Cis di Nola, è il giorno della verità: strappo o intesa last minute

Cis di Nola, è il giorno della verità: strappo o intesa last minute
di Nando Santonastaso
Martedì 20 Febbraio 2018, 11:03
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Trattative serrate, incontri e tentativi di mediazione a getto più o meno continuo. Ma solo oggi alle 18 si saprà se i circa 300 soci del Cis di Nola, il più grande polo commerciale privato d'Europa, voteranno una lista di nomi condivisi - com'è sempre accaduto finora - per il nuovo consiglio di amministrazione o se si andrà alla conta tra schieramenti che fino a ieri sera apparivano ancora piuttosto distanti. Difficile azzardare previsioni sull'esito dell'attesissima assemblea, convocata su richiesta di un gruppo di consiglieri che aveva sollevato una serie di problemi di gestione e di governance tra i quali anche la decadenza de facto dell'attuale cda per le dimissioni di cinque dei suoi componenti. A dir poco complicata, almeno fino alla tarda serata di ieri, la strada di una ricomposizione unitaria delle varie posizioni. L'ultimo appuntamento tra le parti sarebbe previsto per stamane intorno all'ora di pranzo: si capirà allora se i nove nomi che andranno a comporre il rinnovato organismo saranno espressi da una sola lista, e in questo caso il consenso sarà scontato, o se invece l'assemblea deciderà a maggioranza votando su più liste. In realtà i consiglieri da votare sono sei dal momento che per statuto due sono indicati dal pool di banche che ha garantito il salvataggio del Cis con un piano di ristrutturazione che procede a tappe forzate e verrà chiuso - salvo sorprese - quasi certamente entro il 2018, con largo anticipo rispetto alle scadenze previste; e un terzo posto spetta all'amministratore delegato che esiste già (è il manager Claudio Ricci che ricopre la stessa carica anche all'Interporto Campani spa) ed è gradito alle banche oltre che all'attuale maggioranza del consiglio. La sua riconferma però, si fa notare, potrebbe essere meno scontata se non si raggiungesse un accordo, sia pure in extremis: se cioè passasse la linea che vuole ridisegnare i rapporti tra i soci e gli istituti di credito, sarebbe inevitabile ridiscutere anche la nomina dell'ad.
 
Bocche cucite naturalmente per tutti i protagonisti di questo duro confronto. Dall'entourage della maggioranza, che ha espresso Ferdinando Grimaldi alla presidenza prima della convocazione dell'assemblea, si ribadisce in via ufficiosa il massimo senso di responsabilità per tenere aperta la porta al dialogo e non rischiare di interrompere la strategia di rilancio del Cis. Una strategia, si spiega, che finora ha garantito in maniera compatta e convinta la linea tracciata nei mesi scorsi pur nel rispetto assoluto della «dialettica fisiologica». Ma su cosa le due anime del Cis almeno fino a questo momento divergono? Al di là di aspetti specifici legati alla governance (e quindi alla rappresentatività dei soci), il nodo emerso con le dimissioni di tre consiglieri, in aggiunta alle altre due sopraggiunte in passato tra le quali quelle dell'ex presidente Iasi, riguarda soprattutto i rapporti tra Cis e Interporto Campano, l'altra realtà societaria creata dall'ex presidente Gianni Punzo. La tesi che debbano essere considerate un unicum, con la partecipazione degli stessi consiglieri ai due cda, viene contestata da chi al contrario ritiene che vanno distinte e separate sul piano gestionale oltre che operativo. Entità giuridiche autonome, insomma, dal momento che - si sostiene svolgono attività per certi versi complementari ma per molti altri del tutto indipendenti. E dunque, che sono portatrici di interessi non sempre convergenti, anzi non di rado contrapposti.

Il tema è esploso, per così dire, in occasione del riconoscimento delle spettanze maturate dall'ex presidente Iasi ma è evidente che il discorso va oltre questo scoglio, peraltro non trascurabile. In discussione pare di capire c'è il futuro assetto del Cis, forse nemmeno legato all'attuale fase ma più lontano nel tempo. Alla scadenza, cioè, dell'attuale, strettissimo e indispensabile rapporto con le banche che hanno assicurato la continuità della società accollandosi debiti per circa 300 milioni e concordando con i soci tempi e modalità di rientro finora, come detto, puntualmente rispettati. Non è un caso che tra le proposte in discussione in questi giorni figurasse anche quella di eleggere oggi un consiglio di transizione in attesa di completare la fase per così dire di emergenza finanziaria e di gettare le basi per il ripristino della piena autonomia finanziaria del Cis.

Non è chiaro se questa soluzione sia stata condivisa. Di sicuro nel futuro della grande struttura c'è anche l'opportunità di un nuovo sviluppo attraverso l'istituzione della Zona economica speciale del sistema portuale campano Napoli-Salerno, il cui ricasco in termini economico-commerciali sull'economia regionale si annuncia decisivo. Di qui, quasi inutile sottolinearlo, l'ulteriore importanza dell'appuntamento di oggi visto che il Cis, per la sua stessa collocazione, si candida a diventare uno dei più naturali interlocutori della Zes.

Tra le poche certezze della vigilia, oltre all'assoluta sovranità dell'assemblea, c'è almeno la scelta super tecnologica delle operazioni di voto. Per evitare qualsiasi ulteriore polemica e soprattutto garantire la massima trasparenza, il Cis si è affidato a Telemeeting, la società di gestione automatizzata del voto che di recente è stata impegnata anche per l'elezione (poi risultata vana) del nuovo presidente della Federcalcio. Il software in suo possesso è stato ritenuto il migliore. In pochi minuti, una volta concluse le votazioni, se ne conoscerà l'esito. A livello di candidature sembra piuttosto probabile che il presidente uscente Grimaldi rilancerà la sua disponibilità a proseguire il mandato che di fatto ha esercitato finora per pochi mesi. Di altre eventuali candidature si sussurra da più parti ma senza nulla di certo, almeno fino a ieri sera. All'ordine del giorno, peraltro, è prevista anche l'elezione del presidente che a norma di statuto resterà in carica per tre anni, salvo orientamenti diversi ai quali si è accennato in precedenza. Finora è sempre stata l'assemblea a indicarlo, forte della presentazione di una lista unitaria capeggiata dal Cavaliere del lavoro Punzo. Oggi potrebbe andare, come detto, in maniera diversa e almeno in via di principio la stessa assemblea potrebbe demandare la scelta al consiglio di amministrazione se la spaccatura non si fosse ricomposta (e si dovesse votare su più liste). Anche su questo punto sarà decisivo l'incontro di questa mattina. Da esso e ovviamente dall'andamento dell'assemblea dipenderà gran parte del percorso a breve e medio termine del grande polo commerciale: fermi restando i paletti concordati da banche e soci, è il clima dell'assemblea il vero sorvegliato speciale di stasera. Se tutto filerà liscio, all'insegna cioè di una rinnovata coesione, nessun problema. Ma se si andasse alla conta, il rischio che gli sconfitti possano promuovere azioni legali per vedere riconosciute comunque le loro ragioni potrebbe non essere affatto remoto.
 
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