La Schola Armaturarum di Pompei riapre ma senza custodi: restauratori ciceroni

La Schola Armaturarum di Pompei riapre ma senza custodi: restauratori ciceroni
di Susy Malafronte
Giovedì 3 Gennaio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 12:53
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Il 6 novembre 2010 con il crollo della Schola Armaturarum il mondo divenne consapevole della fragilità di Pompei. Oggi, a distanza di 8 anni e due mesi, la Schola Armaturarum riapre al pubblico e il mondo tira un sospiro di sollievo. Il cerchio si chiude: la Schola Armaturarum da simbolo della città che crolla è diventata il simbolo della rinascita della Pompei romana. Ma per il sito non ci sono custodi: le visite saranno possibili soltanto di giovedì, per gruppi contingentati di persone. sorvegliati non dagli addetti alla vigilanza ma dai restauratori.«Èil primo passo verso un più articolato progetto di fruizione e di musealizzazione - spiega il direttore generale Massimo Osanna - esteso anche ai vani retrostanti, che consentirà di vedere i dipinti e gli oggetti nel loro luogo di ritrovamento».
 
L'indagine della Procura non ha individuato responsabilità per il crollo. L'unica imputata nel processo, la funzionaria Paola Rispoli, responsabile delle verifiche sull'area di città antica dove si verificò il crolloed oggi in pensione, è stata assolta perché il fatto non sussiste. Secondo il perito dell'accusa il crollo avvenne a causa «dei detriti e del fogliame presente sul tetto e non rimosso nel corso di mesi per inerzia di chi doveva provvedere». Tale ipotesi accusatoria, però, era stata formulata sulla base di immagini fotografiche, in quanto le macerie furono rimosse dopo il sequestro. Secondo gli esperti il collasso fu determinato da una serie di concause, aggravate dalle piogge: il probabile malfunzionamento dei sistemi di smaltimento dell'acqua e il conseguente peso eccessivo della copertura moderna; la spinta del terreno retrostante; l'incompatibilità dei materiali utilizzati nella ricostruzione postbellica; la mancanza di un sistema programmato di monitoraggi e manutenzione.

Il crollo aveva interessato la ricostruzione moderna di Maiuri e in misura minore le pitture originali. Gli interventi di recupero hanno avuto inizio nel 2016 con la messa in sicurezza delle strutture e degli apparati decorativi. Il viaggio è stato affidato ai restauratori della Ales che illustreranno il minuzioso intervento sugli affreschi e gli ambienti retrostanti, oggetto dell'ultima campagna di scavo. Non saranno i custodi, questa volta, a tenere a bada i turisti, ma i restauratori. Gli addetti alla vigilanza hanno già un ben da fare per salvaguardare l'intero patrimonio culturale. Se da un lato i turisti esultano per le 40 nuove domus aperte negli ultimi 4 anni, (le ultime sono le case della Fontana Grande e dell'Ancora e il Tempio di Iside), per un totale di 113 ambienti visitabili, sul fronte opposto ci sono i custodi che sono insufficienti per salvaguardare un patrimonio così immenso. Gli addetti alla vigilanza attualmente in servizio sono 106. Conti alla mano ne occorrerebbero almeno 700 per vigilare sui 660mila metri quadrati di città antica e su 10mila turisti, in media, al giorno. I custodi impegnati in ogni turno sono 22, il minimo per garantire l'apertura: ognuno è impegnato a salvaguardare un'area di circa 30mila metri quadrati.

Un'area che quotidianamente, si raddoppia o si triplica a causa dell'assenza per ferie, malattie o per riposo settimanale. La carenza di personale si evince, anche, dall'apertura alternata delle domus agibili.

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