Caso Bagnoli, Renzi: «Le mani sulla città? Le avesse messe il sindaco» | Video

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Lunedì 4 Aprile 2016, 16:28 - Ultimo agg. 5 Aprile, 11:37
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«Trivelle, astensione legittima e sacrosanta. Se è reato sbloccare le opere lo sto commettendo. Mentre Bagnoli è una realtà che grida vendetta al cospetto del mondo intero: mercoledì andiamo alla cabina di regia a Napoli. De Magistris dice che mettiamo le mani nella sua città? Le avesse messe lui le mani, non avremmo avuto bisogno di far niente». Lo afferma il premier Matteo Renzi intervenendo alla direzione del Pd. La questione del rilancio della periferia ex industriale non è l'unico argomento affrontato dal premier nella sede dei dem di via Sant'Andrea delle Fratte a Roma.
Crescita. «La mia tesi è che accanto alle riforme strutturali o l'Italia sblocca gli investimenti pubblici e privati bloccati da anni o non uscirà mai da percentuali da prefisso telefonico di crescita. È la tesi di fondo del governo», ha sottolineato il premier.

Opere pubbliche. «Se è reato sbloccare le opere pubbliche il mio è un reato. E annuncio che continueremo a sbloccarle e chiedo a magistrati di essere inflessibili nel beccare i ladri, trovarli e metterli in carcere», ha aggiunto il premier parlando dell'inchiesta Tempa Rossa.


Trivelle. «Ci sia l'onestà intellettuale di riconoscere che la posizione dell'astensione a un referendum che ha il quorum, è una posizione sacrosante e legittima. Non riconoscerlo è sbagliato e profondamente ingiusto», ha detto poi Renzi parlando del referendum sulle trivelle e ricordando l'astensione proposta dai Ds nel 2003 sull'articolo 18. «Non votare un referendum inutile e sbagliato è diritto di tutti: richiederebbe maggiore onestà intellettuale dire che è una posizione costituzionalmente corretta». «La posizione del Pd è quella dei gruppi parlamentari» che hanno votato la legge sulle trivelle senza la norma proposta dal referendum «e nessuno si metterà a fare abiure o scomuniche verso chi avrà un'altra posizione. Ma chi oggi è favorevole a che si possano bloccare le concessioni fa bene ad andare a votare sì, chi pensa sia uno spreco di energia può votare no ma ha tutto il diritto di non andare a votare», ha insistito Renzi, confermando la linea dell'astensione al referendum del 17. «Ringrazio la maggioranza delle regioni che ha accolto positivamente il nostro sforzo di dialogo ma non è bastato, perchè su un quesito è rimasta una distanza incolmabile», ha aggiunto.

Inchiesta petrolio. «Su Tempa Rossa si dice che il governo ha fatto attività di sblocco di un'opera privata che era stata individuata nel 1989. Credo che se si decide che un'opera va fatta nel 1989, c'era ancora il muro di Berlino, ventisette anni dopo lo scandalo non è l'emendamento approvato ma che per 27 anni sono state buttate via occasioni», ha detto Renzi. 

Legittimo impedimento. «La diversità profonda dagli altri è che loro parlavano di legittimo impedimento, io dico interrogatemi, gli altri parlavano di prescrizione io chiedo sentenze e dico di fare i processi, ma veloci. Noi non siamo uguali agli altri: sia stampato in testa a chiunque abbia dubbi. Noi non siamo quelli del legittimo impedimento, ma chiediamo che si facciano le sentenze sul serio, veloci», ha aggiunto il premier.

Magistratura. «Io chiedo alla magistratura di indagare più velocemente ma di arrivare a sentenza», ha detto ancora Renzi parlando dell'indagine sul sito di Tempa Rossa, in Basilicata. «Le indagini ci sono state, ma mai si è arrivati a sentenza e in un Paese civile si va a sentenza - ha spiegato il premier -. È facile dire, questi discorsi li facevano gli altri. No, perché io rivendico la diversità dagli altri. Noi non invochiamo il legittimo impedimento, io dico interrogatemi. Gli altri puntano sulla prescrizione, io sulle sentenze. Dico fateli i processi, ma veloci, perché altrimenti il rischio è che passi il messaggio che siamo tutti uguali».

