gare alle quali hanno, in vari ruoli, partecipato. E tutti sono apparsi pienamente consapevoli del ruolo di fatto assunto da Guglielmo La Regina nell' ambito dei finanziamenti e dei progetti, senza mostrare mai stupore, come se si trattasse di una cosa ovvia». Così scrive il gip Federica Colucci nel paragrafo dedicato alle esigenze cautelari nei confronti degli indagati arrestati nell'ambito dell'inchiesta su clan e appalti. «Del pari - sottolinea il giudice - si è visto come pubblici ufficiali, professionisti e professori universitari sono avvezzi a 'pilotare' le indicazioni dei nominativi per la composizione della Commissione, e quindi a manipolare le aggiudicazioni in vista di futuri incarichi». Per il gip «la dimestichezza dimostrata nella commissione dei reati contestati induce a ritenere che il 'sistemà e le gare in questa sede ricostruite costituiscano solo la punta di un iceberg». In tale contesto «il rischio di inquinamento probatorio è concreto ed elevatissimo». «È evidente - sottolinea il gip - che a prevenire tale rischio, considerato lo spessore politico e economico di alcuni indagati coinvolti, il ruolo apicale nella pubblica amministrazione e negli Ordini professionali», l' unica misura idonea per le persone maggiormente gravate è la custodia in carcere.

Per quanto riguarda il rischio di reiterazione dei reati, il gip, in riferimento alla posizione degli imprenditori Alessandro Zagaria, Pasquale Garofalo e Mario Martinelli, ai quali è contestata la partecipazione al clan dei Casalesi, evidenzia che «la condotta contestata ai tre è di lunga durata e si tratta della partecipazione ad uno dei clan camorristici più potenti d' Italia». «Va ancora una volta ribadito - ha aggiunto - che il ruolo degli imprenditori nei clan non va in alcun modo sottovalutato. Il loro ruolo invero non è fungibile; non può essere assunto da un qualunque 'stipendiatò, ma presuppone la capacità imprenditoriale, le possidenze mobiliari ed immobiliari, i contatti politici, amministrativi e professionali. La quantità di appalti ottenuti e l' impero economico creato grazie alla affiliazione da un lato ed il ricorso a sistematiche condotte corruttive dall' altro, dimostrano personalità assolutamente spregiudicate».

Quanto a Guglielmo La Regina, ritenuto il dominus del sistema illecito, «il rischio di reiterazione dei reati è più che concreto: è una certezza». Le intercettazioni «evidenziano la sua centralità nel 'sistemà da lui stesso ideato, che lo vede diretto interlocutore di centinaia di conversazioni volte a stipulare ed eseguire accordi corruttivi e manipolare gare per garantire le aggiudicazioni alle ditte sponsorizzate dai politici di turno, a dimostrazione di una personalità assolutamente trasgressiva, del tutto indifferente ai precetti penali. Talmente indifferente da non avere alcuna remora a mettere il suo sistema illecito »a disposizione« del clan dei Casalesi». I professionisti che si sono affiancati a La Regina hanno agevolato «con il loro nome o la loro effettiva prestazione professionale, la partecipazione a gare il cui esito era 'pilotato'».

Ed i Commissari «si sono prestati, in vista di futuri incarichi o altre utilità o di rapporti di collaborazione professionale, a manipolare le aggiudicazioni degli appalti pubblici, finanche di fronte ad esposti anonimi che hanno puntualmente previsto chi avrebbe vinto».
I presidenti dei Consigli degli Ordini professionali «non hanno esitato a comunicare nominativi compiacenti, talvolta in cambio di favori, nelle gare, e deve presumersi siano avvezzi a tali condotte». «Certamente abituale - scrive ancora il gip - appare la condotta tenuta dai politici coinvolti; da un lato i politici regionali (Pasquale Sommese e Angelo Consoli, con i rispettivi alter ego, Antonello Sommese ed Alessandro Gentile) hanno gestito i finanziamenti regionali secondo le loro esigenze di natura economica ed elettorale». Dall'altro i sindaci, gli assessori, i dirigenti pur di accedere a tali finanziamenti si sono prestati ad aggiudicare le gare ad imprese ed a professionisti designati«. Il giudice cita infine una intercettazione di una conversazione tra La Regina e Martinelli del 4 giugno 2015, dopo le elezioni regionali, quando »i riferimenti politici sembrano cambiati«. Il colloquio »dimostra la loro capacità di adeguarsi ai mutamenti politici«.
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