Il volto di Eleonora: la storia va
in scena al Maschio Angioino

Il volto di Eleonora: la storia va in scena al Maschio Angioino
di Benedetta Palmieri
Martedì 24 Maggio 2016, 18:50 - Ultimo agg. 26 Maggio, 15:41
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 Pensare a Eleonora Pimentel Fonseca rende immediato per molti pensare anche a Il resto di niente (il libro di Enzo Striano che la ha come protagonista), e infatti l’opera è anch’essa parte della riscrittura alla base dello spettacolo Eleonora Pimentel Fonseca. Con civica espansione di cuore. Ma il testo, che andrà in scena venerdì e sabato (i giorni 27 e 28, si replica venerdì 3 e sabato 4 giugno, sempre alle 21 al Maschio Angioino; per informazioni e prenotazioni, contattare Stati Teatrali al 339/3113514), vuole tracciare un ritratto il più possibile completo della sua protagonista e dell’epoca che la accolse (e/o la produsse), e si avvale dunque anche di un altro romanzo – Cara Eleonora di Maria Antonietta Macciocchi – e di alcuni documenti storici, tra cui il Monitore napolitano (che fu dalla Fonseca diretto dal primo all’ultimo numero) e il Manoscritto del processo di separazione, consultati anche grazie alla collaborazione dell’Istituto italiano per gli studi filosofici e dell’Archivio di Stato.

Un lavoro, come sottolinea l’autore e regista Riccardo De Luca, che ha come obiettivo raccontare “i fatti napoletani del 1799, con al cuore la meravigliosa figura di Eleonora Pimentel Fonseca” – personaggio che ben si presta alla narrazione, per la sua natura piena e complessa. E così, interpretata da Annalisa Renzulli, Eleonora mostrerà il suo volto di intellettuale e di giacobina, ma anche quello di moglie e madre infelice (perduto un figlio, e di nuovo incinta, abortì a causa delle percosse del marito, dal quale nel 1786 riuscì però a separarsi). Ma, si diceva, lo spettacolo – cui prenderanno parte anche Maria Anna Barba, Dario Barbato, Lucrezia Delli Veneri, Gino Grossi, Francesca Rondinella e Salvatore Veneruso – vuole essere anche il ritratto di un’epoca, di una stagione storica importante e intensa.

È così che la Napoli di fine Settecento, brulicante di vita e di urgenze libertarie, la “Napoli lazzara, sporca, feroce, quasi bestiale che è negli animi e negli occhi del popolo ma anche dei suoi stessi regnanti” è anch’essa personaggio.
Su questo scenario, la figura di Eleonora Pimentel Fonseca si staglia ancora più netta e dirompente: pur appartenendo a quella Napoli, che ama, ella è anticonformista e illuminata, elabora e si fa portatrice di un’idea che la rende peraltro estremamente e amaramente attuale – quella di “rifondare la democrazia nel rispetto del popolo”. Un popolo con il quale si consuma ogni distanza, nel momento finale della sua morte.
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