Il futuro remoto? Si declina nel "postumano": psicoanalisti e filosofi a confronto a Napoli

Il futuro remoto? Si declina nel "postumano": psicoanalisti e filosofi a confronto a Napoli
di Donatella Trotta
Mercoledì 25 Maggio 2016, 18:48 - Ultimo agg. 10 Giugno, 15:41
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Sconfinamenti tecno-umani della robotica da far impallidire il Frankenstein di Mary Shelley. Ibridazioni tra uomini e macchine che sfidano la virtualità degli Avatar con androidi tuttofare sempre più perfetti. E incessanti metamorfosi ai confini tra natura, techné e cultura che investono in pieno l'identità umana (transumana) e il suo futuro: individuale e sociale. Sono alcune delle tendenze che dalla fantasia distopica di autori come Philip K. Dick, o da scenari di fantascienza cinematografica (basti solo pensare, per gli anni ’80, a un film paradigmatico come «Blade Runner» di Ridley Scott) ci sono ormai divenute familiari, approdando in una quotidianità dove l’immaginario (ma anche la realtà, pervasa da biotecnologie che decostruiscono la natura umana e l'animalità mettendole in crisi) è sempre più segnato, e interpellato, da una nuova categoria oltre l’umanesimo: il cosiddetto postumano. Una condizione antropologica della contemporaneità peraltro già preconizzata da filosofi come Friedrich Nietzsche, ora avallata e registrata - in veste di neologismo relativamente recente - nel dizionario della Treccani, e non a caso diffusamente analizzata da pensatori (e pensatrici: veterane come Rosi Braidotti, o giovani come la filosofa e performer Francesca Ferrando, che nei giorni scorsi ha presentato a Napoli il suo ultimo libro Il postumanesimo filosofico e le sue alterità, edito da Ets), se non persino “teorizzata” da artisti come il londinese 53enne Robert Pepperell, molto coinvolto in temi che intrecciano i rapporti tra arte, tecnologia e scienza tanto da lanciare un Manifesto del postumano con il sottotitolo: «Capire come il mondo cambia è cambiare il mondo».

E sembra partire proprio da quest'ultima provocazione un’iniziativa di confronto e opportuno approfondimento, intitolata «Convegno Postumano», in programma venerdì 27 maggio a Napoli, presso l’Istituto italiano per gli studi filosofici (dalle ore 10 alle 17). Promosso dall’Istituto Freudiano per la Clinica, la Terapia e la Scienza e dalla Scuola Lacaniana di Psicoanalisi del Campo freudiano in collaborazione con l'Istituto italiano per lo Studio e lo Sviluppo del Territorio, l'incontro di studi - a cura di Gabriele Grisolia e Fulvio Sorge - intende infatti indagare, in particolare, «il corpo tra psicoanalisi, biopolitica, realtà virtuale e arte» dando spazio alle riflessioni e agli interrogativi di specialisti di diverse discipline: psicoanalisti (Antonio Di Ciaccia, Luisella Brusa, Giovanni de Renzis), filosofi (Fabio Ciaramelli, Davide Tarizzo), comunicatori sociali (Daniele Pitteri), letterati comparatisti (Gabriele Frasca) e architetti (Gaetano Cantone). Chiamati a confrontarsi sulle conseguenze - non soltanto etiche ma storiche, sociali, politiche - che si prefigurano all'orizzonte del presente e dell'immediato futuro.

«Nel mondo del postumano - spiega Sorge, psichiatra e psicoanalista lacaniano - la sintesi tra macchina e uomo è prossima a compiersi; la sua ideologia obbedisce al sistema sperimentale della scienza e della tecnica e giustifica la ragion pratica, l'attualità della techné, essendo senza alcun riferimento a premesse di carattere filosofico o teologico. Ma questo scenario pone non pochi interrogativi: come sarà la nostra vita nel prossimo futuro? E soprattutto, quale vita, quale rispetto e quale felicità sono promessi all'uomo di domani in ragione delle conquiste della scienza e degli avanzamenti della medicina?»

Sono domande alle quali cercheranno di dare risposta i relatori, da una pluralità di punti di vista accomunati da un motivo conduttore per tutti: la dimensione etica, fondamento di ogni riflessione. «L'attuale globalizzazione del mondo - aggiunge Sorge - allarga certo le prospettive di una democrazia diffusa ma, soprattutto per i giovani, la virtualizzazione della realtà copstituisce spesso un miraggio di onnipotenza e favorisce la comparsa di nuove forme di dipendenza e di angoscia profonda, con una progressiva perdita del senso di realtà, del rapporto con l'altro e della socialità che può sfociare in derive come le ludopatie fino all'hikikomori»: termine giapponese che connota il drammatico fenomeno del ritiro di soggetti spesso giovani in autoisolamento nella propria stanza, dove l'unica relazione con il mondo esterno è costituita dal computer, sino ad arrivare a forme estreme e radicali di annullamento di sé attraverso la morte volontaria per inedia.

Non è fantascienza, ma realtà. Che da un laboratorio antropologico come il Giappone, avanguardia del futuro, rischia di radicarsi anche in Occidente, già preda di un sottile disagio di civiltà che mette a dura prova il soggetto parlante e il suo corpo. Quel corpo che Jacques Lacan chiama parlessere. Spiega ancora Fulvio Sorge: «Dalla fantascienza emerge un legame analogico con la psicoanalisi lacaniana, perché mentre le neuroscienze e le scienze empiriche come la medicina si avviano a protesizzare e manipolare i corpi attraverso la tecnica, la psicoanalisi lacaniana ritiene che i corpi siano 'tagliati' dal linguaggio, dalle parole: ecco perché sembra indispensabile, oggi, che la psicoanalisi interroghi le discipline che si interessano del corpo all'inizio del terzo millennio, per declinare i caratteri del postumano nella dimensione prospettica del mutamento antropologico e fattuale del corpo umano con tutte le sue conseguenze».

Un viaggio avventuroso, insomma, ma necessario (si pensi ai temi "sensibili" connessi alle biotecnologie e alla maternità surrogata, per fare solo un esempio), tra quelli che Daniele Pitteri chiama «suoni, voci, tracce immateriali» dell'immaginario post-umano: focalizzato da Fabio Ciaramelli tra radicalità e illimitatezza o, come nel contributo di Gaetano Cantone, nelle sue rappresentazioni iconiche postmoderne, magari alla ricerca di un corpo (maschile e femminile: indagati da Antonio di Ciaccia e Luisella Brusa) che non c'è, o non c'è più, soggetto a pratiche di modificazione tra realtà e irrealtà che delineano nuove prospettive per la vita oltre il sé, oltre la specie e oltre la morte con cui fare necessariamente i conti.

Obiettivo finale dell'incontro, concludono gli organizzatori, «aprire nuovi orizzonti di pensiero ed esprimere intuizioni speculative che si trovano nel dominio del 'non ancora'». Per imparare magari a fronteggiare criticamente la nostra "seconda vita" nei pluriversi digitali, o il cibo geneticamente modificato, o le tecnologie riproduttive che, se guidate da logiche di profitto e di mercato che reifica i corpi, rischiano di distruggere persino la sacralità della relazione materna. Come già ammonì a suo tempo una pensatrice del calibro di Luisa Muraro, e come ha prefigurato Rosi Braidotti nel suo Madri, mostri e macchine (ManifestoLibri 2005).
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