Riforme. «L'Italia sta portando risposte anche sul tema della stabilità: le riforme fatte dall'Italia hanno dato stabilità, anche sorprendente per alcuni media internazionali, nel nostro Paese, quello che è accaduto è che in questo ultimo periodo alcuni media dicono: "E se fosse l'Italia il Paese più stabile in Ue?"», ha affermato ancora Renzi, sottolineando come all'inizio della legislatura «ci dicevano di copiare modello spagnolo: oggi scopriamo che l'Italicum dà certezza di governo assieme alla riforma costituzionale e il modello spagnolo no». 

Migranti. L'Italia propone «un modello di immigrazione: il problema della sicurezza non si risolve blindando i confini, ammesso che sia possibile, ma tenendo alta la guardia contro il terrorismo e anche con l'attenzione alle periferie». Lo ha detto il premier Matteo Renzi in direzione Pd. Il premier ricorda la 'ricettà del governo italiano per cui si dà un euro alla cultura e un euro alla sicurezza: «Non è più una proposta italiana condivisa dal Parlamento con la legge di stabilità, ma una precisa risposta politica che deve dare l'Europa».

Austerity. «Prima non avevamo molte alternative, eravamo stretti tra l'uscio e il muro, come si dice a Firenze, in un angolo e ci venivano rimproverate le mancate riforme. Ora grazie alle riforme l'Italia porta la sua voce e ci dice che essere di sinistra significa abbassare le tasse per il ceto medio e per gli imprenditori che creano lavoro e continuare ad insistere sugli investimenti pubblici e privati. Il nostro obiettivo è portare tutto il Pse su questa linea», ha continuato il premier che ha indicato, nel suo intervento in direzione, la linea della sinistra europea per superare l'austerity.

Banche. «Stiamo lavorando con MEF, Bankitalia, con il rappresentante permanente a Bruxelles ad una soluzione definitiva al problema delle banche italiane sapendo che tale lavoro paziente si rende necessario perché governi precedenti non avuto stesso coraggio», ha affermato il premier.

Europa. La situazione internazionale «è particolarmente interessante sotto alcuni aspetti e inquietante sotto altri» e questo «scenario rende ancora più evidente la difficoltà europea. Abbiamo tre grandi questioni: è in crisi l'ideale europeo, è in crisi il modello istituzionale dei singoli governi che non riescono spesso a formarsi dopo le elezioni ed è in crisi la sinistra europea», ha proseguito Renzi. «Non credo ci sia bisogno di discutere che se l'Europa diventa quella cosa per cui si costruiscono i muri anzichè abbatterli viene meno il principio degli ultimi 25 anni di politica europea, se la Spagna non riesce dopo le elezioni a vedere affermato non solo il primo ministro uscente ma neanche a formare un governo, si sta creando una pericolosa frattura. Infine il Pse - ha sottolineato - ha bisogno di essere leader nella risposta all'Europa».

Libia. «Ci dicevano di andare, prendere e bombardare e noi invece diciamo che in Libia serve un progetto organico
rispetto a mera reazione». Lo dice Matteo Renzi alla Direzione del Pd.

Pse. «A maggio a Roma si svolgerà una iniziativa, concordata a Parigi il mese scorso, per definire una posizione che non è più solo, come dicono, la richiesta italiana di flessibilità. Ma è un ragionamento politico che porta la sinistra a essere protagonista in Europa», ha ricordato poi il premier parlando del vertice dei leader del Pse in programma in Italia. «Meno male che ci son stati i 16 miliardi di flessibilità lo scorso anno, perché senza flessibilità il fiscal compact avrebbe prodotto danni ineguagliabili», ha sottolineato. «Questo discorso ha avuto un primo momento di condivisione sugli investimenti con il piano Juncker, con un percorso ancora molto lungo da completarsi che vede l'Italia in testa per numero di progetti ed è un segnale», ha aggiunto.

La diretta tv è stata trasmessa sul sito internet del Pd 



 

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