Per quanto riguarda il rischio di reiterazione dei reati, il gip, in riferimento alla posizione degli imprenditori Alessandro Zagaria, Pasquale Garofalo e Mario Martinelli, ai quali è contestata la partecipazione al clan dei Casalesi, evidenzia che «la condotta contestata ai tre è di lunga durata e si tratta della partecipazione ad uno dei clan camorristici più potenti d' Italia». «Va ancora una volta ribadito - ha aggiunto - che il ruolo degli imprenditori nei clan non va in alcun modo sottovalutato. Il loro ruolo invero non è fungibile; non può essere assunto da un qualunque 'stipendiatò, ma presuppone la capacità imprenditoriale, le possidenze mobiliari ed immobiliari, i contatti politici, amministrativi e professionali. La quantità di appalti ottenuti e l' impero economico creato grazie alla affiliazione da un lato ed il ricorso a sistematiche condotte corruttive dall' altro, dimostrano personalità assolutamente spregiudicate».
Quanto a Guglielmo La Regina, ritenuto il dominus del sistema illecito, «il rischio di reiterazione dei reati è più che concreto: è una certezza». Le intercettazioni «evidenziano la sua centralità nel 'sistemà da lui stesso ideato, che lo vede diretto interlocutore di centinaia di conversazioni volte a stipulare ed eseguire accordi corruttivi e manipolare gare per garantire le aggiudicazioni alle ditte sponsorizzate dai politici di turno, a dimostrazione di una personalità assolutamente trasgressiva, del tutto indifferente ai precetti penali. Talmente indifferente da non avere alcuna remora a mettere il suo sistema illecito »a disposizione« del clan dei Casalesi». I professionisti che si sono affiancati a La Regina hanno agevolato «con il loro nome o la loro effettiva prestazione professionale, la partecipazione a gare il cui esito era 'pilotato'».
Ed i Commissari «si sono prestati, in vista di futuri incarichi o altre utilità o di rapporti di collaborazione professionale, a manipolare le aggiudicazioni degli appalti pubblici, finanche di fronte ad esposti anonimi che hanno puntualmente previsto chi avrebbe vinto».
I presidenti dei Consigli degli Ordini professionali «non hanno esitato a comunicare nominativi compiacenti, talvolta in cambio di favori, nelle gare, e deve presumersi siano avvezzi a tali condotte». «Certamente abituale - scrive ancora il gip - appare la condotta tenuta dai politici coinvolti; da un lato i politici regionali (Pasquale Sommese e Angelo Consoli, con i rispettivi alter ego, Antonello Sommese ed Alessandro Gentile) hanno gestito i finanziamenti regionali secondo le loro esigenze di natura economica ed elettorale». Dall'altro i sindaci, gli assessori, i dirigenti pur di accedere a tali finanziamenti si sono prestati ad aggiudicare le gare ad imprese ed a professionisti designati«. Il giudice cita infine una intercettazione di una conversazione tra La Regina e Martinelli del 4 giugno 2015, dopo le elezioni regionali, quando »i riferimenti politici sembrano cambiati«. Il colloquio »dimostra la loro capacità di adeguarsi ai mutamenti politici«.