Assolto il sindaco di Ischia Ferrandino: «Inventate tutte le accuse, esco a testa alta»

Assolto il sindaco di Ischia Ferrandino: «Inventate tutte le accuse, esco a testa alta»
di Pietro Treccagnoli
Mercoledì 17 Gennaio 2018, 08:31 - Ultimo agg. 10:07
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Giosi Ferrandino è stato assolto con formula piena nel processo Cpl Concordia. Ha assistito all'ultima udienza a Roma e appena la notizia si è diffusa il suo telefono è diventato rovente. Il viaggio in treno verso Napoli è stato un continuo rincorrersi di chiamate.

Ferrandino, è inevitabile chiederle subito come si sente dopo l'assoluzione.
«Molto soddisfatto. Nonostante tutto, ho sempre creduto nella giustizia. Adesso sono convinto che bene facevo. Questa sentenza con formula piena, pronunciata da un tribunale che si è dimostrato davvero terzo e che, durante il processo, mi ha dato tutte le garanzie, mi fa stare sereno per il futuro, perché spero che quello che è capitato a me non capiterà ad altri».

Spera anche che, in un eventuale processo di secondo grado che lo riguardi, ci sia la stessa serenità?
«Potrebbe anche esserci un nuovo processo, ci mancherebbe altro. Ma dopo trenta udienze dove si è discusso abbondantemente, sono stati sentiti numerosi testi e ci sono stati tantissimi documenti depositati, non è emerso nulla che possa far pensare che non possa finire qui».

Quale tra le accuse le è sembrata più eclatante?
«Ero accusato di aver affidato una gara alla Cpl Concordia quando invece la gara era stata affidata dal mio predecessore, ben due anni prima che io diventassi sindaco».

Era accusato anche di avere fatto delle pressioni e aver concesso agevolazioni alla Cpl Concordia.
«È emerso che pure quelle erano accuse non vere, fantasiose».

Si è sentito danneggiato politicamente?
«Politicamente e moralmente. È stata ferita la mia dignità. La mia comunità è rimasta attonita, perché ero sindaco in carica».


Lei fu sottoposto a custodia cautelare. Come ha passato quel periodo?
«I primi venti giorni sono stato a Poggioreale».

Che cosa ricorda di quei giorni?
«È qualcosa che non si augura nemmeno al peggiore nemico. Soprattutto quando si ha la coscienza a posto e si è convinti di stare subendo una grave ingiustizia, senza possibilità di difesa alcuna. Nella prima fase cautelare non si ha la possibilità di difendersi, mentre nella fase di dibattimento mi sono sentito pienamente garantito. Per venti giorni fui martirizzato. Fui descritto come un criminale. Più della carcerazione mi hanno fatto male la valanga di dicerie e di malignità, gli attacchi politici di bassa lega, i commenti dei falsi moralisti. Esco a testa alta da questa vicenda e con me Ischia e l'isola intera, che per settimane e settimane, durante quei difficili momenti sono state dipinte come il luogo del malaffare e della corruzione più abietta».

Ha seguito di persona tutto il processo?
«Non ho mancato mai un'udienza. Sono intervenuto varie volte, quando credevo che ci fosse bisogno di un chiarimento. Ho ascoltato parola per parola. E ora posso dire che finalmente è finito un calvario».

Durante questo periodo, che lei definisce un calvario, il suo partito, il Pd, le è stato vicino?
«Sono tornato a fare il sindaco, perché ho ritirato le dimissioni e così ho completato i miei due mandati. Sono stato sospeso dal Pd, ma contemporaneamente mi sono autosospeso. Era comprensibile, dopo gli attacchi mediatici che stavo subendo. Ma le persone che mi conoscevano non hanno mai creduto alle accuse e mi sono state vicine, anche nel partito».

Dopo l'assoluzione ha ricevuto qualche messaggio dal Pd?
«Molte chiamate dalla famiglia, ma mi è arrivato anche un messaggio di congratulazioni del segretario, Matteo Renzi».

Che cosa la rendeva così sicuro che le accuse, anche pesanti come quella di corruzione, sarebbero venute meno?
«Ero sicuro di quello che non avevo fatto».

Avrà riflettuto in questi anni su quali potevano essere gli aspetti non chiari del suo comportamento?
«Me lo sono chiesto, certo. Ma non ho trovato una risposta. Soprattutto non capivo perché un'indagine condotta in questo modo, con elementi completamente inventati, e posso dirlo ad alta voce, destasse tanto clamore».

Ha avuto il sospetto che ci fosse qualcosa sotto che non riguardasse lei?
«Probabilmente sì».

Aveva dato fastidio a qualcuno?
«Io penso che non fosse qualcosa contro la mia persona, ma qualcos'altro».

Si riferisce al coinvolgimento mediatico di Giulio Tremonti e Massimo D'Alema?
«Tremonti, D'Alema, le cooperative, il partito. Ero reduce da una campagna elettorale per le Europee con il Pd schizzato al 40 per cento. Avevo ottenuto più di 80mila preferenze e non ero stato eletto solo per pochi voti».

Sospetta che non si mirasse a lei, ma che lei fosse coinvolto in una vicenda più grande?
«Mi sono trovato in un vortice, senza sapere perché. Ancora oggi non riesco a spiegarmelo».

Come sono stati gli anni da sindaco in costanza di processo?
«Alle elezioni Comunali di sei mesi fa la mia amministrazione ha vinto largamente. È stato eletto il mio vicesindaco. Tutto ciò dimostra che avevo giù avuto l'assoluzione dalla mia gente. Sono stati anni vissuti bene, perché i miei concittadini da subito non hanno creduto a nulla di quello di cui mi si accusava».

Ha fatto un pensierino a candidarsi alle Politiche del 4 marzo?
«No. Sto facendo un altro pensierino, al di là dell'assoluzione. Spero che si possa liberare un posto al Parlamento europeo se qualche eurodeputato decide di candidarsi a Roma. Per le Politiche c'è già un super affollamento, quindi non ci spero proprio».
 
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