Ritrovati resti di blocchi lapidei nelle acque del Porto di Marina della Lobra a Massa Lubrense

Stefano Ruocco (Archeoclub d'Italia) e Tommasina Budetta (Sovrintendenza archeologica) mostrano le foto subacquee dei ritrovamenti a Marina della Lobra
Stefano Ruocco (Archeoclub d'Italia) e Tommasina Budetta (Sovrintendenza archeologica) mostrano le foto subacquee dei ritrovamenti a Marina della Lobra
di Vincenzo Aiello
Venerdì 20 Ottobre 2017, 13:03
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Un monumentale porticus di una villa patrizia distrutto e trascinato in fondo al mare dal violento tsunami provocato in seguito all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. od i resti del mitico Delubrum di cui sono piene le fonti classiche? Questo l'unico dubbio che affligge gli archeologi. Ma resta il dato inequivocabile della scoperta - operata dagli uomini dell'ARcheoclub massese presieduto da Stefano Ruocco - di un gran numero di blocchi lapidei lavorati o resti cementizi disseminati in una vasta area sommersa alla Marina della Lobra frazione di Massa Lubrense. Se fosse confermata questa ipotesi si potrebbe gettare nuova luce anche sulla ubicazione di tutti gli altri santuari la cui collocazione resta ancora incerta. L’area è posta in corrispondenza delle strutture del monumentale ninfeo musivo in proprietà Cutolo, il più grande e prezioso della romanità, segnalato sempre dall’Archeoclub fin dal 1979 e portato alla luce dalla Soprintendenza in due impegnative campagne di scavo ch ora fa bella mostra di se nei giardini del Museo archeologico "Georges Vallet" in Villa Fondi de Sangro.

Ma come si è giunti al ritrovamento? «Fin dalla scorsa estate un casco bianco massese Sandro Cacace - dice Ruocco - aveva notato blocchi allineati, troppo regolari per essere naturali. Recentemente il prof Carlo Maresca, faceva giungere sulla pagina Facebook della nostra sede una segnalazione ancora più precisa e circostanziata. Pochi giorni dopo la segnalazione del Maresca, il nostro socio Antonino Russo, sub esperto con Rosario Acone, con il capo-nucleo della Protezione Civile, s'imergevano nell’area della Lobra, su mia richiesta e dalle foto subacque abbiamo avuto conferma delle seIgnalazioni pervenute».

Marina della Lobra è una della aree archeologiche più enigmatiche ed intriganti del panorama Sorrentino che mostra reperti che abbracciano un arco temporale che va dalla colonizzazione greca (area sacra arcaica) al tardo medioevo (la prima cattedrale lubrense). Le fonti spesso non sono concordi tra loro: collocando di volta in volta in questa marina un tempio dedicato ad Ecate o a Diana, oppure il santuario di Minerva se non addirittura quello delle Sirene. Si sono interessati alla Lobra archeologi del calibro del Beloch, Mingazzini, Maiuri e Pais, che qui rinvenne la testa arcaica (VI sec. A.C.) oggi esposta a Villa Fondi. In tempi recenti hanno proseguito gli studi Stefano De Caro, Valeria Sampaolo e naturalmente Tommasina Budetta alla quale si deve la direzione dell’ultimo scavo archeologico, quello relativo alle strutture in opus reticulatum a Fontanella.Visto l’indiscusso valore dei reperti individuati, la soprintendenza si è già attivata per la tutela dell’area in attesa di studi approfonditi e della redazione di un progetto di valorizzazione e fruizione da attuare poi in cooperazione con l’Amministrazione Comunale, questa Sede Archeoclub, il team specialistico di Archeoclub d’Italia “Marenostrum” e l’Area Marina Protetta “Punta Campanella”.

Al termine dell’incontro con i rappresentanti dell'Archeoclub  la Budetta ha dichiarato: «Prima di arrivare a conclusioni affrettate è urgente una verifica archeologica subacquea e provvedere alla tutela del sito. Se le indagini confermeranno la presenza di strutture archeologiche, sicuramente saremo di fronte ad una grande scoperta che riaprirà il dibattito scientifico sull'occupazione antica di Marina della Lobra, sede per alcuni del Tempio delle Sirene».