Un lavoro, come sottolinea l’autore e regista Riccardo De Luca, che ha come obiettivo raccontare “i fatti napoletani del 1799, con al cuore la meravigliosa figura di Eleonora Pimentel Fonseca” – personaggio che ben si presta alla narrazione, per la sua natura piena e complessa. E così, interpretata da Annalisa Renzulli, Eleonora mostrerà il suo volto di intellettuale e di giacobina, ma anche quello di moglie e madre infelice (perduto un figlio, e di nuovo incinta, abortì a causa delle percosse del marito, dal quale nel 1786 riuscì però a separarsi). Ma, si diceva, lo spettacolo – cui prenderanno parte anche Maria Anna Barba, Dario Barbato, Lucrezia Delli Veneri, Gino Grossi, Francesca Rondinella e Salvatore Veneruso – vuole essere anche il ritratto di un’epoca, di una stagione storica importante e intensa.
È così che la Napoli di fine Settecento, brulicante di vita e di urgenze libertarie, la “Napoli lazzara, sporca, feroce, quasi bestiale che è negli animi e negli occhi del popolo ma anche dei suoi stessi regnanti” è anch’essa personaggio.
Su questo scenario, la figura di Eleonora Pimentel Fonseca si staglia ancora più netta e dirompente: pur appartenendo a quella Napoli, che ama, ella è anticonformista e illuminata, elabora e si fa portatrice di un’idea che la rende peraltro estremamente e amaramente attuale – quella di “rifondare la democrazia nel rispetto del popolo”. Un popolo con il quale si consuma ogni distanza, nel momento finale della sua morte.