Amendola: «Si può vincere senza padrinaggi né scomuniche»

Amendola: «Si può vincere senza padrinaggi né scomuniche»
di ​Marilicia Salvia
Domenica 29 Maggio 2016, 09:53
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«Le divisioni del Pd? Perché non parliamo piuttosto dello stato in cui è precipitata questa città? Dell’emergenza criminale che segna la vita di tanti giovani, di interi quartieri abbandonati al loro destino?». Enzo Amendola, sottosegretario agli Esteri e responsabile Esteri per il Pd, è stato fino al 2013 segretario regionale del partito e conosce bene le ansie e le tensioni che i piddini napoletani, elezione dopo elezione, non riescono a superare. Ma ha anche seguito da vicino il percorso che ha condotto Vincenzo De Luca a Palazzo Santa Lucia e perciò rilancia l’appello all’unità: «Capisco certi malumori ma anatemi e scomuniche non servono, ora dobbiamo guardare solo al voto».

Amendola, è preoccupato?
«Siamo animati dall’ottimismo della volontà. Valeria Valente ha fatto un gran lavoro in queste settimane di campagna elettorale. Ha fatto uno sforzo duplice, per recuperare legami con la politica che si erano spezzati in un contesto in cui la crisi della città determinava disillusione verso proposte e soluzioni. Ci sono tante ferite aperte, in questa città, che tutta la droga populista di de Magistris non riesce a coprire e che noi dobbiamo impegnarci a curare».

Le ferite, abbastanza profonde, attraversano però anche il corpo del Pd. Lei pensa che gli elettori non le noteranno?
«Agli elettori non interessa la polemica, questa guerra interna via Facebook in cui si esercita la classe dirigente del partito. Posso dire che avanzare critiche sulla composizione della lista o della coalizione, per me come per altri, oggi sarebbe uno sport fin troppo facile. E invece al netto di errori dobbiamo concentrarci sul senso di noi, sulla missione del Pd per dimostrare, contro i fatalismi, che un nuovo indirizzo per Napoli è possibile. E che per farlo occorre un grande bagno di umiltà».

È un messaggio per Bassolino?
«Il tema centrale è quello di una nuova classe dirigente giovane e umile che conosce la storia di questa città ma non ha dietro né consorterie né padrinaggi che risolvono i problemi. L’umiltà è decisiva per questa città che ha bisogno di amministratori che abbiano cura dei servizi essenziali per i cittadini e siano testimoni della dignita della politica. Ciò detto, Bassolino ha avuto il merito di una scossa: è stato tra i primi ad aver avvertito una chiusura all’interno del partito mentre la città aveva bisogno di soluzioni riformiste, e non delle battaglie per la rivoluzione mondiale di de Magistris che intanto taceva sulla condizione giovanile allarmante e faceva demagogia sul risanamento di Bagnoli. È per questo che ritengo faccia benissimo Valeria, che in questi giorni sta lavorando non solo per difendere il Pd e i suoi simboli ma, nella migliore tradizione della sinistra riformista, sta presentando soluzioni concrete, fattibili, con cronoprogrammi e investimenti. Lo stesso lavoro che alla Regione sta portando avanti il governatore De Luca e che in pochissimo tempo sta cambiando il volto della Campania».

E tuttavia il Pd, come cinque anni fa e forse ancora di più, nella competizione elettorale parte sfavorito: i sondaggi vanno tutti nella direzione del ballottaggio De Magistris-Lettieri. Sarà anche la paura di perdere ad alimentare il clima da resa dei conti?
«Il Pd con la sua coalizione ha ampi margini di recupero. Non è un caso che negli stessi sondaggi de Magistris è l’unico fra i sindaci ricandidati nelle grandi città a non superare il muro del 30% dei possibili consensi: significa che Napoli vuole cambiare pagina. Non sottovaluto il legittimo dibattito interno né sminuisco il ruolo di quelli che nel Pd nell’esporre le loro critiche tentano di lanciare un messaggio a una parte del nostro elettorato in sofferenza. Ma anatemi e scomuniche non servono. Invece la nostra testa in questa settimana che ci divide dal voto deve essere esclusivamente rivolta ai tanti cittadini che intendono astenersi perché rifiutano questo festival della demagogia, e alla larga maggioranza della città che non vuole più de Magistris ma chiede un’idea di politica riformista umile, seria e fatta di proposte concrete».

In questa idea di politica riformista il Pd dialoga con i verdiniani ma non con la sinistra, che a Napoli è alleata con de Magistris: un’anomalia inevitabile?
«La sinistra a Napoli ha scelto la sirena di de Magistris, anche in conseguenza di scelte nazionali. Onestamente considerati i contenuti che hanno sempre elaborato anche nelle esperienze di governo che ci hanno visto insieme, io non so come faranno a convivere con il populismo di de Magistris. Anzi mi ha fatto molto sorridere la loro proposta di legge per Napoli città autonoma, che mi sembra più il frutto di un papocchio elettorale che non un’idea di Stato tipica della tradizione della sinistra meridionalista. D’altra parte, né questa sinistra populista né la destra di Lettieri ambiscono a ricostruire il rapporto tra Napoli e il resto del Paese che oggi è concentrato su riforme e scelte coraggiose portate avanti dal governo Renzi, né riescono a spiegare qual è la loro idea di Napoli da qui ai prossimi 5 anni».

A bocce ferme, ritiene che il partito abbia gestito bene il caso camorra nato itntorno agli esponenti di Ala?
«Il presidente del partito Orfini ha parlato per tutti noi: D’Anna ha detto delle emerite cretinate. La camorra è il nemico numero uno della nostra regione e noi dobbiamo ringraziare le persone che per combatterlo debbono privarsi anche delle loro libertà».

Che cosa succederà nel Pd, in questo Pd napoletano così litigioso, se la sera del 5 giugno Valeria Valente venisse esclusa dai giochi?
«Non succederà. In questa settimana con il lavoro di Valeria e con la convinzione che lo spazio per mandare a casa de Magistris è ampio sapremo usare i nostri argomenti: la forza della nostra tradizione di buongoverno insieme alla concretezza che caratterizza il governo nazionale. Se il Pd dovesse perdere, e non succederà, Napoli perderebbe una via d’uscita alla crisi, perché la città ha diritto a un’idea di politica riformista orientata a risolvere i problemi e non a fare ammuina quotidiana per scappare dalle responsabilità».
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