Filippo De Rossi - ex rettore dell’Università del Sannio e ordinario di Fisica e tecnica ambientale - neo sub commissario per Bagnoli (insieme con Dino Falconio) fortemente voluto dal sindaco Gaetano Manfredi, come intende rilanciare il progetto Bagnoli?
«È una storia un po’ paradossale e complicata. Dalla prossima settimana inizieremo a incontrare il soggetto attuatore Invitalia che ha stilato un cronoprogramma preciso anche se sui finanziamenti c’è da dire che non sono sufficienti. C’è una road map con alcune lavorazioni come l’ex area Eternit bene avviata. Ora bisogna capire come aprire altri cantieri. Chiariti questi punti il problema è anche come interpretare le norme».
Vale a dire?
«È stato scritto tutto e il contrario di tutto.
Bagnoli l’incompiuta rischia di restare tale ancora una volta?
«Ritengo che questa sia una occasione importante, c’è consonanza di intenti. Ci dedicheremo con tutto quello che possiamo fare e con tutte le nostre forze».
La colmata a mare sarà finalmente eliminata?
«Molto si può fare nel mondo moderno con le conoscenze tecniche e scientifiche che abbiamo. Il problema è fare un bilancio tra costi e benefici. Per esempio in caso di smantellamento della colmata dove andrebbero collocati i materiali di scarto? A oggi non si sa. Questa problematica non è stata affrontata nel piano Bagnoli. Oggi è un dovere di qualunque amministratore pubblico eliminare la colmata perché lo prevede una legge dello Stato. Ma i tempi per farlo saranno dettati dalla soluzione di questi problemi: il rapporto costi-benefici e dove inviare i materiali di risulta».
Nella sostanza, il tema delle bonifiche dei suoli di Bagnoli resta inevaso. Come stanno le cose secondo lei?
«Stiamo approfondendo i dettagli, ci sono state marce avanti e marce indietro. La parola bonifica sta nel vocabolario. Per dargli contenuti e decidere cosa fare di centinaia di ettari mi sembra chiaro: servono test a campione per definire anche le destinazioni d’uso».
E quindi così dove si arriva?
«La nostra idea per accelerare è che ogni volta che si bonifica un pezzo di Bagnoli lo si deve consegnare e dare vita alla sua destinazione d’uso».
Si può migliorare il Progetto Bagnoli, il cosiddetto Praru?
«Tutto si può fare ma per esprimermi devo conoscere da dentro la situazione, ma servono ancora una decina di giorni».
In questi cinque anni ritiene sia possibile ultimare la trasformazione di Bagnoli da area ex industriale a zona a vocazione turistica e per aziende hi-tech?
«Non si può fare tutto in cinque anni, proporremo di procedere per pezzi, man mano che si consegna deve essere una tappa».
Tra queste ci può essere la spiaggia? Un lungomare da 2,2 chilometri?
«L’ho visto nel cronoprogramma di Invitalia e tra cinque anni avremmo dovuto finire le bonifiche sui suoli dove sono più ottimista, per il mare e la spiaggia servono accertamenti e test significativi».
Insomma può salutare i napoletani dicendo che Bagnoli diventerà una realtà?
«Siamo ottimisti perché abbiamo imboccato la strada giusta».